Onore a Nadal: la terra rossa del Roland Garros gli rende omaggio

La sfida infinita con il serbo si è chiusa con una prova in affanno: «Nole non mi ha lasciato praticamente nulla. È la realtà dei fatti»

Forse è stata l’ultima. Chissà… La logica non aiuta, non è un’amica cui affidarsi quando c’è da giudicare il presente con i ricordi del passato. È come un coltello a tutta lama, suggeriva Tagore, fa sanguinare chi ne viene colpito e anche chi affonda il colpo. E la logica, oggi, imporrebbe di fermare la sfida infinita, di metterla al bando. Non ha più senso, non è più in grado di riprodursi, di ripetere se stessa… Lo percepisce anche il pubblico, che di mestiere è tifoso, e ama assai poco i sofismi. Ma non era mai successo di vederlo schierato tutto da una parte solo per allungare il match, renderlo più interessante, magari appena un po’ più lungo. Non era mai successo con Djokovic e Nadal in campo, gli intramontabili che hanno ormai imboccato il viale del tramonto, sebbene in modo diverso, forse addirittura opposto. L’uno ancora giocatore di vertice che forse al vertice non tornerà mai più. L’altro ormai sceso di livello, malgrado quel po’ che gli resta nelle braccia e nelle gambe, e nella testa soprattutto, sia sufficiente per evitare sconfitte con i secondi e i terzi del gruppo che insegue. Ed è già molto, dopo quasi due anni trascorsi a rammendare il proprio corpo, cercando di restituirlo a nuova vita. È bene che Rafa si ricordi delle vittorie racimolate in queste ultime settimane, quando deciderà di interrogarsi su che cosa fare. Lui dice che il momento arriverà presto. Subito dopo le Olimpiadi. Continuare ancora? Rinunciare a sentirsi ancora una volta in cerca di se stesso? Difficile decisione, se è vero che Nietsche rispondeva involontariamente a Tagore adducendo che c’è sempre un grano di logica nella follia.

Le parole di Nadal

La sessantesima sfida è andata in scena sul campo che li ha visti, in venti anni, di fronte per undici volte. Erano 30 a 29, ora il trenta è diventato trentuno. Ha vinto Djokovic, ne avevate dubbi? L’ultima volta al Roland Garros li vide di fronte nei quarti dello Slam 2022. Rafa già parlava di ritiro, «non so dirvi se questa è stata la nostra ultima sfida, e se domani riuscirò a essere di nuovo in campo». Vi riuscì, in semifinale contro Zverev, il giorno del tremendo infortunio del tedesco. Poi in finale schiantò Ruud, e vinse per la quattordicesima volta gli Internazionali di Francia. Quella dei quarti sì che ebbe i connotati di una sfida finale, eccome! I due si fronteggiarono con accanimento, facendo a sportellate, di nuovo felici di esserci e di onorare la rivalità offrendo il bis di tutti i match che avevano giocato. Il confronto si concluse all’una e un quarto della notte, quattro ore e dodici minuti di botte da orbi, con Rafa caldo di battaglia e il suo pubblico riscaldato da un’immagine abituale per chi abbia seguito le gesta del dominatore del Roland Garros, ma sorprendente per la vitalità che riusciva a mantenere a dispetto degli anni ormai passati. Quella di un campione dello sport indomabile, pronto a qualsiasi sacrificio per essere ancora lì a darci dentro, malgrado i molti dolori già gli imponessero di chiedersi, prima di ogni partita, se sarà l’ultima che potrà giocare. Era l’immagine di un Rafa ormai in gara anche con i suoi problemi, senza paura di mostrare al mondo il dolore. Avanti per amore di uno sport che merita di essere vissuto anche nella sofferenza.

L'omaggio a Nadal

Oggi restano valide le premesse, ma il fisico ha via via abbandonato gli anni in cui battersi non era una fatica, ma un divertimento. Resta l’amore per il tennis, resta la voglia di sfidare se stesso e gli avversari. Ma quando il pubblico dello Chatrier decide di prenderlo per mano e trascinarlo di nuovo nella disputa, entusiasmandosi per la veemenza con cui Rafa dà seguito a quegli incoraggiamenti e rispolvera quattro game vecchia maniera, dominando il rivale, il punteggio è già di 6-1, 4-0 a favore di Djokovic, apparso inarrivabile, seppure nella veste dimessa che può permettersi di indossare oggi. Lo sforzo di Rafa restituisce al punteggio una diversa dignità, evita il massacro. Ottiene il 4 pari, ma non vale il rilancio, è solo uno sfoggio di orgoglio, che resta quello di un campione grandissimo. Djokovic replica con un nuovo break, nel nono game, e chiude il match segnando 17 vincenti e 13 errori non forzati. Rafa si limita a 12 e 20. E la differenza è tutta qui.

Nadal: "Djokovic non mi ha lasciato praticamente nulla"

«Djokovic non mi ha lasciato praticamente nulla. Per quasi un’ora è stato difficile digerire ciò che stava accadendo. Ma questa è la realtà dei fatti, non sono riuscito a salire al livello che sarebbe servito. Cosa che invece ha fatto lui», dice Rafa, e la dichiarazione suona quasi come uno sfogo. «Ma non è questo il momento di mollare, ho ancora il doppio con Alcaraz, e ci tengo. Poi, farò il punto della situazione e deciderò. Tenendo conto che ho potuto giocare pochissimo per arrivare ai livelli che mi consentono di divertirmi anche contro tennisti importanti come Nole. Sono stato due anni fermo, mi sono operato all’anca, però oggi mi sento molto meglio di una volta». Parole che lasciano speranza nei suoi tifosi. Gli viene incontro Djokovic: «È un peccato che Rafa non fosse al massimo. Malgrado ciò nel secondo set mi ha fatto sudare. Ha dato tutto, e il pubblico si è schierato con lui. Ora mi sento sollevato. Certo, chi l’avrebbe detto che dopo venti anni ci saremmo trovati ancora una volta di fronte in una Olimpiade». I suoi Giochi continuano contro il tedesco Koepfer, che ha eliminato Matteo Arnaldi. Chissà se sarà più difficile del confronto con Rafa. 

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