Musetti, vince l’emozione: con Djokovic non c’è match

Lorenzo paga la tensione e non riesce a essere se stesso. La sconfitta, però, non cancella quanto di buono ha fatto in questa stagione
Musetti, vince l’emozione: con Djokovic non c’è match© Getty Images

Esistono frasi semplici, gergali quanto vi pare ma dirette, per spiegare i fatti a chiunque vi chieda che cosa sia accaduto a Musetti prima e durante il match con Djokovic. Ma non sta a noi servircene, insomma, il nostro mestiere non lo consente. Occorre girarci intorno… Parleremo dunque della tensione e delle sue molteplici controindicazioni, di come possa scuotere da dentro e provocare effetti a slavina, rovinosi come una valanga che tutto trascina con sé. Chi abbia memoria per le vicende televisive, ricorderà di sicuro lo scioglipancia della signora Marchi, con proprietà che lei definiva dietetiche. Ecco, la tensione fa lo stesso, ma con il dimagrimento c’entra poco o nulla. Semplicemente, ti scioglie le viscere ed è impossibile a quel punto trovare un rapido rimedio. Figurarsi darci dentro di racchetta, e tentare di arginare l’aire di un Djokovic che sta ritrovando, tra i pochi match giocati quest’anno (ma è imbattuto da diciannove incontri), la sua vena di inesausto, illuminato, autoritario e per certi aspetti geniale rompiscatole.

Il problema è non farsela sotto (oops, lo abbiamo scritto), lo avrete capito. Capita a tutti di dover fare i conti con le proprie emozioni. Il problema è far sì che non accada con effetti così devastanti. Musetti - sul quale siamo pronti a ripetere, firmare e in carta da bollo, tutte le mirabilie che gli abbiamo attribuito lungo questa straordinaria galoppata tra titoli, semifinali e vittorie di prestigio - nel tramestio dei contorcimenti emotivi ci cade troppo spesso. È successo a Firenze, prima di incontrare Auger Aliassime in semifinale. È successo da capo ieri, contro un Djokovic che - lo aveva detto lo stesso Lorenzo, e non era nemmeno sembrato esagerato - giungeva al termine di molte prove maiuscole firmate dal ventenne di Carrara. E avrebbe potuto dirci quanto in realtà il nostro si fosse avvicinato ai campioni più esperti, a quei giocatori che hanno una risposta a qualsiasi tipo di problema un avversario gli possa proporre sul campo da gioco.

Così, tra il respiro affannoso, l’aria via via sempre più mesta, gli occhi spenti, e quel che più conta sul campo, i gesti che avevano perso ogni fluidità fino a sembrare riproposti alla moviola, Musetti si è dissolto, andando incontro a una delle prove più negative che si possano immaginare, al punto da sembrare perfino ingiusta nei suoi confronti, per tutto quello che ha saputo fare in questi ultimi mesi, dalla vittoria di Amburgo (in finale contro Alcaraz), alle semifinali di Sofia e Firenze, fino alla vittoria su Berrettini nella finale di Napoli e a questo primo assaggio di un quarto di finale in un Masters 1000.

Non c’è cronaca per un match così. Il primo set si è chiuso in 23 minuti, con 26 punti a 8 a favore di Nole. E il secondo è tornato su questi binari dopo un iniziale riscatto da parte di Lorenzo, complice stavolta un Djokovic che d’improvviso aveva perso la bussola e annaspava egli stesso nel tentativo di riportare a galla qualche colpo decente. Il tempo di chiedersi se la tensione fosse contagiosa, e il serbo è tornato sulla retta via, facendo precipitare da capo Lollo nei suoi funesti presagi.

Si chiude qui la stagione italiana nel Tour. Grazie a Musetti il team italiano tiene botta e i dati negativi, forniti da un lieve slittamento in classifica di Berrettini e Sinner e dai troppi infortuni registrati nel corso della stagione, vengono in larga parte assorbiti dalla crescita del ragazzo di Carrara, che nei prossimi giorni sarà impegnato nel Masters Next Gen. Al via del 2023 la truppa azzurra potra presentarsi con forti aneliti di riscossa. Ritrovare la Top Ten sarà il compito di Matteo e Jannik, e viste le tante assenze di quest’anno, vi sono buone speranze che mantenendo la giusta velocità di crociera il riaggancio possa risultare possibile già nei primi tre mesi. Avvicinarla e magari regalare al nostro tennis un terzetto da prime posizioni è compito di Musetti, che vorremmo sapesse quanta fiducia c’è tra gli appassionati del nostro sport, sulle sue qualità di giocatore capace di costruire un tennis diverso, insieme solido e raffinato.

Si chiude una stagione che, per quanto difficile (a mettere insieme tutte le problematiche mediche fronteggiate da Matteo e Jannik nel 2022, c’è di che trasecolare) ha portato all’Italia altre sei vittorie nei tornei (Queen’s e Stoccarda Berrettini, Amburgo e Napoli Musetti, Umag Sinner e Metz Sonego), una semifinale e due quarti nei tornei dello Slam, e tre successi sull’attuale numero uno Alcaraz. Un insieme che la dice lunga sulle buone attitudini dei nostri azzurri, prossimi ad affrontare la Finale Eight della Davis a Malaga (debutto il 24). Andranno curati molti aspetti particolari, dalla costanza della forma fisica da parte di Matteo all’ampliamento della visuale tecnica nel gioco di Sinner, fino al recupero da parte di Sonego delle peculiarità del suo tennis. Musetti dovrà fare il suo, venendo a capo di questi turbamenti emotivi che rischiano di rendergli più complicato l’aggancio ai piani nobili del nostro sport.

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