Lorenzo a Muso duro con la grazia dell’artista

È il terzo italiano a entrare in semifinale in quattro anni a Wimbledon, dopo Berrettini e Sinner, come una staffetta vincente
Lorenzo a Muso duro con la grazia dell’artista© Getty Images

La grazia naturale di Musetti incanta, ha il volto da attore, e sa fare origami con la racchetta. È il terzo italiano che va alla conquista dei Championships in quattro anni, ed è una storia d’amore che si rinnova, che accetta spartiti diversi purché la fiamma prenda forza e si alimenti di speranze, di sospiri, di attenzioni. Popolo di latin lover, si diceva, ma lo riscopriamo qui, su un campo, in uno stadio, che in questi anni ci ha fatto da passerella. Le martellate di Matteo… Era il 2021, e sul Numero Uno prese forma un quarto di finale contro Felix Auger-Aliassime che grondava di ace e di colpi proibiti. Nel 2023, fu Sinner a spazzolare il campo, riponendo nel cassetto le speranze del russo di scorta, Safiullin. Il 2024 è l’anno delle carezze, dei giochi a nascondino, dove la palla si perde e rispunta dove nessuno se l’aspetta.

Musetti: il talento non basta

Musetti ha talento, ma ora ha capito che non basta. Confeziona la partita dell’anno, e lo fa con i suoi modi che intersecano tocchi e improvvisi guizzi. Qui un lob che sembra telecomandato, là un lungo linea che passa via come un treno ad alta velocità in una stazione di periferia. Tre semifinalisti, tre modi di giocare all’italiana, due con un corredo più internazionale, ma l’ultimo, Lorenzo da Carrara, grazie al tennis più tricolore che vi sia. Che la festa ricominci, anche nel giorno in cui si tenta di dare alla sconfitta di Sinner una spiegazione dove spiegazioni forse non ce ne sono, salvo quella che tira in ballo il proprio diritto alla sconfitta, alla normalità, a un po’ di stanchezza dopo tanto tirare, in uno sport dove vincere sempre è impossibile.

Ma in fondo, solo di una staffetta si trattava… Berrettini che lascia il testimone a Sinner che si lancia in curva e piomba già primo su Musetti, che afferra il bastone e lo porta fino in fondo. "Sono il tennista più felice del mondo, in questo momento. Ho scalato una montagna, è il risultato più bello della mia carriera, provo emozioni cui vorrei abituarmi in fretta, per riscoprirle all’infinito". Piace da matti Lorenzo, il popolo del Numero Uno, sul quale giocava per la prima volta, l’ha scelto a colpo d’occhio. Amore a prima vista. Lui è nato per l’erba, ma ha avuto bisogno di tre anni per convincersene, poi ha trovato l’antidoto, ha verificato che i “fischioni” di rovescio (ma sì, alla napoletana, tanto somigliano a quei fuochi d’artificio che fischiano e si contorcono come bisce) alternati ai drittoni lunghi e pesanti, che rimbalzano alti a un palmo dalla riga di fondo, creano sconcerto negli avversari.

Musetti e la scelta fatta anni fa

Non so dirvi quante volte li abbia maledetti Taylor Fritz, rivolto alla compagna, alla mamma Kathy May, che su questi campi giunse nei quarti cinquant’anni fa, e al coach, non così pronto a suggerirgli di giocare al massimo della velocità possibile. "Non li capisco, non li capisco", mugolava infelice Taylor su quei rovesci tagliati che gli spediva Musetti. È tennista vero Fritz, ma non ha un futuro nel tennis… Finita la sua stagione da atleta si occuperà di uno dei più floridi imperi americani fondato dal nonno, quello dei super e ipermercati, tra cui i Macy’s, che a New York e Chicago fanno furore da anni. Eppure è riuscito a portare il match al quinto, dopo aver subito la rimonta di Musetti nella seconda frazione e aver quasi abdicato nel terzo set. Ce l’ha fatta salendo a 230 miglia orarie con il servizio, e recuperando quel tennis su due, tre colpi, cui Musetti gli aveva impedito di dare forma. Un set, simile a una ribellione. Ma non gli è bastato. Dite, c’è vittoria senza sofferenza? Non cercatela negli annuari, non la trovereste. Non da noi. Non sarebbe italiana…

Non ci sarebbero lacrime. Né la commozione di coach Tartarini che non vedeva l’ora di piangere per un successo così e inforca svelto gli occhiali scuri per nascondere gli occhi lucidi. Ma Musetti è di Carrara, e dalle sue parti le prospettive sono due. Occorre solo decidere a quale ispirarsi. Se volgere lo sguardo verso l’alto, per appenderlo sulle cime dei monti di marmo, o approfittare di quelle vette che stanno quasi a picco sul mare, e guardare lontano più che si può. Lorenzo Musetti la scelta l’ha fatta anni fa, la prima semifinale in un torneo dello Slam non fa che ribadirla. Se solo potesse, dall’alto delle Apuane, farebbe correre la vista fino all’America, all’Africa e al mondo intero. Alla Top Ten che vuole raggiungere. Alle altre vittorie che ora sente di poter cogliere. L’inizio del quinto set l’ha visto tornare a scattare, a ripetizione. Subito break e 3-0, poi un altro e 5-0. Sul 30-0 del sesto game Fritz ha rischiato di rimetterci un ginocchio, s’è tirato su, ha servito l’ultima palla del match, e sulla risposta l’ha spedita tre metri fuori.

Ancora Djokovic 

Il pubblico ha inviato baci in direzione di Lorenzo. Lollo (la nonna lo chiama così) in semifinale è atteso da Novak Djokovic, giunto alla penultima tappa del torneo senza colpo ferire, grazie al forfait di De Minaur. Musetti l’ha pure battuto il Djoker, a Montecarlo nel 2023 (ci ha perso invece cinque volte, spesso combattendo), ma si sentiva un tennista diverso da quello di oggi. "Ho avvertito la necessità di cambiare atteggiamento, lì è la differenza", rivela, "ho buttato via troppe partite perché sono un fanatico del bel tennis e giocare male mi faceva stare male. Ora ho capito che conta vincere, e accetto anche di non essere sempre al massimo, di battermi con le armi che ho in quel momento. In fondo, è una scelta che mi ha rafforzato, e ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicini e l’hanno resa possibile». E da poco c’è anche un bambino da crescere. Ludovico, nato lo scorso marzo. «È lui che sta insegnando a me. La sua presenza mi fa sentire più maturo, più responsabilizzato". E in campo si vede. "Lo spero, sto mettendo nel tennis tutto quello che ho, prima non sempre vi riuscivo". Tre italiani in semifinale in quattro anni. Berrettini, Sinner, Musetti. Lo dico con Lorenzo… "È un sogno che si avvera". Sarà banale finché vi pare, ma è davvero così.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...