Berlusconi, eredità e futuro: cosa succede ora tra Fininvest e politica

Il futuro dell’impero, mentre i mercati scommettono su Mediaset

Un percorso più definito per le attività imprenditoriali, una traversata più incerta in politica. Potrebbe essere questo il destino immediato delle molteplici attività della galassia di Silvio Berlusconi, scomparso lunedì. A livello economico le fluttuazioni al rialzo in Borsa sul titolo di Mediaset dimostrano che i mercati scommettono su una fase di grande interesse intorno alle azioni del gruppo tv quotato dalla metà degli Anni 90 a Piazza Affari. Sono movimenti che si verificano nelle fasi in cui un’azienda viene considerata appetibile da altri operatori, come succede adesso che non c’è più il fondatore di questo impero nato intorno a schermi, studi e antenne tra la fine degli Anni 70 e l’inizio degli 80. Sono tante le ipotesi che circolano.

Mediaset, i possibili scenari

Si è immaginato un nuovo assalto di Vincent Bolloré, l’uomo d’affari francese proprietario di Vivendi che nel 2016 ha tentato di scalare (ora Mfe, MediaForEurope, dopo il riassetto internazionale che ha portato la sede legale in Olanda). Da lì è nato un duro scontro con Berlusconi con infinite code legali e ripercussioni anche sull’assetto di Tim, altra preda di Bolloré. Si è parlato anche di un interesse di Urbano Cairo, entrato nel mondo dell’editoria e della pubblicità proprio come assistente di Berlusconi appena dopo la laurea alla Bocconi. Nessuno, però, conferma di volersi imbarcare in questa avventura. Le prossime settimane diranno se altri gruppi avranno intenzione di sondare Cologno Monzese. Ma in tanti scommettono sulla prosecuzione dell’assetto attuale che vede già da tempo Marina e Piersilvio Berlusconi al timone delle attività principali del gruppo: Mediaset e Mondadori. D’altronde sono stati proprio i due primogeniti a gestire le aziende in prima persona da quando il padre ha dedicato molto tempo alla politica. Con la supervisione di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Senza dimenticare che anche la costola finanziaria di Fininvest, la banca Mediolanum, ha continuato a essere gestita nell’ambito della famiglia Doris, con il passaggio da Ennio al figlio Massimo, amministratore delegato dopo la morte del padre nel 2021. Anche uno storico collaboratore di Berlusconi, come Ubaldo Livolsi, decisivo nella quotazione in Borsa del 1996, è convinto che le attività economiche continueranno a restare alla famiglia Berlusconi.

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L'eredità politica di Berlusconi

Può essere più complesso il discorso sul futuro di Forza Italia dove le variabili sono decisamente più complesse per il gioco delle alleanze interne ed estere. La figura di raccordo principale dovrebbe essere rappresentata dall’attuale ministro degli Esteri, Antonio Tajani, decisivo anche per gli equilibri al Parlamento europeo dove il partito fondato da Berlusconi è diventato importante nella sfida del campo conservatore tra Ppe e i nuovi movimenti di destra. Anche in questo campo c’è un supervisore: Gianni Letta. All’interno di Forza Italia conterà anche la volontà di Marta Fascina, compagna di Berlusconi. Ma in questo caso è in gioco la tenuta complessiva del partito a livello di base elettorale senza Berlusconi, vista la natura profondamente personalistica del movimento lanciato nel 1994.

Fininvest, la divisione tra i Berlusconi

Resta da definire la divisione della catena di controllo di Fininvest, affidata alle disposizioni testamentarie. Dal 2005 esiste una suddivisione tra i due rami: i figli della prima moglie Carla Dall’Oglio e della seconda Veronica Lario. Da una parte Marina e Pier Silvio, dall’altra Luigi, Barbara ed Eleonora. Le holding di Berlusconi (Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e Ottava) valgono il 61%; Marina (Quarta) e Pier Silvio (Quinta) hanno l’8% a testa; Luigi, Barbara ed Eleonora detengono il 21% complessivo con la Quattordicesima.

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Un percorso più definito per le attività imprenditoriali, una traversata più incerta in politica. Potrebbe essere questo il destino immediato delle molteplici attività della galassia di Silvio Berlusconi, scomparso lunedì. A livello economico le fluttuazioni al rialzo in Borsa sul titolo di Mediaset dimostrano che i mercati scommettono su una fase di grande interesse intorno alle azioni del gruppo tv quotato dalla metà degli Anni 90 a Piazza Affari. Sono movimenti che si verificano nelle fasi in cui un’azienda viene considerata appetibile da altri operatori, come succede adesso che non c’è più il fondatore di questo impero nato intorno a schermi, studi e antenne tra la fine degli Anni 70 e l’inizio degli 80. Sono tante le ipotesi che circolano.

Mediaset, i possibili scenari

Si è immaginato un nuovo assalto di Vincent Bolloré, l’uomo d’affari francese proprietario di Vivendi che nel 2016 ha tentato di scalare (ora Mfe, MediaForEurope, dopo il riassetto internazionale che ha portato la sede legale in Olanda). Da lì è nato un duro scontro con Berlusconi con infinite code legali e ripercussioni anche sull’assetto di Tim, altra preda di Bolloré. Si è parlato anche di un interesse di Urbano Cairo, entrato nel mondo dell’editoria e della pubblicità proprio come assistente di Berlusconi appena dopo la laurea alla Bocconi. Nessuno, però, conferma di volersi imbarcare in questa avventura. Le prossime settimane diranno se altri gruppi avranno intenzione di sondare Cologno Monzese. Ma in tanti scommettono sulla prosecuzione dell’assetto attuale che vede già da tempo Marina e Piersilvio Berlusconi al timone delle attività principali del gruppo: Mediaset e Mondadori. D’altronde sono stati proprio i due primogeniti a gestire le aziende in prima persona da quando il padre ha dedicato molto tempo alla politica. Con la supervisione di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Senza dimenticare che anche la costola finanziaria di Fininvest, la banca Mediolanum, ha continuato a essere gestita nell’ambito della famiglia Doris, con il passaggio da Ennio al figlio Massimo, amministratore delegato dopo la morte del padre nel 2021. Anche uno storico collaboratore di Berlusconi, come Ubaldo Livolsi, decisivo nella quotazione in Borsa del 1996, è convinto che le attività economiche continueranno a restare alla famiglia Berlusconi.

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