La carriera di Totò Schillaci
Cresciuto calcisticamente sull'asfalto di Cep, in concomitanza con le prime esperienze lavorative come gommista, garzone di pasticceria e venditore ambulante, Schillaci si è avvicinato a questo sport soltanto all'età di 16 anni, giocando nelle giovanili dell'AMAT, squadra di quartiere che rappresentava l'omonima azienda municipalizzata. Sfiorò l'amato Palermo, ma non se ne fece nulla, passando invece al Messina, con cui - partendo dalla C2 - conquistò la promozione in Serie B. Nel 1989 il passaggio alla Juventus, dove rimase per 3 anni, giocando 132 partite, segnando 36 gol, vincendo una Coppa Uefa e partecipando ai Mondiali con l'Italia che gli valsero il secondo posto nella classifica del Pallone d'Oro 1990. Meno fortunata fu la parentesi all'Inter, dall'estate del 1992 all'aprile del 1994, chiusa senza titoli nonostante un buon bottino di reti (12 in 36 apparizioni). Chiuse quindi la carriera in Giappone dove, con il Jubilo Iwata, vinse il primo e unico Scudetto della sua carriera.
I ricordi d'infanzia
Questo il racconto di Schillaci sulla propria infanzia a Palermo: "La mia infanzia è stata particolare, vivevo in un quartiere molto povero - aveva raccontato a Giocopulito.it - Ci sono persone che hanno intrapreso una strada ben diversa dalla mia. Fortunatamente il mio sogno è sempre stato uno solo: diventare un calciatore. Il calcio mi ha allontanato dalle cattive amicizie. Da noi, per emergere, devi avere la fortuna che qualcuno venga a scovarti. Non ci sono scuole calcio, i club investono poco nel settore giovanile. Ho conosciuto tanti ragazzi che potenzialmente sarebbero stati dei talenti e che si sono scoraggiati. Io ce l’ho fatta perché ho avuto il coraggio, magari l’incoscienza, di puntare tutto sul calcio: dopo un anno e mezzo che aggiustavo le gomme, e dopo, sfinito, mi andavo ad allenare, ho deciso che dovevo scegliere. E ho scelto il calcio, dandomi una scadenza. Se non avessi sfondato mi sarei rimesso a bottega".