Adeyemi, il piccolo mascalzone: la cacciata dal Bayern e gli occhi Juve

Quando aveva 11 anni è stato allontanato dal Campus più prestigioso di Germania. E per ripartire ha scelto di andare in provincia

A ormai 22 anni, Karim Adeyemi è atteso al grande salto di qualità della sua carriera. Per anni è stato definito uno dei grandi talenti che doveva segnare il prossimo decennio del calcio tedesco, ma mentre Musiala e Wirtz deliziavano il loro pubblico a Euro 2024, il nativo della Baviera era in vacanza, non convocato per scelta tecnica da Julian Nagelsmann. Un passo indietro netto, che non è stato nemmeno compensato dal raggiungimento della finale di Champions League con il Borussia Dortmund. Ambiente in cui, in due anni, è riuscito a mostrare quel grande potenziale solo a sprazzi. Ma quel potenziale è grande, grandissimo, e non sembra un caso che la Juventus voglia puntarci. Lo si sa sin dalla giovanissima età, quando il piccolo Karim ne combinava tante, tantissime.

Adeyemi, il ‘bimbo’ capriccioso

La sua carriera sin dalle giovanili non si può dire sia stata tranquilla. Quando aveva poco più di 10 anni e giocava nel Forstenried, squadra del quartiere, è stato captato dagli scout del Bayern Monaco, che lo hanno portato nel Campus. Dove però è durato davvero poco: qualche comportamento poco gradito ai piani alti ha fatto propendere il club per una separazione decisamente prematura. Non si è comportato bene, ha fatto alcune cose sbagliate”, aveva tuonato Hermann Gerland, storico tecnico nel settore giovanile bavarese e santone del calcio tedesco. “Ho provato a riportarlo, dicendo che ci avrei pensato io a risolvere i problemi”. Non è bastato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L'ascesa

Così Adeyemi, di madre rumena e padre nigeriano, ha così trovato sorprendentemente spazio nell’Unterhaching, periferia di Monaco, una squadra che ha qualche trascorso in Bundesliga ma non certo una storia gloriosa. Neanche lontanamente. Eppure qualcosa è scattato, anche grazie alla presenza di Manfred Schwabl, presidente del club. Lo definisce “un piccolo mascalzone” che non aveva una gran rapporto con la scuola: “Dovevamo spingerlo a forza fuori dalla porta”. Ci ha messo tempo, ma è riuscito a maturare. Eccome.

In un ambiente a misura d’uomo, senza le pressioni che implica esser un giocatore del Bayern Monaco, Adeyemi è riuscito a trovare la sua dimensione: a 16 anni giocava già con gli Under-19, si guadagnava le prime convocazioni in nazionale. Ed è lì che è arrivato il Salisburgo, che lo ha portato via per 3 milioni e una sostanziosa percentuale sulla futura rivendita, tra il 20 e il 25%.

Quattro anni dopo, il Dortmund ci ha messo 30 milioni: 7 di questi sono finiti nelle casse del piccolo club bavarese, che già ne aveva incassati 3. 10 milioni di euro per un club la cui prima squadra è in terza divisione: un capolavoro di lungimiranza. Quello che nei fatti spera di riuscire a fare anche la Juve, visto che dai 23 gol nell’ultima stagione col Salisburgo è passato ai soli 14 in due anni col Bvb. Che ora riflette. Come del resto Karim, il piccolo mascalzone, che ora è maturo e vuole prendersi ciò che ha perso: un ruolo da protagonista. Anche in nazionale.

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A ormai 22 anni, Karim Adeyemi è atteso al grande salto di qualità della sua carriera. Per anni è stato definito uno dei grandi talenti che doveva segnare il prossimo decennio del calcio tedesco, ma mentre Musiala e Wirtz deliziavano il loro pubblico a Euro 2024, il nativo della Baviera era in vacanza, non convocato per scelta tecnica da Julian Nagelsmann. Un passo indietro netto, che non è stato nemmeno compensato dal raggiungimento della finale di Champions League con il Borussia Dortmund. Ambiente in cui, in due anni, è riuscito a mostrare quel grande potenziale solo a sprazzi. Ma quel potenziale è grande, grandissimo, e non sembra un caso che la Juventus voglia puntarci. Lo si sa sin dalla giovanissima età, quando il piccolo Karim ne combinava tante, tantissime.

Adeyemi, il ‘bimbo’ capriccioso

La sua carriera sin dalle giovanili non si può dire sia stata tranquilla. Quando aveva poco più di 10 anni e giocava nel Forstenried, squadra del quartiere, è stato captato dagli scout del Bayern Monaco, che lo hanno portato nel Campus. Dove però è durato davvero poco: qualche comportamento poco gradito ai piani alti ha fatto propendere il club per una separazione decisamente prematura. Non si è comportato bene, ha fatto alcune cose sbagliate”, aveva tuonato Hermann Gerland, storico tecnico nel settore giovanile bavarese e santone del calcio tedesco. “Ho provato a riportarlo, dicendo che ci avrei pensato io a risolvere i problemi”. Non è bastato.

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