Retroscena Motta: la frase sulla filosofia Juve e le convinzioni sulla rosa

Allenamenti intensi e protezione del gruppo dalle intrusioni esterne. Autodeterminazione nel tempo libero, ma guai se cala la performance...

TORINO - La scuola del Barcellona è la pietra angolare sulla quale Thiago Motta Santon Olivares, da ora in poi solo Thiago Motta, poggia le sue idee di calcio che, però, non restano ancorate esclusivamente alla tradizione blaugrana ma si sono levigate nel fiume delle conoscenze assimilate dai vari allenatori e che lui stesso ha filtrato e affinato con lo studio, l’osservazione, e l’esperienza. Un cammino di crescita professionale e umana che lo ha portato a plasmare una sua idea di calcio e una filosofia del lavoro che - attraverso le sue dichiarazioni, le opere e le indiscrezioni - possiamo circoscrivere in questi paletti.

Thiago Motta e i cinque cambi

Intanto lo studio sul calcio che cambia, che lo ha portato a convincersi come la più grande trasformazione sia stata determinata dai cinque cambi che non solo permettono di variare il cinquanta per cento dei giocatori di movimento, ma anche di modificare tatticamente l’assetto a gara in corso. Anche per questo, ma non solo la sua preferenza va ai calciatori duttili che sappiano destreggiarsi in più ruoli senza dimenticare, però, che il talento assoluto in grado di spostare le partite va preservato (anche a costo di concessioni... individuali) e non ingabbiato in dettami tattici: una convinzione consolidata anche con l’esperienza con Ronaldinho (non precisamente un esempio di professionalità) al Barcellona. Ma appunto, devi essere Ronaldinho e spostare gli equilibri.

Thiago Motta e la Juve, i segreti della filosofia: le idee e il tipo di calcio

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Thiago Motta e la gestione del gruppo

Anche la filosofia del lavoro tiene conto di questi aspetti. Thiago fa svolgere ai giocatori allenamenti relativamente brevi ma di estrema intensità e senza pause, così come deve garantire concentrazione assoluta tutta la fase in cui i calciatori sono a disposizione del tecnico che, poi, li lascia liberi di gestire il loro tempo libero: sarà la successiva qualità singola del lavoro a svelare senza possibilità di dubbio se i componenti della rosa fanno vita da atleta o no, con le inevitabili conseguenze in termini di scelte. Anche perché Thiago protegge in modo spietato e assoluto il gruppo: non ammette interferenze esterne né intrusioni all’interno dello spogliatoio: facile immaginare che il suo solo e unico referente sarà Cristiano Giuntoli per le questioni di campo.

Una rosa che, nelle idee generali di Motta (va verificato poi come saranno calate nello specifico juventino) non deve essere extra large a prescindere dal gran numero di partite che si devono affrontare. Anche questa convinzione, oltre che dall’esperienza personale, deriva dall’osservazione che racconta come anche nei club impegnati ai massimi livelli e dunque con il maggior numero di partite (dal Real Madrid al City, dal Psg al Liverpool, ma potremmo inserire anche l’Atalanta...) alla fine giochino sempre gli stessi 17/18. L’ideale, quindi è una rosa non vastissima (anche perché poi è difficile passare i concetti) ma ben costruita, omogenea nei ruoli e nei valori tenendo appunto conto della variabile dei cinque cambi.

"Thiago Motta predestinato: sì, è pronto per la Juve. E con Giuntoli..."

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Thiago Motta e la Juve che verrà

Determinanti, dunque, restano sempre gli interpreti. Motta, si dice, avrebbe già discusso con Giuntoli dell’attuale rosa bianconera ponendo alcuni punti fermi. Il primo è Vlahovic, che lui è convinto di rendere più complementare al gioco (Il punto di riferimento, Luis Suarez al Barcellona, capace di fare riferimento ma pure di muoversi e aprire spazi. Oltre che di segnare assai, chiaro). Aspetto, questo, che rende meno calda la pista Zirkzee perché magari converrà concentrarsi su altri profili, come un centrocampista come Koopmeiners o Samardzic, anche se le referenze di Motta sono ottime sia su Locatelli sia, soprattutto, sul suo ex compagno al Psg, Rabiot con il quale, non a caso, Giuntoli sta accelerando per trovare un accordo.

Motta, infine, è convinto che si sia ormai alzata l’alba di una nuova stagione calcistica che vedrà come protagonisti in panchina gli ex calciatori di alto livello. Da Xabi Alonso a De Rossi, da Luis Enrique a Xavi allo stesso Thiago Motta è tutta gente che sta prendendo il posto della vecchia generazione e che, in un modo o nell’altro, ha frequentato o sfiorato la stessa scuola: quella del Barcellona. Ah: quando gli hanno spiegato che alla Juve conta vincere, lui ha sorriso e ha risposto così: "Dappertutto conta solo quello: magari cambia come ci arrivi, ma conta solo vincere".

"Thiago Motta e il calcio del futuro alla Juve: può essere pericoloso però..."

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TORINO - La scuola del Barcellona è la pietra angolare sulla quale Thiago Motta Santon Olivares, da ora in poi solo Thiago Motta, poggia le sue idee di calcio che, però, non restano ancorate esclusivamente alla tradizione blaugrana ma si sono levigate nel fiume delle conoscenze assimilate dai vari allenatori e che lui stesso ha filtrato e affinato con lo studio, l’osservazione, e l’esperienza. Un cammino di crescita professionale e umana che lo ha portato a plasmare una sua idea di calcio e una filosofia del lavoro che - attraverso le sue dichiarazioni, le opere e le indiscrezioni - possiamo circoscrivere in questi paletti.

Thiago Motta e i cinque cambi

Intanto lo studio sul calcio che cambia, che lo ha portato a convincersi come la più grande trasformazione sia stata determinata dai cinque cambi che non solo permettono di variare il cinquanta per cento dei giocatori di movimento, ma anche di modificare tatticamente l’assetto a gara in corso. Anche per questo, ma non solo la sua preferenza va ai calciatori duttili che sappiano destreggiarsi in più ruoli senza dimenticare, però, che il talento assoluto in grado di spostare le partite va preservato (anche a costo di concessioni... individuali) e non ingabbiato in dettami tattici: una convinzione consolidata anche con l’esperienza con Ronaldinho (non precisamente un esempio di professionalità) al Barcellona. Ma appunto, devi essere Ronaldinho e spostare gli equilibri.

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