L'ascesa
Così Adeyemi, di madre rumena e padre nigeriano, ha così trovato sorprendentemente spazio nell’Unterhaching, periferia di Monaco, una squadra che ha qualche trascorso in Bundesliga ma non certo una storia gloriosa. Neanche lontanamente. Eppure qualcosa è scattato, anche grazie alla presenza di Manfred Schwabl, presidente del club. Lo definisce “un piccolo mascalzone” che non aveva una gran rapporto con la scuola: “Dovevamo spingerlo a forza fuori dalla porta”. Ci ha messo tempo, ma è riuscito a maturare. Eccome.
In un ambiente a misura d’uomo, senza le pressioni che implica esser un giocatore del Bayern Monaco, Adeyemi è riuscito a trovare la sua dimensione: a 16 anni giocava già con gli Under-19, si guadagnava le prime convocazioni in nazionale. Ed è lì che è arrivato il Salisburgo, che lo ha portato via per 3 milioni e una sostanziosa percentuale sulla futura rivendita, tra il 20 e il 25%.
Quattro anni dopo, il Dortmund ci ha messo 30 milioni: 7 di questi sono finiti nelle casse del piccolo club bavarese, che già ne aveva incassati 3. 10 milioni di euro per un club la cui prima squadra è in terza divisione: un capolavoro di lungimiranza. Quello che nei fatti spera di riuscire a fare anche la Juve, visto che dai 23 gol nell’ultima stagione col Salisburgo è passato ai soli 14 in due anni col Bvb. Che ora riflette. Come del resto Karim, il piccolo mascalzone, che ora è maturo e vuole prendersi ciò che ha perso: un ruolo da protagonista. Anche in nazionale.