Tennis, il Pil azzurro cresce col lavoro di gruppo

La “spallata” di Sinner non ha fatto altro che accelerare un cammino che era già molto promettente
Tennis, il Pil azzurro cresce col lavoro di gruppo© EPA

Ognuno porta il suo piccolo contributo quotidiano, per quanto piccola o grande possa mostrarsi la sporta che lo contiene. La crescita di un intero settore avviene così, come quella di un unico individuo. È sempre un lavoro di gruppo, un mattone sopra l’altro. Succede oggi nel tennis, che procede di slancio verso la vittoria numero cento nel circuito, e ha appena aggiunto un capitolo del tutto speciale alla Storia del nostro sport, da vivere in presa diretta e da rileggere fra qualche tempo, quando ne sentiremo il bisogno. Una domenica tricolore, con tre finali sull’erba, che sarebbe da sciocchi considerare dimezzata per il fatto che una sola finale si sia tramutata in vittoria. Magari succederà, prima o poi che le finali si trasformino in vittorie, tutte, nessuna esclusa, ma non cambia la sostanza dell’impresa che i tennisti italiani stanno portando a compimento, quella di condurre i loro sforzi in cima al mondo, “monumentum aere perennius” del loro impegno.

La crescita del tennis italiano

È così, succede oggi nel tennis ma potrebbe succedere ovunque, basterebbe ripulirsi di tutto ciò che di inutile ci affanniamo a portarci dietro per rendersi conto di quanto l’equazione sia di facile soluzione. Invidie, livori, malanimo, astio, risentimento, sono il motore di un mondo che procede in retromarcia. Servono invece studio, applicazione, e voglia di sacrificio, sta scritto sulla ricetta Sinner. Ma in fondo, non era così difficile scoprirlo. Il traino è indispensabile, ma non è stato solo Sinner a fornirlo. Lui ha dato la spinta più robusta, quasi una spallata, e ha sgombrato il campo dagli ultimi dubbi. Ma prima, nella stessa direzione, una mano santa l’avevano messa Cecchinato con la sua semifinale al Roland Garros del 2018, e Fognini, con la vittoria a Montecarlo del 2019. Quindi Berrettini, finalista a Wimbledon nel 2021 e onusto di onorevolissime semifinali (Australian Open, US Open), con il sesto posto in classifica e una presenza nella Top 10 di oltre cento settimane. E attenzione a non commettere l’errore che dalle nostre parti si è soliti fare, quello di dimenticare le donne e il loro apporto. Nel tennis è stato indispensabile. La volontà comune, la crescita di gruppo, lo scambio di esperienze sono state loro per prime a mostrarlo, Schiavone e Pennetta, Errani e Vinci, oggi Jasmine Paolini che risponde così quando le si chiede delle molte culture diverse che vivono in lei, quella del Ghana, della Polonia, dell’Italia…«È la mia fortuna, le sento dentro di me, mi aiutano a rifl ettere in modo diverso, spero più profondo, su ciò che mi accade e su che cosa devo fare».

Il bottino azzurro

Operazione congiunta, come si vede, a ribadire che tutti sono chiamati a portare il proprio mattoncino. Siamo italiani e possiamo farcela…Perché non ci abbiamo creduto prima? I passi avanti sono ormai evidenti, coinvolgono tutti, e offrono a chiunque la sensazione che la strada sia ancora da compiere, da completare. E chissà dove finirà per portare il nostro tennis. Nei primi sei mesi della stagione tennistica gli italiani sono passati dalle due vittorie del 2022 alle sei di oggi. Era già un tennis in salute, quello, oggi produce una fioritura che non ha precedenti. In sei mesi, da gennaio a giugno, ai sei successi portati da Sinner (4), Berrettini e Darderi (uno a testa) si sono aggiunte due finali (Musetti e Berrettini), sette semifinali (Roland Garros, Indian Wells e Montecarlo, quelle di Sinner), e dieci quarti di finale. Aspettavamo una vittoria nello Slam? Eccola, è giunta dal Paese più lontano, l’Australia, dove per anni non avevamo messo piede. Ci siamo trasformati? Certo, l’erba fu sdoganata da Seppi, vincitore a Eastbourne nel 2011, e scelta da Berrettini come superficie preferita (4 vittorie, due finali). Abbiamo perso qualcosa sulla terra rossa, ma conquistato il cemento. I migliori anni del nostro tennis? Nel 1976 conquistammo sei tornei, sette l’anno dopo. Siamo tornati a vincerne 7 nel 2021, sei nel 2022. Oggi siamo a 6 in sei mesi…E da quando questa generazione ha preso coscienza delle sue capacità (diciamo dal 2018?), i successi sono stati 35, un terzo delle conquiste italiane nell’Atp Tour.

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