Alla scoperta del Rosta Calcio: le parole del DS Biasci

Il segreto dei valsusini:"Nessuno mette pressione a nessuno e i risultati arrivano da sé. D'altronde il calcio è solo un gioco"
Alla scoperta del Rosta Calcio: le parole del DS Biasci

l calcio in Val di Susa è cambiato. In un territorio sempre più in difficoltà, sia economicamente che strutturalmente, c'è una società che continua a brillare. Una società che da diversi anni partecipa con regolarità ai campionati regionali e ben figura al SuperOscar. Stiamo parlando del Rosta Calcio, la "mosca bianca" del calcio torinese, come ammette il suo direttore sportivo, Fausto Biasci. Il continuo migliorarsi dei valsusini è assolutamente incredibile. Negli anni, con pazienza e perspicacia, è stata realizzata una torta in grado di attirare anche i meno golosi. Ora, però, serve la ciliegina sulla torta: la conquista di un campionato regionale.

Fausto Biasci, buongiorno. Ma lo sa che Rosta è diventata una "big" del calcio piemontese?

"Buongiorno a voi. Una big non penso, sicuramente stiamo facendo bene. Abbiamo cercato di concentrarci anche sul settore giovanile e non più solamente sulla scuola calcio. Certo, la speranza di noi dirigenti e del direttivo era quella di avere risultati così importanti, ma non eravamo certi che arrivassero. Credo che la scelta degli allenatori e l'ambiente siano stati fondamentali. I ragazzi a Rosta vengono e rimangono volentieri. Ne perdiamo sempre pochi e qualcuno di nuovo arriva sempre".

I giocatori che arrivano scelgono il progetto Rosta prima ancora di sapere chi sarà l'allenatore. Come se lo spiega?

"Noi abbiamo da subito puntato sul modello Rosta. L'idea di portare un allenatore con un gruppo di ragazzi, bravi o meno bravi, non è mai stata presa in considerazione. Chiaramente c'è quell'allenatore dal fascino particolare, in grado di attirare giocatori dietro di sé, ma sono casi isolati. Puntare sul modello Rosta è stata la nostra miglior scelta.

Allora cosa manca a questo Rosta per fare il salto e diventare una "big"?

"Dobbiamo vincere qualche campionato. Certo, riconfermarsi ai regionali è un grande risultato, ma, secondo me, noi dobbiamo vincere almeno un campionato. Questo vorrebbe dire che il processo di crescita e il gap con le altre società del torinese si è colmato. Fino ad allora continueremo a lavorare duramente".

Vincere i campionati è sempre bello, ma anche vedere una prima squadra composta da ragazzi del vivaio non scherza.

"Assolutamente sì. In questi anni siamo riusciti a portare tanti ragazzi dal settore giovanile alla prima squadra. La speranza è quella di portarne sempre di più, ma per farlo bisogna portare il Rosta in categorie ancora più alte. Questo per ingolosire i ragazzi del settore giovanile. Sappiamo che il percorso è ancora lungo. I sacrifici che facciamo sono molti. Quel che è certo è che non vogliamo essere un fulmine e poi sparire. Intanto ci godiamo i ragazzi che stanno disputando il campionato di Prima Categoria. Ci sono diversi 2004, dei 2005 e un 2006. Per noi è un vanto".

Quindi la Promozione è più un sogno o un obiettivo?

"Se devo essere sincero, io vorrei andare in Promozione già il prossimo anno. Però bisogna essere realisti. Dobbiamo arrivare almeno ai playoff. Finire fra le prime 4-5 sarebbe già un ottimo risultato".

Alla fine della fiera, qual è il segreto di questo Rosta? Mi vien da pensare che siano i rapporti umani a fare la differenza.

"Lo penso anche io. A livello dirigenziale siamo proprio una bella squadra. L'ambiente è sano e in un ambiente sano non ci sono grandi problemi. Questo fa la differenza. Nessuno mette pressione a nessuno e i risultati arrivano da sé. D'altronde il calcio è solo un gioco".

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