Una profonda ammirazione per un "campione eccezionale" che dà lustro al nostro Paese e il mondo intero ci invidia. Esterna tutto il suo entusiasmo Vincenzo Santopadre se gli si chiede delle imprese di Jannik Sinner. E in bocca a un coach di portata internazionale, che ha condotto Matteo Berrettini fino alla 6ª poltrona mondiale e ora lavora con il giovane francese Luca Van Assche, assume una valenza ancora maggiore. "Non è mai scontato ottenere certi risultati, eppure Sinner a me trasmette un’impressione di forza e di superiorità di gioco, facendo sembrare tutto facile. Credo che se avessimo chiesto a cento addetti ai lavori un pronostico sulla finale degli US Open, 99 avrebbero dato per vincente l’italiano. E questa percezione di superiorità la colgono anche gli altri giocatori dentro il campo”.
Da allenatore come giudica il titolo conquistato a New York?
"Straordinario. Con tutte le attenzioni mediatiche per il caso della positività senza squalifica, all’esordio ha perso il primo set con McDonald, con il pesante fardello che si portava dentro una situazione che poteva destabilizzare sul piano psicologico, invece lui granitico da quel momento non ha più perso un set se non con Medvedev nei quarti. E questo senza avere buone sensazioni, dovendo fare i conti con una condizione fisica non ottimale e tanta pressione dal punto di vista mentale. Uno degli aspetti chiave è che Jannik ha massima fiducia in quel che fa. Pensiamo alle scelte tattiche. Se qualche giocata non riesce, lui non si preoccupa e prosegue finché alla lunga quella giocata finisce per premiarlo, si dà cioè il tempo per far funzionare le cose".
Il trionfo a Flushing Meadows lo ha portato a 11.110 punti in classifica, oltre 4.000 in più del secondo. Che cosa pensano gli inseguitori?
"Alla solidità, Jannik sta abbinando anche una notevole continuità di rendimento nell’arco della stagione, in pratica quel che un po’ tutti vorrebbero ottenere. Nessuno ha una media di partite vinte alta come la sua e si fa assai dura per i rivali, che personalmente considero solo Alcaraz e Djokovic. Per loro rappresenta una motivazione in più, spingendoli ad alzare l’asticella. In particolare il serbo, chiamato a inventarsi qualcosa di diverso per batterlo, mentre lo spagnolo possiede le armi per mettere in difficoltà Sinner. In ogni caso chi affronta il n.1 del mondo ha una consapevolezza: devo fare un grandissimo match e sperare che lui sia un po’ sotto livello per avere qualche chance".
Le probabilità di rimanere sul trono a fine anno sono altissime eppure il 23enne di Sesto Pusteria ripete di non pensare alla classifica…
"La mentalità di Jannik è qualcosa di innato e genetico, una peculiarità che ha comunque sempre allenato lavorando su se stesso. In ogni intervista sottolinea il concetto di miglioramento costante, ma alle parole affianca i fatti, aggiungendo sempre qualcosa al suo bagaglio tecnico-tattico".
Oltre alle doti del ragazzo ci sono i meriti del team che lo segue.
"Da amico di Vagnozzi sono davvero contento che abbia dimostrato le sue qualità alla faccia di certi giudizi frettolosi quando è stato scelto da Jannik dopo la separazione da Riccardo Piatti. Giudizi basati sul fatto che non aveva allenato un top 10 o non era straniero, visto che va di moda il super coach, però Simone era al fianco di Cecchinato quando raggiunse la semifinale al Roland Garros e aveva portato al best ranking Travaglia. I fatti stanno dando ragione a Vagnozzi e pure a Piatti: nel Sinner di oggi c’è tanto anche di quello che ha fatto da giovane".
Da addetto ai lavori quali le ricadute dell’effetto Sinner?
"L’altra sera ascoltando la radio mi ha colpito il fatto che la notizia della vittoria su Medvedev è stata data prima del successo in Francia della Nazionale di calcio, di solito sacra… Era dai tempi di Panatta e della conquista della Davis 1976 che aspettavamo un campione di tale portata, ora dobbiamo saper sfruttare questo entusiasmo per abbassare l’età media di chi pratica il nostro sport. Abbiamo la possibilità di investire sui giovani e allargare la base del movimento, da cui attingere per formare nuovi giocatori".
E per il futuro del n.1 del mondo?
"Ne vedremo ancora delle belle. Jannik ha imboccato un’autostrada per raggiungere mete sempre più ambiziose. E se ci sarà qualche intoppo, com’è normale nella vita, in campo o fuori, saprà prenderlo nella maniera giusta, come dimostrato del resto in questi mesi. La sua è una mentalità votata all’eccellenza".