Joao Fonseca: ecco il piccolo Sinner
Il fatto curioso è che in mancanza di Sinner, in permesso speciale (come un anno fa) per preparare l’assalto all’ultima parte della stagione, sarà il Brasile a mandare in campo il proprio Sinner. Un piccolo Sinner… Lo chiamano così, Joao Fonseca, diciotto anni appena compiuti (è del 2006), numero 158 del ranking Atp. Un ragazzino di buonissime speranze, che un po’ al Sinner originale somiglia. Per i capelli castani tendenti al rossiccio e la faccia seria, da bravo ragazzo. «Anche per le gambe, che sono magre, e spero un po’ per il mio gioco… Non vorrei che il paragone fosse solo fisico» dice lui, affatto preoccupato dal raffronto così ardito. Un anno fa era a Torino, con il ruolo di sparring degli otto delle Finals. «Una settimana speciale, di grandi insegnamenti, un’emozione vera vedere quei campioni così da vicino e allenarmi con loro. La voglia di essere al loro fianco, a pieno titolo, è grande». E il percorso lungo. Ma possibile, secondo gli intenditori, deliziati dal rovescio «infallibile» e dal dritto «meno armonico, ma violento» secondo la pagella stilata dal suo coach, Guilherme Texeira. Ha già debuttato nel circuito. Nei quarti a Rio dopo aver sconfitto Fils e Garin, nei quarti anche a Bucarest, grazie ai successi su Sonego e Albot, mentre a Madrid ha perso da Norris dopo aver superato Michelsen.
Le parole di Volandri e Berrettini
Potrebbe essere lui l’uomo (pardon, il ragazzo) da battere in questa sfida, che si completa con il numero uno Monteiro, 76 Atp, discreto terraiolo che vanta quest’anno successi su Tsitsipas a Madrid, su Monfils e Kecmanovic a Roma e su Ruud a Bastad, ma battuto di recente da Passaro nei quarti del challenger di Genova. E aggiunge un buon doppio grazie al ritorno in Coppa dopo cinque anni di Melo, vincitore di due Slam e per cinque anni consecutivi alle Finals di specialità, che farà coppia con Matos. Un problema in più, nel caso di arrivo in volata. «Ma abbiamo anche noi un doppio super con Vavassori e Bolelli», si consola Volandri. Senza Sinner, con un piccolo Sinner, ma parlando di Sinner, argomento di giornata nella conferenza stampa della squadra italiana. «Mi chiesero a luglio chi avrebbe vinto gli Us Open - introduce Berrettini - «e feci subito il suo nome. Non avevo dubbi. Sinner è forte in modo incredibile, forte nei colpi e forte dentro. Non so quanti “mila” punti abbia messo ormai tra sé e gli altri top ten. Ci siamo incontrati a Wimbledon, ho perso, ma ne sono uscito con la convinzione che il mio tennis meriti ancora un posto nell’eccellenza di questo sport. Ho lavorato tanto per essere di nuovo competitivo, per tornare a vincere nei tornei, e per essere di nuovo qui, in Davis, dove mancavo da due anni. È un percorso lungo, ma ho voglia di compierlo fino in fondo». Sfilano gli altri azzurri, uno a uno. Matteo Arnaldi ricorda il suo debutto di un anno fa: «Sensazioni bellissime, quella settimana di Bologna mi ha dato tanto». Cobolli parla da debuttante: «Un sogno essere qui, in un clima di grande unione. Sono emozionato, la squadra è davvero una famiglia».