Tennis, Sinner perde ancora ma ora è più vicino

Jannik vince il primo set nella finale dell’Atp 500 di Rotterdam contro Medvedev giocando ad altissimo livello, poi il russo prende il largo. Il match di ieri ha messo in evidenza come l’azzurro abbia superato i problemi che lo affliggevano lo scorso anno. La cura sta funzionando
Tennis, Sinner perde ancora ma ora è più vicino© Getty Images

Il graffio di Medvedev fa da sipario a un match che certo lo preoccupava. Ruota le braccia inquadrando Sinner, come a dirgli che la storia continua a correre nella solita direzione. Lui vince, l’altro insegue. Ed è la quinta volta (a zero) che finisce così. Non ce la fa proprio il russo ad astenersi dai suoi commenti abrasivi, ma che volete farci, è carattere, insieme spinoso e stralunato. Eppure Jannik gli finisce vicino stavolta, più di quanto non faccia trapelare il punteggio. E se i due set finali vinti dal russo rimarcano che vi sia ancora un tratto di strada da percorrere, da parte dell’azzurro, per trovare il suo posto nel tennis che conta, la strada compiuta fin qui dà modo di ritenere ormai superate le difficoltà palesate l’anno scorso.

I due non si vogliono bene, non granché, la storia dei loro match è segnata da sbadigli sul naso dell’avversario - Medvedev, Torino 2021, di passaggio a un cambio di campo - e occhiate talmente infuocate da fare la ceretta ai polpacci. Difficile capire da dove nasca questo flusso di reciproca idiosincrasia, magari dal fatto di vedere nell’altro una meta da superare o un ostacolo da abbattere. O forse, semplicemente, non ha un perché. È una questione di pelle. Capita... Così, tra sguardi torvi, la tesa del cappello a far da mirino a quelli di Sinner, incimurriti da un raffreddore che lo costringe a usare l’asciugamano come un kleenex quelli del russo, i due si avviano a un confronto che a sorpresa si rivela fisico, più che in punta di racchetta. Si fanno largo a spintoni, Jannik e Daniil, e i palleggi di preparazione tengono banco. Palleggi... Si chiamano così anche oggi, ma somigliano più a colpi di balista in grado di sbriciolare le mura difensive. Il valore tecnico del match resta appeso alle sortite che, a turno, i due progettano al primo inciampo dell’avversario. Jannik sfida il rovescio di Daniil, pronto a individuare varchi sul lato del dritto. Il russo si affida alla continuità della sua azione, dalla quale nascono perle improvvise, di una lucentezza rara. Ma è Sinner a provarci di più, nel primo set. Lo fa con la smorzata, e anche col serve and volley. Sono il portato di un anno di studi trascorso tra le mani di Simone Vagnozzi - assente, a Rotterdam - e Darren Cahill, e danno l’esatta misura del percorso effettuato dal giovane azzurro per uscire dalle trame troppo risapute del suo tennis.

Permetteteci qui una breve parentesi. Da quando Sinner ha stabilito che qualcosa meritasse di essere cambiato nel suo gioco, gran parte degli addetti ai lavori si è preso la briga di stabilire a che punto fosse, e se il progetto avesse un senso. Sembra di capire che le risposte siano ormai certificate. I miglioramenti intravisti in Australia si sono mostrati in tutta evidenza in questi due tornei invernali al coperto, a Montpellier, dove Jannik ha vinto, e ora a Rotterdam. La bravura è stata quella di far penetrare nel profondo le scelte effettuate. I miglioramenti al servizio, la facilità nel produrre soluzioni d’attacco, i colpi di tocco, hanno cessato di apparire casuali, ma si sono collegati al resto del gioco, facendo di Sinner un tennista assai vicino a quello che aveva in mente, capace di combinare più schemi tra loro.

Nel primo set Jannik sembra il padrone, eppure rischia. Fa il break, va avanti 4-1, ma basta un niente per dare a Medvedev i punti che servono alla risalita. L’italiano è però avanti nei winners, e contrasta bene il gioco del russo sin dalla risposta al servizio. Sue le giocate più convincenti, una perfino con lo smash in elevazione, uno “zompo” da pallavolista. Medvedev si fida troppo del suo gioco da fondo campo, Sinner glielo mette a soqquadro e sul 6-5 ottiene il secondo break e il set. È il russo che deve cambiare marcia. Lo sa e lo fa. Break nel primo game, poi un altro. Forza il servizio e i colpi da fondo. Tutto diventa più rapido. Sinner sta al gioco, ma la supremazia è del russo. Si va al terzo, e Medvedev parte lanciato, fa il break nel terzo game e va a vincere.

Ma non è stato facile. «Non credevo di cavarmela in questa finale», dice Medvedev riassumendo in una battuta le difficoltà palesate l’anno scorso e in questo avvio di stagione. Sinner accetta il complimento e non sparge altra benzina sui fuochi già accesi. «È il tuo primo, quest’anno, ma ne vincerai molti altri», dice al rivale. E su se stesso, «ho fatto il possibile, non sono deluso, vengo da una vittoria e qui ho giocato una fi nale». Resta quella di Camporese nel 1991 (contro Lendl) l’unica vittoria italiana a Rotterdam. Sinner si ferma a 7 successi, come Berrettini, ma compie un altro passo verso la Top Ten. Stamattina sarà al numero 12. È iscritto a Marsiglia, oggi farà sapere se ci sarà o meno. Il sedicesimo titolo rilancia Medvedev tra i primi, al numero 8. Visto ieri, il russo sembra pronto per riprendere un posto in cima al tennis.

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