Sinner, l’elogio ai genitori e i genitori invadenti che imprigionano la passione sportiva dei figli

La libertà di scegliere che mamma e papà hanno garantito al figlio è l’antitesi della pressione esercitata, invece, da chi, convinto di avere in casa un campione, sin da piccolo lo assilla e lo condiziona

Suscitano diversi motivi di riflessione le preziose parole che, nel momento del trionfo, Jannik Sinner ha pronunciato a Melbourne, dedicandole a mamma Siglinde e a papà Hanspeter. "Auguro a tutti di avere genitori come i miei che non mi hanno mai messo sotto pressione, anche quando praticavo altri sport e auguro a tutti i bambini la libertà che ho avuto io grazie ai miei genitori".  Un modello educativo antitetico rispetto alla strada battuta da chi, convinto di avere in casa un futuro campione, sin da piccolo lo assilla e lo condiziona, esercitando un’insopportabile pressione sul figlio o la figlia che pratica lo sport. Anziché vedere assecondata la passione che, prima di tutto deve essere divertimento, proprio dai genitori i figli vengono asfissiati con maldestri consigli, allenamenti esagerati, contestazioni degli allenatori rei di non impiegare come titolari il futuro fenomeno, addirittura insulti e improperi lanciati all’indirizzo di arbitro, avversari, tecnici, quando non dello stesso, malcapitato consanguineo che vorrebbe soltanto giocare e divertirsi.

Basta fare un giro su molti campi e campetti dei tornei giovanili per averne la riprova. Ecco perché le parole di Sinner, che ogni genitore desidererebbe ascoltare dal proprio figlio, vanno dritte al cuore di chi deve accompagnare la crescita umana e sportiva dei propri eredi. Altre, Jannik ne aveva pronunciate prima di Melbourne, mostrando un’illuminante maturità: "Ho un senso del dovere molto forte, che mi hanno insegnato i miei genitori, mamma, cameriera e papà, cuoco in un rifugio. Entrambi hanno fondato il loro mestiere sulla disciplina ferrea e mi hanno educato a portare a termine con impegno e onestà ciò che inizio. Costi quel che costi. Quando telefono a mia madre dopo aver perso una partita, lei mi risponde sempre: Jannik, non farmi perdere tempo perché ho cose importanti da fare, quelle vere". E ieri, dopo avere vinto a 22 anni il primo Slam che l’ha portato nella storia dello sport, non l’ha chiamata subito ‘perché stava festeggiando e non volevo disturbare’. Ha scritto Denis Waitley, scrittore e motivatore americano di fama, autore di The psicology of Winning: "I più grandi doni che puoi dare ai tuoi figli sono le radici della responsabilità e le ali dell’indipendenza". Sinner è cresciuto con solide radici e ha dispiegato le ali. Ora sappiamo per merito di chi.

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