Hoeness, l'esperienza Bayern
Non che Hoeness non sia abituato alle rimonte. Anzi: nel 2020 ha portato la seconda squadra del Bayern Monaco ad un clamoroso successo nel campionato di 3.Liga (la terza divisione del calcio tedesco, equivalente della nostra Serie C ma a girone unico). Al termine del girone d’andata era 15° su 20, dopo la 34ª ha preso la vetta e non l’ha mollata fino all’ultima giornata. E senza neanche scomodare Musiala, Alphonso Davies e Zirkzee, che furono poco più che comparse visto che passavano quasi tutta la loro settimana, weekend compreso, con la prima squadra di Flick, campione di tutto. Un successo ottenuto al primo anno tra i professionisti dopo un decennio nelle giovanili tra Zehlendorf (succursale dell’Hertha), RB Lipsia e Bayern e premiato con un doppio salto di categoria in un colpo solo, con la panchina dell’Hoffenheim.
Hoeness: a Stoccarda oltre le aspettative
Un paio di annate a metà classifica lo avevano portato a guadagnarsi l’etichetta di mediocre, di “figlio di”, tanto che dopo la risoluzione alla fine della seconda stagione nessuno lo ha cercato per ripartire. Il suo successore Breitenreiter è durato sette mesi prima dell’esonero e della sostituzione con Matarazzo, che a sua volta era stato esonerato… dallo Stoccarda. Che si era affidato al suo vice Wimmer, poi a Labbadia, ma vedeva di fronte a sé un incubo sempre più concreto: la terza retrocessione in pochi anni dopo i crolli del 2016 e del 2019. Un saliscendi al limite dell’imbarazzo per una società che, dati alla mano, è la terza più titolata dal 1990 ad oggi dopo Bayern e Dortmund, espressione di una delle città più grandi del paese e con una storia di un certo prestigio alle spalle e che in seconda divisione ci era finita solo tra il ’75 e il ’77.
Sebastian non è limitato a riportare il club ad un livello accettabile, è andato ben oltre. Pur perdendo, nell’estate 2023, tre perni della squadra come Endo, Sosa e Mavropanos nel giro di pochi giorni a fine mercato. Praticamente l’ossatura difensiva. Ha valorizzato il materiale che aveva in casa, ha dato a Waldemar Anton le chiavi della difesa, a Führich la fantasia offensiva. Giocatori esperti, ma mai costanti e ad alto livello. In “regalo” ha ricevuto un portiere traballante come Nübel, un bomber alla ricerca della consacrazione come Undav, giocatori di media fascia come Leweling, Mittelstädt e Stiller (suo pupillo, cresciuto al Bayern e avuto anche all’Hoffenheim). Tutti nomi che ad oggi fanno parte della nazionale tedesca. E che al nipote di Uli devono tanto, se non tutto. “Raccomandato” chi?.