TORINO - Salvarsi, ma con l’anima. A Grottazolina la corsa per cercare l’impresa è ripartita a gonfie vele con l’inizio del girone di ritorno: tre vittorie e un tie-break che restituisce al campionato una squadra trasformata, dopo che nel girone d’andata aveva chiuso con soli due punti. Dieci punti in quattro gare. Solo Perugia e Trento stanno facendo meglio. I marchigiani hanno lasciato l’ultima posizione in classifica a Monza e si sono messi alle spalle anche Taranto. Ma una sola scenderà in A2. Ora ci sono i presupposti per giocarsela fino in fondo. Tra i protagonisti di questa ripartenza c’è Michele Fedrizzi, schiacciatore di scuola Itas Trentino, che ha scommesso su Grottazzolina per tornare in Superlega.
Merito anche suo?
«Fa piacere esserci, ma l’esperienza mi dice che nella pallavolo un uomo solo fa ben poco. Quello che è successo in queste settimane è merito di un gruppo che ci crede, che ha trovato il suo gioco, che sa cosa deve fare e che ora riesce a trovare entusiasmo, emozione e un feeling che fa la differenza. Se la mettessimo sul piano tecnico e fisico non ce la faremmo mai. L’80% dei nostri avversari sono più alti e più grossi. Noi possiamo giocarcela solo con la grinta, con la voglia di dare tutto. In questo momento in campo ci riescono cose che non si vedono nemmeno in allenamento».
Qual è stata la scintilla?
«La vittoria con Monza è stata una bella iniezione di convinzione. Da quella partita quando arriviamo ai 20 non ci sono alti e bassi, prima ai vantaggi perdevamo sempre noi. Quella con Modena è stata una vittoria inaspettata, ma ci ha dato tanto perché sono stati quattro set molto combattuti».
Salvarsi in Superlega con una società, e una realtà, così piccola quanto è difficile?
«Lo sforzo è doppio e, se ci riuscirà, l’impresa sarà più grande ancora di quella della promozione. Siamo calati in una citaddina piccola dove tutti sono partecipi e si rimboccano le maniche per dare una mano. Ma è questo attaccamento alla squadra che ha reso possibile quello che sta avvenendo».
È tornato in Superlega dopo alcuni anni di assenza, com’è cambiata?
«Salta all’occhio la maggiore velocità di palla e la crescita del livello tecnico e fisico. Le azioni sono più lunghe, la difesa è cresciuta. E poi è cambiato il modo di gestire la palla in attacco. Una volta si andava a colpire palla alta per sfondare il muro, ora si cerca il tocco furbo, l’invenzione, il colpo a sorpresa anche se le doti fisiche sono ancora maggiori. Un giocatore che mi ha impressionato è Noumory Keita di Verona. Non è un caso che sia il top scorer del campionato».
Domenica altra partita importante, è scontro salvezza con Taranto?
«Sarà una bella partita, però non dobbiamo farci prendere dalla pressione della gara vissuta come se fosse decisiva. Lo sono tutte fin all’ultima di campionato».
Ma il calendario poi sarà in salita.
«Sì. Però le big hanno un gennaio molto impegnativo. C’è la Final Four di Coppa Italia, ci sono le coppe europee. Pensiamo positivo, magari qualche punticino ci può scappare. E poi non vedo l’ora di tornare a Trento dove sono cresciuto».