Provate a pensare a un David Copperfield privato del suo più inquietante antagonista, il contorto e malvagio Uriah Heep. O al contrario, a più di venti aitanti giovani Achab che inseguono per mare il sogno di una sfida all’imprendibile capodoglio bianco, resa vana dal fatto che lui non c’è, e chissà se esiste davvero. Forse sì, anzi, esiste di sicuro. Ma non c’è. E allora, dov’è? Se la domanda ha un senso, il breve (banale?) approccio letterario evita di farci scivolare nelle pastoie di ciò che l’umanità mostra di saper fare meglio, e cioè normalizzare tutto e a tutti i costi. Il tennis, che molto di letterario addensa nella sua lunga storia, viene da tre stagioni di dolorose privazioni se è vero che a più riprese è stato spogliato dell’obiettivo più alto, la sfida al numero uno. Quali siano state le conseguenze, ora che siamo giunti agli sgoccioli dell’Era Covid, e alla vigilia degli ultimi due Masters 1000 destinati a pagare il dazio dell’assenza del più forte, lo scopriremo nel corso della stagione, se eviteremo di valutare in termini di semplice ragioneria la situazione che prenderà forma.
Via un Djokovic se ne fa un altro, non è una conclusione così lungimirante, tanto più se il Djoker primario torna - come è successo agli Open d’Australia di gennaio, o alle Finals dello scorso novembre - e tutti sono costretti a reinventarsi inseguitori. La presenza o la mancanza del più forte ha in realtà una molteplice valenza: offre al gruppo che insegue motivazioni ben più alte, insegna a ognuno quali siano le strategie personali per fronteggiare le sfide più toste, esorta a crescere mostrando quale sia l’altezza dell’asticella da superare. E forse fa bene anche al Moby Dick tennista, permettendogli di risparmiare in corso d’opera quelle energie che possono tornare utili negli ultimi impegni di una stagione da sempre troppo lunga ma che le ansie da prestazione di ITF, ATP e WTA, sbrodolano oltre ogni logica, al punto da ridurre della metà il mese delle ferie e della preparazione fisica. È un fatto... Novak Djokovic, nell’anno delle rinunce a Indian, Miami, Open d’Australia e US Open (2022), è tornato al successo nelle Finals di Torino dopo sei anni, mostrandosi a 35 primavere ben più fresco dei suoi accoliti ancora ventenni. C’è da chiedersi se nel 2021 avrebbe perso la finale da Grand Slam contro Medvedev, a Flushing Meadows, se si fosse garantito una stagione più leggera.
Proprio Medvedev, sempre più stempiato ma un po’ meno sciroccato dell’anno scorso, è l’unico che sia riuscito a riprendere il discorso interrotto due anni prima, tornando a battere Djokovic in un corpo a corpo. È successo a Dubai (semifinale), poi trasformatasi nella terza vittoria (su Rublev) di un trittico (Rotterdam contro Sinner e Doha contro Murray) che lo ripropone in questi Masters nelle vesti di possibile numero uno, l'uomo da battere. Anche lui però sotto mentite spoglie, al momento. Eppoi anche lui potrebbe avvertire di colpo la fatica dopo 14 partite vinte di fila.
In realtà Indian Wells e Miami, oltre a chiudere l’Era Covid, sono chiamati anche a farsi promotori di qualche ingegnoso tramestio nella classifi ca, ma il discorso riguarda Carlos Alcaraz e Stefanos Tsitsipas, non altri. Il guerriero spagnolo può farcela già vincendo a Indian Wells (Djokovic ha 7120 punti, Carlitos salirebbe a 7420) ma subito dopo dovrebbe confermare la vittoria di Miami dell’anno scorso (livello di difficoltà, da uno a dieci... dodici!). E ancora più stretta appare la strada utile a Tsitsipas per garantirsi il doppio sorpasso: vittoria a Indian Wells e finale (almeno) a Miami. Livello: tredici, forse quattordici!
Alcaraz viene da un problema muscolare (ha vinto a Buenos Aires, perso in finale a Rio dolorante e ha saltato Acapulco), Tsitsipas ha lamentato un guaio alla spalla (dopo aver perso da Sinner a Rotterdam), Korda è fermo dagli Australian Open, Sinner ha beccato l’influenza e Berrettini torna dopo il ritiro nei quarti di Acapulco. È un tennis da astanteria, ma non è una novità. La forza mentale, di cui tanto si ciancia (molto a ragione, ma non sempre), al punto da ritenere più “mentale” il tennis di oggi rispetto a quello degli anni Settanta, quando era obbligatorio “entrare nella testa dell’avversario” per dipanare strategie in grado di venirne a capo, nasce evidentemente da una domanda ineluttabile: ma chi me lo fa fare?
Evidentemente, tutti alla fine un buon motivo per andare avanti - e vincere, e guadagnare - lo trovano. Ma è certo che la problematica infortuni è sempre più connessa con il tennis di questi ultimi due decenni. Matteo, come gli altri, è chiamato a ripartire senza dare troppo peso ai suoi muscoli doloranti. E speriamo bene… Avanti di un “bye”, trova un qualificato o Carballes Baena, poi Norrie, quindi Rublev e Tsitsipas. Gli viene in soccorso Adriano Panatta, cui hanno chiesto se abbia ragione Nicola Pietrangeli a criticare l’ex numero sei del mondo («mi sembra più interessato alle pubblicità», aveva detto) e i social a fare canizza sulla liaison con Melissa Satta. «Nicola è molto caro e molto anziano», la risposta, «ma chi ha detto che un tennista debba fare vita da asceta? Io non sono mai stato un frate trappista, ma qualche risultato l’ho portato a casa».
Sinner (sul campo) ha un percorso simile, un qualifi cato o Gasquet, poi Musetti (che viene da due stop al primo turno), quindi Rune. Fognini ha subito Shelton. Sonego se la vede con Kubler, poi Dimitrov, quindi Tiafoe, e può far bene. Si aspettano novità dalle qualifi che dove Passaro (ritirato contro Wu), Arnaldi (contro Kokkinakis) son usciti all’ultmo, ma Marcora ha giocato il match che vale il tabellone.
L’anno scorso vinse Taylor Frtz che dunque si gioca una buona fetta di punti. Nadal lascerà i punti della finale. Da tabellone gli ottavi sarebbero: Alcaraz (1)-Carreno Busta (15); Hurkacz (9)-Auger-Aliassime (8); Fritz (9)-de Minaur (16); Sinner (11)- Rune (7); Medvedev (5)-Zverev (12); Khachanov (13)-Ruud (3); Rublev (6)-Berrettini (20) o Norrie (10); Tiafoe (14)-Tsitsipas (2). Ma sappiamo sia irrealizzabile.
Nel torneo femminile Trevisan in rotta verso Azarenka (3° turno), Bronzetti a contatto con Samsonova, Paolini con Kasatkina, Cocciaretto con Badosa e Giorgi con Pegula (tutte al 2° turno). E Sara Errani, appena tornata nelle top 100, s’è giocata la qualifi cazione nella notte. Bella rappresentanza, ma possibilità di sfondare il muro, poche.