TORINO - La scuola del Barcellona è la pietra angolare sulla quale Thiago Motta Santon Olivares, da ora in poi solo Thiago Motta, poggia le sue idee di calcio che, però, non restano ancorate esclusivamente alla tradizione blaugrana ma si sono levigate nel fiume delle conoscenze assimilate dai vari allenatori e che lui stesso ha filtrato e affinato con lo studio, l’osservazione, e l’esperienza. Un cammino di crescita professionale e umana che lo ha portato a plasmare una sua idea di calcio e una filosofia del lavoro che - attraverso le sue dichiarazioni, le opere e le indiscrezioni - possiamo circoscrivere in questi paletti.
Thiago Motta e i cinque cambi
Intanto lo studio sul calcio che cambia, che lo ha portato a convincersi come la più grande trasformazione sia stata determinata dai cinque cambi che non solo permettono di variare il cinquanta per cento dei giocatori di movimento, ma anche di modificare tatticamente l’assetto a gara in corso. Anche per questo, ma non solo la sua preferenza va ai calciatori duttili che sappiano destreggiarsi in più ruoli senza dimenticare, però, che il talento assoluto in grado di spostare le partite va preservato (anche a costo di concessioni... individuali) e non ingabbiato in dettami tattici: una convinzione consolidata anche con l’esperienza con Ronaldinho (non precisamente un esempio di professionalità) al Barcellona. Ma appunto, devi essere Ronaldinho e spostare gli equilibri.
Thiago Motta e la Juve, i segreti della filosofia: le idee e il tipo di calcio