ROMA- Salvatore Rossini, in tempi di quarantena per l'emergenza Coronavirus, si è concesso ad una lunga intervista in una diretta Instagram della FIPAV Lazio. Il libero di Modena e della nazionale ha raccontato la sua quotidianità in questi difficili giornate. Dall’altra parte dello schermo un intervistatore d’eccezione, il presidente del Comitato Regionale Andrea Burlandi. Questi i contenuti della chiacchierata social con il ragazzo nato a Formia, uno dei giocatori più rappresentativi del campionato di Superlega.
Come stai vivendo la quarantena?
« Non è facile. Passiamo dallo stare tutti i giorni al palazzetto allo stare tutti i giorni a casa. Io ho la fortuna di avere un garage e l’ho adibito a palestra. Ho portato via alcune attrezzature dal Pala Panini. Ci continuiamo tutti ad allenare. È nostro dovere farci trovare pronti qualora il campionato dovesse ricominciare. Io continuo a giocare con la palla al muro come quando ero bimbo: fa bene a tutti, dai piccoli a chi sta in Serie A. Mi sto anche dedicando allo studio, l’altra mia grande passione ». (Rossini è laureato in ingegneria gestionale ndr)
Il Rossini papà-
« Bisogna trovare tanti stimoli. Non è facile per chi ha bambini piccoli e vive in appartamento saper punzecchiare la loro curiosità. Io cerco di non farlo annoiare o tenerlo tanto tempo davanti alla tv. Quando eravamo ragazzi giocavamo a nascondino in cortile o con la palla. Queste cose ora si possono fare, ma dentro casa. Bisogna avere fantasia. Io e Ricky eravamo già abituati a mettere le tre sedie in salotto e giocare uno contro uno, continuiamo a farlo! ».
Sul rapporto con la gente-
« La tecnologia ci aiuta a stare vicino ed è bello curare un rapporto con i tifosi che ci fanno sentire sempre a casa anche quando siamo lontani. Io sono di Formia, ma a Modena il calore della gente mi fa stare bene. Per me è importante avere un rapporto social con loro, soprattutto in questi giorni di sofferenza generale. Ovvio che scalpitiamo per tornare ad abbracciarci dal vivo. Ricevo tanti messaggi da bimbi e bimbe che mi chiedono consigli. Io cerco di aiutarli. In questi giorni condividiamo tutto: esercizi, esperienze, solidarietà. Oggi abbiamo riscoperto la serenità di stare in famiglia, la bellezza di un semplice momento passato in garage o davanti a un muro in cameretta a fare due palleggi. Giannelli dice che mi vede appannato? Non è vero (ride ndr). Guardo sempre la bilancia.
Sulle Olimpiadi di Tokyo-
Io ci spero, vorrei andarci. Sono cresciuto a Formia che mai avrei immaginato di indossare la maglia della Nazionale più di 150 volte. La mia speranza del tricolore sul petto è sempre viva. Fortunatamente dal punto fisico sto molto bene. Così come quest’anno, proverò a dimostrare anche l’anno prossimo che mi difendo bene come fossi un giovane. Lo slittamento di un anno chissà, magari può aiutarmi. L’obiettivo per tutti dev’essere portare a Tokyo con la Nazionale di pallavolo più forte possibile. Con o senza Rossini, si tifa Italia! ».
Il Coronavirus a Formia e nel Lazio-
« Abbraccio virtualmente tutti, sperando di poterci vedere presto. In questi momenti mancano ancora di più gli affetti. Sono molto fiero di come la popolazione del Sud Pontino e del Lazio sta affrontando questo periodo. Vedo che le persone stanno osservando le misure del governo e sono fiero dei miei concittadini e della mia regione. La responsabilità di stare a casa oggi ci permetterà, tra qualche mese, di goderci le belle giornate di sole e di beach volley sul nostro litorale ».
La passione per il beach volley-
« Nella speranza di poter concludere il campionato, perché vorrà dire che le condizioni generali in Italia saranno migliorate, sicuramente dopo mi piacerebbe tornare a casa per calpestare la sabbia che ha fatto crescere in me il fuoco del beach. Il beach volley e la pallavolo nelle nostre zone camminano insieme e per quanto mi riguarda sono sempre state due passioni parallele. Mi rivedrete all’ICS Beach Volley Tour Lazio perché mi diverto sempre tantissimo e rivedo tante persone a cui voglio bene ».
I primi passi-
« In famiglia nessuno giocava a pallavolo. Quando ho iniziato Formia aveva una Serie D, dove si faceva pallavolo per passione. Mio padre faceva l’ingegnere e lavorava in fabbrica. Quando usciva da lavoro andava a fare qualche partitella con gli amici, io lo seguivo e così mi sono innamorato di questo sport. Filippo Giunta mi chiese se volevo far parte della Sud Pontino Pallavolo che ai tempi era allenata da Peppino Postigliola. In quell’anno ho conosciuto Antonio De Paola che poi è diventato un mio grande amico. Mi sono tolto le prime soddisfazioni a livello provinciale, poi sono andato a fare l’Under 17 a Latin, dove c’era già la Serie A. Sono cresciuto in qualche Serie B, poi ho fatto l’A2 a Città di Castello con Andrea Radici e successivamente la Serie A1 a Monza, di nuovo a Latina e successivamente Modena. Tutto contornato da estati di beach volley o di Nazionale ».
Rossini al CQR Lazio-
« Giocai al Trofeo delle Regioni e fu un’emozione unica. Ero in panchina in quella squadra perché c’erano ragazzi molto più forti di me. Eravamo a Napoli, fu il primo anno in cui il Trofeo delle Regioni si giocava senza libero. Io facevo la quarta banda, entravo per il giro dietro e in battuta, cosa che curiosamente ho rifatto solo alle Olimpiadi. Anche lì purtroppo arrivammo secondi, come a Rio ».
L’appello ai giovani-
« So che quest’anno le finali nazionali e il Trofeo delle Regioni non si faranno. Io ho dei bellissimi ricordi di quei raggruppamenti. Ci sentivamo gli eletti, quelli più bravi e più forti. Era bellissimo stare insieme e condividere le esperienze. Per la prima volta qualcuno si prende cura di te a livello professionistico. Gli allenamenti, le divise, la qualità dello staff: l’organizzazione del Lazio è sempre stata da Top Team. Ai ragazzi dico: “Non fermate i vostri sogni”. Io, ad esempio, non ho mai partecipato a un raggruppamento delle nazionali giovanili, ma dopo ho fatto parte per 7 anni della Nazionale maggiore. Non tarpate le ali ai vostri sogni, continuate a crederci sempre ».