Se Sinner parla come Federer o Federer parla come Sinner

Laureato honoris causa nel New Hampshire, Roger ha demolito "il mito del successo senza sforzo", esaltando la cultura del lavoro, senza la quale il talento non basta
Se Sinner parla come Federer o Federer parla come Sinner© Getty Images for Uniqlo

Davanti agli studenti del Darmouth College, nel New Hampshire che gli ha attribuito la laurea honoris causa in lettere, Roger Federer non ha concluso il suo appassionato intervento alla maniera di Steve Jobs che il 12 giugno 2005 alla Stanford University disse: "Stay hungry stay foolish", siate affamati siate folli. Ma le parole pronunciate dal più grande tennista di tutti i tempi sono andate dritte al cuore della platea formata da undicimila prsone che gli ha tributato un'ovazione degna della sua fama. E, ascoltandolo demolire "il mito del successo senza sforzo", esaltando la cultura del lavoro e del sacrificio, avvertendo che "il talento non basta", sottolineando quanto "bisogna essere umili e gentili",nella vita come nello sport, sembrava di sentire Sinner, i cui valori sono gli stessi del Gigante elvetico, venti titoli di Slam, otto volte campione di Wimbledon.

Le parole di Federer

Ha raccontato Federer:  "Ho lasciato la scuola all'età di 16 anni per giocare a tennis a tempo pieno e diventare un giocatore professionista. Non sono mai andato al college,  ma mi sono laureato di recente. Mi sono diplomato in tennis. So che la dicitura corretta sarebbe ‘Roger Federer si è ritirato dal tennis”. Ma la parola ‘retired’ è orrenda. Perché proprio come tutti voi, anch'io ho chiuso con una cosa importante e sto passando a quella successiva. Sapete mi chiedono spesso: “Ora che non sei più un tennista professionista, cosa fai?”. Beh non lo so... e va bene non saperlo. Dunque come impiego il mio tempo? Sono innanzitutto un papà quindi accompagno i figli a scuola, gioco a scacchi online, passo l’aspirapolvere a casa, ma, soprattutto, mi godo la mia vita da laureato in tennis e per questo voglio condividere alcune lezioni su cui ho fatto affidamento durante questa transizione e che spero possano tornarvi utile anche a voi”.  Su questo nessuno può avere dubbi. A cominciare  da chi pensa si arrivi a vincere senza fare fatica. “In tutta la mia carriera ricevevo complimenti perché il mio tennis sembrava non lasciar trasparire sforzi. Non è vero, ho lavorato duro per rendere facile il mio tennis. Vi diranno che il talento è un gift, un dono, ma è anche grit, grinta, determinazione e coraggio. Non sono arrivato dove sono arrivato solo con il talento. Ma cercando di lavorare più dei miei avversari. Ho creduto in me stesso, ma quel credere in te stesso te lo devi guadagnare".

Metafore di vita e l'uomo Federer

C'è, poi, la linea sottile che separa un punto perso o un punto guadagnato, metafora della vita: "In carriera ho vinto quasi l’80% dei match, ma ho conquistato soltanto il 54% dei punti. Non ci si deve mai fermare a un punto perso: accettalo, piangi pure, ma impegnati per conquistare il successivo. L’aspetto mentale è fondamentale, ti permette di prepararti per il punto successivo e poi l’altro ancora, con intensità e chiarezza. Qualunque partita giochi nella vita, qualcosa finirai per perdere. Un punto, una partita, una stagione, un lavoro. E’ come sulle montagne russe, vai su e giù. Ed è naturale, quando vai giù, dubitare di te stesso, ma i dubbi li ha anche il tuo avversario, non dimenticatelo mai. L’energia negativa è energia sprecata. Essere padroni dei momenti difficili: questo, per me, è il tratto di un campione”. E lo è anche dell'uomo Federer: "La vita è più grande di un campo da tennis. Il tennis mi ha permesso di vedere il mondo, ma non è il mondo". L'ha scoperto anche grazie alla Fondazione Roger Federer, che ha come primo obiettivo garantire l’istruzione ai bambini meno fortunati nel mondo. In Lesotho, Malawi, Namibia, Zambia, Zimbabwe, Sud Africa sono state aperte le scuole, che portano il nome del Più Grande: "Ho scelto una disciplina e ho avuto l’opportunità di andare sempre più in profondità e allargare i miei orizzonti: non siate solo grandi studenti, ma siate “grandi persone sempre. Nella vita, come nel tennis, tirate i vostri colpi e giocate liberi. Io sono diventato un ex giocatore di tennis, voi non siete ex, voi siete il futuro. Se tra 30, 40 anni mi dovreste reincontrare, fermatemi e non abbiate timore di dirmi: ‘Io quel giorno, a Dartmouth, ero lì”.  Si capisce perché, nel New Hampshire, la standing ovation per Federer sembrava non dovesse finire mai.

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