Haaland in tribuna allo Stadium, in gran segreto. E con un grande sogno, neanche tanto segreto: vestire la maglia della Juventus. Non è una favola. È storia. C’è la data, 9 dicembre 2017. E nei big data degli accrediti risultano ancora i pass di tribuna per il giovane Erling Haaland accompagnato dal papà Alf-Inge, più Tore Pedersen (agente Fifa) e Lodovico Spinosi (rappresentante di Pedersen per il mercato italiano). Quest’ultimo è figlio d’arte. Della Juventus anni 70, la prima di Boniperti presidente e Trapattoni allenatore, papà Luciano era difensore centrale. Lo stopper, si diceva allora. Un De Ligt acquistato ventenne dalla Roma. Uno che di mestiere marcava i bomber. Li studiava anche senza tv e YouTube.
Chissà se la capacità di mirare un attaccante è nel dna di suo figlio Lodovico. Ma forse non ce n’era bisogno nel caso di Haaland. «Era nel Molde. Bastava vederlo in partita o allenamento, senza differenza». Voleva migliorare e giocare. Sognare e segnare. Era già il gigante di un campionato minuscolo, quello norvegese. Spinosi jr racconta di averlo proposto a Walter Sabatini, all’epoca direttore sportivo dell’Inter. Uno che ha il cv pieno zeppo di piccoli acquisti divenuti grandi affari. Ma è in uscita dal club di Zhang e ha il tipico budget del dirigente prossimo al divorzio: le cene di lavoro, e si raccomandano gli scontrini. Haaland costa tre milioni e ottocentomila euro, tutto compreso. Tanti ma spesi bene, sentenzia l’attuale ds del Bologna, costretto però a tirar fuori l’Inter dalla corsa.
Passa anche dagli scout della Roma, il diciassettenne Haaland. Resta una relazione, non proprio da vantarsene: bravo ma pigro, da rivedere. Ecco, quando un osservatore scrive “da rivedere”, qualsiasi società fa passare almeno un anno prima di andare – eventualmente – a rivedere. Così anche la Roma perde l’attimo: Spinosi padre ha giocato nella Roma e nella Juve. Spinosi figlio segnala Haaland alla Roma e alla Juve. E qui c’è la risposta giusta. Federico Cherubini, responsabile del settore giovanile, dice ok: primi sei mesi del 2018 in Primavera, poi prima squadra. C’è la visita a Vinovo, ci sono Paratici e Nedved che salutano, il ragazzo si guarda attorno come un bimbo al luna-park. Ok? Sì, su tutto. Meno il prezzo.