Pagina 0 | La straordinaria resilienza di Sinner umilia la Wada

Cinque anni fa in questi giorni, Jannik Sinner diventava virtualmente il Numero 100 del mondo. Era esattamente il 18 ottobre 2019 e il ragazzo della Val Pusteria aveva diciotto anni. Cinque anni dopo e ormai da quattro mesi e dieci giorni, egli è il Numero Uno ed è già sicuro che sarà il primo italiano a chiudere l'anno solare in questa posizione, guadagnata macinando avversari di straordinaria grandezza, demolendo record l'uno dopo l'altro, trascinando l'intero movimento tennistico tricolore in un'Età dell'Oro, scintillante come non mai. Il muro del milione di tesserati sarà abbattuto dalla Federtennis nei prossimi due mesi; 4.050 sono diventati i circoli sparsi ai quattro angoli della Penisola (record assoluto); per la Atp Finals di Torino "ci vorrebbe uno stadio di calcio" (Angelo BInaghi dixit); la caccia al biglietto degli Internazionali d'Italia si è già scatenata, quando mancano ancora sei mesi all'evento (29 aprile-18 maggio 2025). L'Effetto Sinner diventa un moltiplicatore di passione, entusiasmo, orgoglio per un autentico fenomeno made in Italy che attecchisce a ogni latitudine, come cinesi e sauditi possono confermare, limitandoci al solo inizio di quest'autunno. Anche per questo, suscita sempre più ammirazione la straordinaria resilienza che Jannik ha mostrato da marzo a oggi.
 
 
Da quando, meno di un miliardesimo di grammo di Clostebol involontariamente assunto poteva inceppare l'irresistibile ascesa, ma non è stato così, grazie all'incredibile capacità del Marziano di concentrare gli sforzi, le fatiche per raggiungere l'obiettivo sognato sin da bambino: diventare il Numero Uno. Qui risiede la sua grandezza che schiaccia l'ottusità, la buaggine della Wada il cui urticante ricorso al Tas non sta né in cielo né in terra, essendo insulso, inconsistente nella sua provocatorietà. Guarda caso, proprio in questi giorni, l'Itia (International Tennis Integrity Agency), l'antidoping del tennis ha inflitto un altro duro colpo all'agenzia mondiale che fa la lotta al doping come le pare, quando e quando le pare: "Jannik Sinner non ha goduto di nessun trattamento di favore; è stato riconosciuto innocente perché l'hanno stabilito i fatti".
 

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Wada, ma per chi ci hai preso?

Karen Moorhouse, amministratrice delegata Itia, ha usato un linguaggio di sostanza incontrovertibile: "Il processo è definito dal Codice mondiale antidoping, stabilito dall'Agenzia mondiale antidoping e dal Programma antidoping del tennis. Il modo in cui gestiamo i casi non cambia, indipendentemente dal profilo del giocatore coinvolto. Il modo in cui si segue un caso è determinato unicamente dalle sue circostanze, dai fatti e dalla scienza. Nel caso di Sinner, comprendiamo che l'attenzione dell'appello sia rivolta all'interpretazione e all'applicazione delle regole da parte del tribunale indipendente, quando si determina quale sia, se presente, il livello di colpa applicabile al giocatore che l'Itia basa sui fatti e sulla scienza".  Tradotto in soldoni: cara Wada, ma per chi ci hai preso? Hai tutto il diritto di presentare ricorso in Svizzera per verificare se abbiamo seguito la procedura, cosa che abbiamo fatto alla lettera, ma Sinner non ha goduto di nessun trattamento di favore e le conclusioni alle quali è arrivato il procedimento sono state rigorosamente dettate dall'analisi scientifica dei fatti. Jannik è innocente e tale è stato da noi riconosciuto. Cara Wada, questo lo diciamo noi, vai al diavolo.

 

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