Intervista a Luca Mezzano, allenatore del Chisola Under 16

Luca Mezzano, un passato in Serie A da incorniciare e un futuro ancora tutto da scrivere con addosso i colori del Chisola.
Intervista a Luca Mezzano, allenatore del Chisola Under 16

Passato in Serie A da incorniciare e futuro ancora tutto da scrivere con addosso i colori del Chisola. Luca Mezzano cresce nelle giovanili del Torino, con cui vince il Torneo di Viareggio nel 1995 e debutta in Serie A il 25 febbraio 1996, allo stadio Olimpico contro la Roma. Nell'estate del 1997 passa all'Inter per 8 miliardi di lire e vince la Coppa Uefa 1997-1998 insieme a leggende del calibro di Zanetti, Simeone e Ronaldo il Fenomeno. Nel suo percorso da calciatore veste le maglie di Torino, Bologna, Hellas Verona, Brescia, Perugia e anche quella della nazionale U21 con la quale vince l’Europeo 2000 in Slovacchia. Dal 2023, dopo una parentesi nel settore giovanile granata, Luca Mezzano è la guida del fenomenale gruppo under 16 del Chisola, composto da talenti cristallini che stanno dominando il girone D e dipingendo “calcio” ad ogni singola partita. Il tecnico torinese, come un artista, è stato in grado di plasmare una squadra eccezionale, fuori dal comune, che si è distinta non solo per la grande capacità di creare spettacolo in campo facendo innamorare tutti del loro gioco ma anche per la determinazione con la quale affronta ogni avversario.

Il Chisola di Mezzano può vantare una difesa impenetrabile (solamente 14 reti subite) e soprattutto il tandem da sogno targato Giambertone-Manduca, una coppia alla Holly e Benji che ha messo a segno ben 75 centri in 21 giornate. Numeri da capogiro per i due “gemelli del gol” che stanno trascinando a suon di gol la loro squadra alla vittoria del titolo regionale.

Ho definito la sua squadra come "galactica”: quali sono i segreti che vi hanno portato ad essere la regina indiscussa del campionato? 

“Nessun segreto in particolare. Io credo molto nel lavoro settimanale, nella costanza e, da questo punto di vista, i ragazzi hanno sempre risposto alla grande. Adesso cercheremo di arrivare nella migliore condizione psicofisica possibile alle fasi finali, recuperando alcune pedine fondamentali nel nostro scacchiere, per poter essere protagonisti e puntare alla vittoria finale”.

Il settore giovanile del Chisola ha dimostrato, negli ultimi anni, di essere un punto di riferimento nel panorama calcistico piemontese, con la coppia d'oro Giambertone-Manduca che, in questo momento, ne incarna il successo: che cosa vede di speciale in loro?

“Il Chisola è ormai una realtà affermata come valorizzazione di giovani, paragonabile già ad una squadra professionistica. Giambertone è un giocatore totale: ha una struttura fisica imponente oltre a doti tecniche e cognitive. In allenamento è sempre stato esemplare e i risultati si sono visti: è stato convocato sia nella Rappresentativa Regionale che in quella Nazionale. Manduca è un calciatore completo, che mi ricorda un po’ Pato, come movenze: ha il primo controllo da giocatore vero e ha l’istinto del gol da attaccante di razza. Credo che entrambi abbiano le carte in regola per fare il salto nel professionismo, ma tutto adesso dipende da loro”.

Qual è la sua filosofia di gioco? 

“Io credo che il sogno di ogni allenatore sia quello di avere una squadra che giochi a calcio con qualità, con intensità e che costruisca gioco dal basso. Non ho un modulo fisso poiché credo che un allenatore debba essere in grado di dare alla propria squadra l’abito migliore per potersi esprimere al meglio”.

Quali insegnamenti ha tratto dalla sua esperienza come calciatore che si porta ancora adesso nel suo bagaglio da allenatore?

“Quello che mi ha permesso di realizzare il sogno di diventare calciatore professionista, di rimanere ad alti livelli per vent'anni e che cerco di trasmettere ai ragazzi è la costanza, la passione e la forza di non arrendersi mai”.

La sua carriera da calciatore parla da sé: c'è un momento che ricorda con particolare piacere?

“Di ricordi ce ne sono tanti, dall’esordio in Serie A a Roma, al debutto da titolare contro l’Udinese con gol sotto la curva Maratona. Il ricordo però che mi è rimasto più di tutti nel cuore è l’atmosfera magica della vittoria nei play-off di Serie B contro il Perugia davanti a 70.000 tifosi”.

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