Era quello che serviva. Per scacciare i fantasmi, per mettersi alle spalle i due ko consecutivi che avevano minato le ritrovate certezze e per trascorrere serenamente la Pasqua, prima dello sprint finale. Ieri, al PalaBattisti, la Paffoni ha dovuto soffrire per piegare la resistenza di una Ozzano mai doma, avanti di 10 a metà del terzo quarto e poi capace di riaprire una partita che sembrava chiusa a 50’’ dalla sirena.
«Non siamo stati belli, ma era inevitabile. Era la partita che mi aspettavo, anche perché non va dimenticato - così coach Andreazza - che Ozzano era reduce da una vittoria con Oleggio e prima aveva perso tre partite all'ultimo tiro. Quando vieni da due sconfitte, non puoi essere brillante e noi ci portavamo qualche peso sulle spalle. Abbiamo ancora commesso errori, siamo andati a corrente alternata, ma quando c'era da reagire, sul meno dieci, lo abbiamo fatto. Mi perdonerà il presidente, perché in quel timeout ho toccato certi argomenti poco tecnici in maniera poco ortodossa, ma andava fatto. Vorrà dire che attendo la penitenza», sorride Andreazza.