Dicono sia un romagnolo che molla mai. E lo spiega subito: «Anche se chiacchieroni, sappiamo rimboccarci le maniche. Tenga conto che la centenaria palestra Lucchesi di Faenza, nata nel 1919, è di nuovo alluvionata: siamo alla terza alluvione. E di nuovo tocca ripulire i suoi 2.500 mq., gestire l’attività dei bambini senza acqua calda e riscaldamento. È un club da 1.500-1.700 soci, ci lavorano 25 persone. Qui non si può mollare mai». Giovanni Morsiani è immediato nel dipingere una immagine. La palestra, sede del Club Atletico Faenza, regno storico della lotta, rappresenta l’inizio della sua avventura. Da ragazzino dodicenne («Ho vinto Giochi della Gioventù e campionati italiani») fino a presidente del Club. E, senza mollare mai, ha scalato vette dirigenziali. Infine oggi eccolo presidente della federazione Lotta, Judo, Karate, Arti Marziali: in sintesi Fijlkam. Data per l’album di famiglia: 21 dicembre 2024. Romagnolo di Castel Bolognese, che in Oscar Wilde ha trovato un’idea: amo resistere a tutto, tranne che alle tentazioni. E, fra queste, quella di portare i suoi sport nelle scuole.
Dunque ancora tanta strada?
«Fin qui è stato un percorso veloce ma faticoso. Ho pensato che avere le 4 “C” potesse funzionare: conoscenza, competenza, consenso e la c… di fortuna. La federazione va gestita come un’azienda. E far tornare i conti è il problema giornaliero».
Confronto elettorale con Ezio Gamba, antico campione da anni vicino alla Russia di Putin. Imbarazzante?
«Noi avevamo la conoscenza della federazione, lui è stato fuori 15-20 anni ma aveva organizzazione e molto dinamismo. Ho fatto una cosa che in politica si fa mai: sono partito molto presto, due anni fa. Scelta che ha pagato».
La Fijlkam può dare soddisfazione: oro olimpico con Alice Bellandi, oro mondiale con Odette Giuffrida sempre nello judo. Il Karate vince mondiali, le altre arti marziali...
«Siamo ripartiti da Alice Bellandi, cercando di creare i presupposti di un effetto Sinner. Si è immersa in un Bellandi tour, in giro per l’Italia, dove catalizzava l’attenzione dei bambini e li coinvolgeva. I settori giovanili tendono a mitizzare questi campioni. E di questi campioni abbiamo bisogno come il pane. Ora tutti fanno tennis. Tempo fa ci fu Tomba».
Eppure la tabella dei contributi di “Sport e salute” vi penalizza: 143 mila euro in meno nel 2025. Avete vinto poco?
«Difficile comprendere la logica. Chiederò spiegazioni. Abbiamo vinto con Giuffrida e Bellandi, 15 qualificati per lo judo e 3 per la lotta ai Giochi. Senza contare i titoli giovanili. Siamo una delle poche federazioni che gestiscono un centro olimpico dai costi enormi: un milione e 900 mila euro. Per l’attività servono risorse umane ed economiche. Senza soldi…».
A Parigi potevate vincere di più…
«Ma l’Italia è stata penalizzata. Uno strano meccanismo arbitrale ha tolto una medaglia alla Giuffrida. E così in altre due occasioni. Siamo stati penalizzati pure per i nostri arbitri. Dobbiamo lavorare, a livello politico e internazionale, perché l’Italia abbia peso: ha un movimento importante, si impegna con risorse, deve essere ascoltata».
Anche scherma e boxe si sono lamentate dei giudici.
«L’arbitro dovrebbe passare inosservato. Se diventa protagonista, c’è qualcosa da rivedere. Su 5 finali potevamo fare un oro e 4 bronzi. Non solo un oro. Nello judo stanno cambiando qualcosa nel regolamento. L’aspetto interpretativo deve essere minimale, non prioritario. C’è stata polemica».
E, adesso, nel futuro: la scuola?
«Vogliamo portare un progetto con il nostro “Mag”, metodo globale autodifesa, per lottare contro il bullismo, dare una mano agli insegnanti. Servirà anche per pronto soccorso e difesa personale. I nostri sono sport educativi, canalizzano la pseudo aggressività pure nei bambini. La lotta è nella storia dell’uomo e le discipline orientali insegnano rispetto».
Dice male un Paese che deve introdurre l’autodifesa nei programmi scolastici…
«Non è un bel segnale, certo. Il bullismo, in qualche forma, c’è sempre stato ma con meno aggressività. Non capisco se sia la società che, con i media e quel che si vede in tv, lancia segnali troppo negativi. Non si parlava più di guerre, ora ne siamo circondati. Vogliamo dare una mano a livello sociale».
Invece nel futuro sportivo verso Los Angeles 2028?
«I qualificati di Parigi ci arriveranno ancora in piena attività, abbiamo un settore giovanile che fa risultati. Per la lotta cambierà la qualificazione: forse sarà più facile».
Manca il karate ai Giochi…
«A Parigi si è persa un’occasione, in Francia ha un seguito enorme. E noi siamo fra le nazioni più importanti: circa un milione di praticanti. Ci sono sport che non hanno i numeri del karate: credo che a Brisbane 2032 potremmo rivederlo».