L'era Sinner-Alcaraz: perché e da chi devono già guardarsi le spalle

Si è aperto un nuovo ciclo in cui i futuri dominatori saranno Jannik e Carlitos, ma oltre si soliti noti ci sono già molti giovani che premono per salire alla ribalta

PARIGI - Con Federer e Nadal, il giochino di attribuire un nome comune alla coppia che tremare il tennis faceva, fu più facile. Uscì fuori i Fedal, la ditta, l’unione di due parti non uguali che avevano la stessa naturale funzione dello Yin e dello Yang, i simboli dell’armonia nell’antica filosofia cinese, due parti tra loro distinte che se unite danno forma all’equilibrio che produce l’interazione tra energie in grado di completarsi a vicenda. Venti anni dopo è giunto il momento di chiedersi se Jannik Sinner e Carlos Alcaraz rappresentino una nuova unione totalizzante, capace di rappresentare il nuovo universo mondo del tennis.

E' nata la nuova era

JanCarlos? Troppo spagnoleggiante seppure regale, e poco italiano. AlcaSinner? Ricorda un medicinale. SinCar? Una filiale per la vendita di vetture nuove e usate… Aspettiamo, verrà fuori qualcosa di meglio, forse… Ma è un fatto, la nuova Era, se tale si dimostrerà, nasce in coppia, come la precedente e li pone subito a confronto. Appena asceso al soglio tennistico, Sinner dovrà misurarsi con l’avversario che nei prossimi anni più di ogni altro gli si opporrà. Magari in amicizia, proprio come fecero Federer e Nadal, ma con un senso della sportività ugualmente puro, che non consentirà a nessuno dei due di tirarsi indietro se le condizioni consentiranno di vincere e operare nuovi (infiniti?) sorpassi. Venerdì saranno di fronte nella semifinale del Roland Garros, la prima per Sinner, la seconda per Alcaraz. Il primo match di Jannik da numero uno, se si esclude quello spezzone del terzo set con Dimitrov, giocato subito dopo l’annuncio del ritiro da parte di Djokovic.

Più vincente di Sinner

Più giovane, più vincente di Sinner e già numero uno per 36 settimane (20 consecutive), Alcaraz rispetta il ruolo che gli viene assegnato malgrado sia stato l’unico, quest’anno, a battere pienamente l’italiano. È successo nella semifinale di Indian Wells, torneo che poi lo spagnolo ha vinto. La storia di questa stagione dice che anche Tsitsipas vi sia riuscito, a Montecarlo, ma solo grazie a quello strambo errore arbitrale (non colto né dal giudice di linea né da quello di sedia) che tolse a Sinner il punto del 3-1 nel terzo set, che gli avrebbe dato lo slancio per mettere al sicuro il successo e l’approdo alla finale. I due sono in parità (4-4 negli scontri diretti), anche se Carlos da qualche tempo, va in giro dicendo che è Sinner a dettare i tempi e i modi della sfida. Forse è vero, ma lo sembrava di più l’anno scorso, quando Jannik ribaltò a Miami la sconfitta subita a Indian Wells e superò il rivale a Pechino. Quest’anno Sinner ha già pagato dazio… Ma nel torneo sulla faglia di Sant’Andreas, California, i dazi sono sempre amari per il nostro.

Evitare un'altra sconfitta

Importante sarà evitare una seconda caduta contro lo spagnolo, che in molti al Roland Garros, giudicano più in forma di Jannik. Entrambi hanno dimenticato i rispettivi infortuni (all’anca per Sinner, al braccio destro per Alcaraz), ma le inebrianti sensazioni giunte dalla conquista del primato è possibile consegnino l’italiano in condizioni alterate, frastornato dalla gioia, a questo confronto così importante e in grado di lasciare il segno. I due propongono un tennis per certi aspetti simile, ma le differenze di talento e d’impostazione alla fine risaltano, a rendere il confronto più estremo, nel quale giocano ruoli decisivi i caratteri opposti, e i colpi strutturati diversamente. Differenze che propongono la loro sfida tra i possibili classici del tennis futuro. Alcaraz è di talento più genuino, Sinner ha una solidità più marcata. Non basta… I due sono i soli che sappiano imbastire un match di puro “pong-tennis”, giocato nel più frenetico batti e ribatti, tipico del tennis tavolo.

Vicino a quota 10.000

Sinner numero uno, Alcaraz avversario numero uno. Una vittoria in semifinale traslocherà il nostro Capo Carota nei Campi Elisi del tennis a cinque cifre, toccherebbe i 10.025 punti e potrebbe arrivare settecento punti più su vincendo il torneo. Carlos è a 7.880 punti, ma un successo in finale lo porterebbe a 8.580, sopra Djokovic fermo a 8.360. Come si vede, il futuro del nostro sport sta cominciando a delinearsi proprio in queste giornate. Al momento però trattengo la pedina dell’ex primatista serbo sulla scacchiera della stagione. Sarà lui a dirci con che voglia tornerà in campo quando il problema al menisco sarà passato (e se farà in tempo per Wimbledon, anche), e se accetterà di schierarsi nelle fila di chi rincorre. In siffatti panni, onestamente, ce lo vedo poco. Ma si tratta di Djokovic, un tempo non lontano tennista dalle mille risorse. Lo propongo – nel rispetto dell’età e delle vittorie conseguite – per un ruolo esterno alla classifica degli avversari del nuovo re. Se lo vedrò di nuovo scalpitante e in pieno possesso delle sue facoltà psico-motorie, tornerò a prenderlo in considerazione, ma non mi faccio abbagliare dalle “eroiche” vittorie su Musetti e Cerundolo. Tornare a battere Sinner e Alcaraz è tutt’altra cosa.

Zverev meglio di Medvedev

Così, al terzo posto inserisco Sascha Zverev. Non Medvedev, e nemmeno Rune, ai quali Sinner sembra abbia preso ampiamente le misure. Al punto che dovranno decidersi a cambiare qualcosa nei loro rispettivi piani di azione, se vorranno affiancare il nostro. Cosa che mi aspetto più dal russo, in tempi brevi, dato che il danese indulge troppo nelle scelte tattiche legate a fattori extra campo (i dialoghi polemici con il pubblico, le dichiarazioni sin troppo avventate su Jannik, che ha perfino dipinto come «uno favorito dagli arbitri»). Possono funzionare una volta, forse due, ma con il crescere dell’esperienza in un tennista già tetragono come Sinner, risulteranno sempre più gestibili. Meglio Sascha perché ha mostrato più volte di risultare indigesto a Jannik, riuscendo a batterlo anche agli ultimi US Open (negli ottavi), nell’anno del rientro dopo il brutto infortunio patito al Roland Garros 2022. Nei testa a testa sono 4-1, una lontana vittoria di Sinner, poi quattro successi del tedesco, due agli US Open. Pesa, nel conto, lo stile di gioco di Zverev, armonico nei colpi base e privo di punti deboli, impostato su un fisico di due metri che non lascia scampo con il servizio, e migliorato dopo il rientro dall’infortunio dalla decisione di giocare più vicino alla riga di fondo. Ancora timido nelle conclusioni a rete, e poco sostenuto dall’imprevedibilità, eppure micidiale quando i meccanismi funzionano a dovere e i colpi prendono slancio e continuità.

I nuovi Sinner

Medvedev, Rune, lo stesso Tsitsipas restano in gioco. Aggiungo Ben Shelton che ha già mostrato di potersi avvicinare di molto ai valori dei più forti, e anche Arthur Fils e Jack Draper, se manterranno le premesse e le promesse. Completo il quadro cercando di immaginare chi salirà presto allo status di possibile rivale. Segnatevi questi nomi, qualcuno di loro – vedrete – vi stupirà… Giovanni Mpetschi-Perricard, 20 anni, francese di Lione, padre calciatore, madre cestista, bel servizio e gran dritto, rovescio a una mano un po’ stile Gasquet. Ha vinto il torneo di casa, a Lione, la settimana prima del Roland Garros, battendo Bublik, Etcheverry e anche Sonego. Un altro è Luca Van Aasche, 20 anni, francese (e un po’ italiano), allenato da Vincenzo Santopadre che ne parla assai bene senza negare però che il lavoro da svolgere per mettere insieme tutti i pezzi sparsi del suo repertorio risulterà lungo assai. A fine Roland Garros sarà numero 109. Poi Hamad Medjedovic, 20 anni, serbo dal gioco violento e dal servizio efficace. Sulle sue qualità ha investito direttamente Djokovic, dandogli la possibilità a proprie spese di allenarsi nei migliori centri tennistici. Ora è al numero 131 del ranking. Ultimo, perché ancora lontano in classifica (223), è il brasiliano Joao Fonseca, 17 anni da Rio. Ha già fatto conoscenza con il Tour, salendo nei quarti a Rio e a Bucarest, in secondo turno a Madrid. Implacabile nei colpi base, senza paura nel prendere la rete, quadrato e insaziabile. Qualcuno già lo indica come il nuovo Sinner.

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