Diana: "Colpani esempio per i giovani. Seconde squadre importanti"

Stella del Brescia d'oro in Serie A, da otto anni allenatore in Serie C: "Siamo sicuri che i nostri ragazzi vogliano fare i calciatori? Bisogna ripartire dai sacrifici per arrivare in alto"
Diana: "Colpani esempio per i giovani. Seconde squadre importanti"© /Ag. Aldo Liverani Sas

Serie C come campionato di formazione, Serie C con le seconde squadre delle big, Serie C per salvare il calcio italiano. Dopo il flop dell’Italia di Luciano Spalletti agli ultimi Europei, il movimento si interroga su cosa fare e come farlo. Aimo Diana, neo allenatore della Feralpisalò che proverà a risalire in Serie B dopo la retrocessione maturata a maggio, ha ormai otto anni di esperienza nella terza serie del calcio italiano e per noi ha analizzato il problema, ponendo sul tavolo della discussione le sue riflessioni con annesse, possibili soluzioni. In questi giorni è tornato di moda il refrain “bisogna far giocare i giovani”, ma cosa s’intende e cosa può fare il calcio italiano? “Dopo ogni grande mancato risultato del calcio italiano, si parla così. Bisogna però prima di tutto vedere se i nostri giovani hanno voglia di fare i calciatori nella vita. Il calcio italiano ha le sue regole e vuole vincere subito, non ha tempo di aspettare. La Serie C può essere un buon allenamento, ma poi il problema si sposta nelle categorie superiori: se questi giovani quando salgono di categoria non vengono utilizzati probabilmente c’è un problema non solo degli allenatori, ma anche della società intesa come sociale non come club di calcio”.

Le seconde squadre in serie C possono aiutare?

“Le sto affrontando in questi anni e dico che sono abbastanza favorevole, ma è più un vantaggio per loro che possono far fare esperienze  a certi ragazzi che per noi che le affrontiamo come avversari. Per chi ci gioca contro per adesso non vedo grandi upgrade, ma certo i giovani bravi delle big possono confrontarsi con giocatori più esperti e questo ne favorisce la crescita”.

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Colpani esempio per i giovani

Nel settore giovanile della Feralpisalò, lei allenò per un anno Andrea Colpani. Sorpreso che Spalletti non l’abbia portato in Germania dopo il campionato fatto con il Monza (8 gol e 4 assist)?

“Mi ricordo da ragazzino l’amore e già la professionalità che ci metteva nel giocare a calcio. Fisicamente era ancora un po’ piccolino, magrino, ma ha sempre lavorato duramente per arrivare dove è adesso. Un grande lavoro l’ha fatto anche la famiglia che aveva e continua ad avere nel supporto di tutti i giorni. Ho visto i sacrifici che ha fatto, sono questi che servono per arrivare ad un certo posto nel mondo del calcio ed è appunto il discorso che facevo in apertura di intervista. Certi nostri talenti devono decidere se vogliono fare davvero i calciatori nella vita oppure no”.

In quale posizione del campo vede Andrea Colpani?

“In quella che gli ha trovato Palladino: trequartista o comunque interno di centrocampo per sfruttare le sue capacità che ha di andare ad offendere verso la porta avversaria. E’ estroso, mancino, bisogna ripartire da questi giocatori, che magari non hanno fatto subito esperienza in un Inter, Milan, Juventus, ma in squadre tipo il Monza sono risusciti a far vedere le loro qualità. E ora possono aiutare a far rinascere la nostra Nazionale, il nostro calcio”.

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Serie C come campionato di formazione, Serie C con le seconde squadre delle big, Serie C per salvare il calcio italiano. Dopo il flop dell’Italia di Luciano Spalletti agli ultimi Europei, il movimento si interroga su cosa fare e come farlo. Aimo Diana, neo allenatore della Feralpisalò che proverà a risalire in Serie B dopo la retrocessione maturata a maggio, ha ormai otto anni di esperienza nella terza serie del calcio italiano e per noi ha analizzato il problema, ponendo sul tavolo della discussione le sue riflessioni con annesse, possibili soluzioni. In questi giorni è tornato di moda il refrain “bisogna far giocare i giovani”, ma cosa s’intende e cosa può fare il calcio italiano? “Dopo ogni grande mancato risultato del calcio italiano, si parla così. Bisogna però prima di tutto vedere se i nostri giovani hanno voglia di fare i calciatori nella vita. Il calcio italiano ha le sue regole e vuole vincere subito, non ha tempo di aspettare. La Serie C può essere un buon allenamento, ma poi il problema si sposta nelle categorie superiori: se questi giovani quando salgono di categoria non vengono utilizzati probabilmente c’è un problema non solo degli allenatori, ma anche della società intesa come sociale non come club di calcio”.

Le seconde squadre in serie C possono aiutare?

“Le sto affrontando in questi anni e dico che sono abbastanza favorevole, ma è più un vantaggio per loro che possono far fare esperienze  a certi ragazzi che per noi che le affrontiamo come avversari. Per chi ci gioca contro per adesso non vedo grandi upgrade, ma certo i giovani bravi delle big possono confrontarsi con giocatori più esperti e questo ne favorisce la crescita”.

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