La vera lezione di Velasco: “Italia, vivi nel presente”

Domani alle 13 le azzurre affrontano per la prima volta la finale per l’oro olimpico: “Gli Stati Uniti sono una potenza. Temo solo la pressione. Ora basta con certe ossessioni”
La vera lezione di Velasco: “Italia, vivi nel presente”© AFP

De André non aveva una camicia bianca, Velasco pensa solo a quello che ha. Sono parole del tecnico argentino nel dopo partita di Italia-Turchia, semifinale che ha spalancato alle azzurre le porte della finale di domani con gli Stati Uniti. Forse la differenza tra un poeta e un motivatore sta nel mondo in cui si guardano le cose. Il divo Julio non ha tempo per riflessioni su ciò che manca, lui deve far fruttare il suo patrimonio: "Dobbiamo concentrarci sul qua e ora, lo ripeto continuamente alle ragazze, non dobbiamo concentrarci su cosa è successo in passato o pensare a ciò che accadrà in futuro, dobbiamo pensare al presente che stiamo vivendo e che ci stiamo costruendo, giocando palla su palla e basta. Ora ci attendono gli Stati Uniti, una potenza sportiva e pallavolistica, ma lo siamo anche noi".

Un percorso che parte da lontano

Da qui è partito Velasco per costruire il cammino olimpico di una squadra che aveva il morale sotto zero ad ottobre 2023. Il risultato è lo sbarco in una finale olimpica che sa di storia, perché le azzurre non avevano mai superato i quarti. "Fiducia ne avevo. E l’ho dimostrato affittando tre appartamenti per la famiglia. È stato un bell’investimento. Per fortuna ci sono i premi. Quello per l’argento è sicuro, ma per il bilancio famigliare è meglio l’oro". A spiegare il cammino c’è anche l’assistente “speciale” Lorenzo Bernardi: "Abbiamo intrapreso un percorso, stabilendo un obiettivo alla volta. Il primo era qualificarci a Parigi 2024 tramite il ranking internazionale, poi raggiungere la Final Eight di Bangkok della VNL e successivamente cercare di vincere il trofeo. Abbiamo sempre affrontato con grande attenzione ogni partita e la stessa strategia la stiamo mettendo in atto qui a Parigi. Le ragazze scendono in campo consapevoli che devono dare il massimo delle loro possibilità in un preciso momento, quel momento è il presente"

"Non si parla di Paola"

Il commissario tecnico ha scelto con cura le sue mosse. La prima è stata riportare l’orologio della Nazionale al 2018, quando l’allora tecnico, Davide Mazzanti, si trovò un po’ a sorpresa, a giocarsi un oro mondiale con una squadra giovanissima. Nessuno aspettava le azzurre e, dal giorno dopo la finale persa con la Serbia, tutti pensarono che quella squadra avrebbe dominato gli anni a venire. La seconda mossa è stata accettare le contraddizioni del gruppo, quelle che gli hanno tarpato le ali, e gestirle. Poi ha ridato serenità a Paola Egonu. Dalla presentazione alla stampa la parola d’ordine è stata: "Non si parla di Paola". Un messaggio netto recapitato alla stampa, ma rivolto a tutto l’ambiente per evitare cortocircuiti. Il risultato è stata una squadra più forte di testa. Lo conferma la palleggiatrice Alessia Orro: "Siamo arrivate fino a qui vincendo di testa e da squadra". La lezione di Velasco è sulla bocca di tutte.

Il mantra delle Azzurre

"Siamo state brave a stare lì, a tenere duro, a non mollare mai – racconta la centrale Sarah Fahr - a ripeterci tra noi il mantra che ormai tutti conoscete “qui e ora”. Per arrivare a questa finale abbiamo compiuto tanti piccoli step, siamo super fiere di aver raggiunto questo traguardo, che però ancora non è quello che vogliamo". E se non bastasse ci pensa anche la capitana Anna Danesi a ribadire il concetto: "Una delle cose che più mi piace è la tranquillità con la quale si va in campo, tutte siamo sempre concentrate, anche quando capita di andare sotto qualche punto. Durante queste partite è successo spesso, ma siamo sempre riuscite a mantenere una freddezza spaventosa. Non perdiamo mai la abbiamo fiducia, nonostante le cose si mettano un po’ male. Il nostro mantra è 'qui e ora'. Questo modo di pensare ci sta aiutando tanto. Gli Stati Uniti hanno il vantaggio di aver già disputato e vinto una finale olimpica, mentre noi diciamo che siamo le “novelle”.  Fondamentale sarà giocare come abbiamo sempre fatto e ricordarci che siamo forti"

La seconda missione di Velasco

Qui inizia la seconda missione di Julio Velasco. Fare in modo che le azzurre arrivino domani con la testa sgombra da tutti i pensieri alla finale, alle ore 13. “Qui e ora” si è rivelato più potente di “Noi, Italia” e domani servirà davvero. A chi giovedì sera chiedeva al tecnico del 1996, lui ha risposto: "Il ‘96? Non ricordo. Qui e ora, conta solo quello. Temo solo la troppa pressione. Alle ragazze dico di godersi la finale, noi faremo di tutto per vincere. E basta parlare di tabù oro...". Velasco è troppo avanti per non sapere che il mantra della pressione è un altro alibi. Ma lo usa perché sa che aiuta le ragazze a compattarsi ed essere più forti. Perché le fa sentire protette. Tra chiudere il cerchio e quadrare il cerchio il passo ora è davvero minimo. Questa è la volta buona per chiuderlo. Qui i cerchi sono cinque, ma si può fare. Qui e ora.

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