Snowpiercer: la recensione della serie Netflix

Protagonista è Jennifer Connelly, nello show fantascientifico basato sull'omonimo film del 2013 di Bong Joon-ho.

Mille e uno vagoni in una corsa continua su un mondo ghiacciato. La premessa di Snowpiercer è molto semplice, eppure spaventosa. Il mondo è morto e l'ultima speranza dell'umanità è questo treno/arca che contiene i sopravvissuti del genere umano.

Sviluppata da Netflix con TNT, la serie arriva dal 25 maggio, con i primi due episodi, sulla piattaforma streaming, per poi uscire, con un episodio a settimana, dal 1° giugno.

La storia segue la linea tracciata dal film del regista sudcoreano premio Oscar in maniera fedele, salvo poi impiantarci sopra una detective story che meglio si sposa con la natura seriale del progetto. Infatti, proprio nel Fondo si trova Andre Layton (Daveed DiggsBlack-ish), unico detective a bordo del treno, che viene convocato per risolvere un omicidio efferato in terza classe. Layton scoprirà presto che si tratta di un serial killer e lo andrà a cercare addirittura nella prima classe.

L'ordine è la parola... d’ordine di Mr. Wilford, la cui portavoce, Melanie Cavill (Jennifer Connelly), cerca di mantenere a ogni costo. Ogni pianta, ogni animale, ogni essere umano di prima, seconda, terza classe o addirittura del Fondo, fa parte di un complesso e delicatissimo equilibrio che permette alla vita nello Snowpiercer di prosperare. E chiaramente l’ordine ha un prezzo che chi occupa la prima classe non è certo propenso a pagare.

Il contesto sci-fi, quindi, così come accadeva nelle opere originali, accoglie anche una forma di contestazione sociale, che nel caso della serie fa da sfondo alla vicenda investigativa, almeno nella prima parte dello show. Questa scelta, comprensibile data la natura seriale del prodotto, finisce però per banalizzare un linguaggio, anche visivo, che avrebbe permesso una sperimentazione intrigante.

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