Italia, robe da… Mattei: Berrettini e Arnaldi show

Il romano fa sentire tutto il peso dell’esperienza   nel primo set al giovane Fonseca, poi il brasiliano arriva a un soffio dal terzo, mostrando grandi qualità

C’è un martello che batte forte, nel frastuono dei tamburi che fa da coro ai monologhi da solista di Matteo Berrettini, primo maglio della Davis Band italiana, ma anche un’ostinazione che sfiora l’irriducibilità, nel cercare da parte dell’altro Matteo, Arnaldi, lungo le pagine dello spartito di un match in tre atti come un’opera teatrale, quelle note trionfali che resero possibile, l’anno scorso, la riconquista della Coppa, quarantasette anni dopo la vittoria di Santiago del Cile. All’ombra della vecchia insalatiera affacciata sul campo, acquistata da Dwight Filley Davis nel 1899 in una gioielleria di Boston, il Brasile si fa da parte, inchinandosi alla coppia dei nostri Matteo. Due a zero al termine dei singolari è il miglior viatico per tener desto l’obiettivo che gli azzurri si sono dati, tornare a Malaga e riconquistare il trofeo. Due match giocati sopra le righe, con un trasporto che mi obbliga a trascurare i molti errori commessi, e le omissioni, che non sono state da meno. Conta la vittoria, e quella – come sempre in Coppa – è “rob de matt”, come si dice a Milano. Roba da Mattei, nella traduzione più tennistica che si possa dare.

Berrettini è tornato 

È sempre un’emozione vederlo all’opera, il Matteo numero uno, Berrettini. Nel bene e nel meno bene, che nel gioco di The Hammer s’intrecciano spesso. Senza voler togliere nulla a Sinner, che di ben altra pasta è fatto, e dispensa suggestioni che valgono vittorie (incredibili) e primi posti (duraturi). Una fortuna avere due tipi così dissimili, come Mat e Jan, talmente opposti per condotta di gioco e reazioni da completarsi, e far supporre – basterà concedere il giusto tempo – un forte legame di amicizia, durevole negli anni. È un fatto, nessuno come Berrettini sa portare il pubblico, presente e televisivo, sulle montagne russe del tennis. Su su dove la rincorsa del trenino sembra quasi rifiutarsi di arrivare, e poi d’improvviso giù a valanga, su pendenze di novanta gradi, verso looping da brividi. Lo segui palpitando, uno così, e lo apprezzi perfino quando d’improvviso regala punti all’avversario, sicuro che si arrabatterà in mille modi sui prossimi colpi, per riprendersi il dovuto. Va così, contro Joao Fonseca, Little Sinner lo chiamano in Brasile, un bimbone diciottenne che ha doti di molto superiori alla media. Le tiene nascoste, in un avvio limaccioso, frenato dalla palude delle inquietudini che lo imprigiona e non gli consente di giocare a cuor leggero. Era al debutto, e Berrettini gliel’ha fatto sentire pesante come lo scafandro di un palombaro, di quelli che ti trascinano a fondo, se nessuno aziona il verricello per la risalita. Ci ha provato capitan Oncins a titillarne lo spirito di reazione, ma Berrettini è stato troppo rapido, e troppo distruttivo nel condurre un primo set d’assalto, a suon di colpi di clava. Tre break e sei a uno in poco più di venti minuti.

Coppa Davis, la grande rimonta di Berrettini

Il match di Joao è cominciato nella seconda frazione e lì si è visto bene di che pasta sia fatto. Berrettini ha tenuto botta, spesso muovendo dal 15-30 nei suoi game di battuta, che nel primo set aveva trangugiato come brioche a colazione. A spinte e spallate i due sono giunti alle battute finali con Berrettini ancora reattivo, pronto ad approfittare di un brutto game alla battuta di Fonseca per procurarsi il break del 5-4 e andare a servire per il match. Lì il brasiliano, vistosi perduto, ha raddoppiato gli sforzi e operato il contro break sulla prima occasione offerta da Matteo in tutta la partita, proprio sul servizio che valeva la vittoria. Inevitabile il tie break, con Fonseca subito avanti 4-0 e un pericoloso terzo set alle porte. Serviva un “Berrettini Moment”, per risolvere la situazione, ed è arrivato con cinque punti filati, per un finale da sette punti a uno. Quasi una furia.

Arnaldi e la maratona contro Monteiro

Tanto più laborioso il confronto tra i numeri uno (3 ore e 42 minuti), Arnaldi 33 Atp e Thiago Monteiro, 76, discreto terraiolo mancino ma tennista che pensa a quello che fa. Un po’ meno Arnaldi, nella giornata di ieri, vivace nel fisico e reattivo sempre, ma abbastanza offuscato nella visione del gioco. Al punto da consentire al brasiliano di giocare una quantità industriale di dritti, il suo colpo migliore, sul quale riesce quasi sempre ad appoggiarsi per aprirsi il fronte d’attacco. Più forte Arnaldi, nella gestione delle operazioni da fondo campo, anche facendogli venia dell’errore originario, ed è questo che ha permesso all’azzurro di scavalcare Monteiro sul finale del primo set per piantarlo in asso poi sul 2 pari del secondo, con un break nel sesto game, ribadito dal successivo servizio, che ha condotto Matteo Secondo sul 5-2. Match finito? Giammai, in Davis. Anzi, pronto a ricominciare. Break di Monteiro sul servizio di Arnaldi che valeva la vittoria e tie break dominato dal brasiliano. E avanti così per altri ottanta minuti buoni, lungo un terzo set quasi epico dove Arnaldi è stato bravo a far pesare quelle doti di irriducibilità che gli sono proprie, tenendo bordone a Monteiro senza concedergli una sola palla break (ma fallendole tre a sua volta nel sesto gioco del set). Naturale la soluzione al tie break, con Arnaldi avanti 3-0, ripreso sul 4 pari, e lì capace dell’ultimo scatto malgrado una lieve distorsione al piede che potrebbe lanciare Cobolli in campo domani contro il Belgio, vittorioso ieri a sorpresa sull’Olanda.

Al Brasile il doppio

Ma niente è facile in Coppa. La vittoria di Arnaldi, per quanto emozionante, è giunta lungo una maratona nella quale Monteiro ha avuto, nei punti e nelle percentuali, numeri migliori dell’azzurro (salvo un 25-46 negli errori non forzati), e addirittura 9 punti in più, 123 a 132, al termine del match. Il Brasile si prende poi il punto del doppio venendo a capo di tre set combattutissimi: la coppia Melo/Matos ha la meglio sui nostri Bolelli e Vavassori con il punteggio di 6-7(3) 7-6(8) 7-5.

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