Atletica, la classifica dice Italia: anche senza i 5 ori di Tokyo, siamo sesti

Escludendo i colpi di sfortuna che hanno bersagliato Tamberi, Stano e Palmisano, tutti gli altri hanno saputo esprimere prestazioni elevate. Un esempio? I 17 finalisti
Atletica, la classifica dice Italia: anche senza i 5 ori di Tokyo, siamo sesti© ANSA

Un superficiale sguardo al medagliere dell’atletica, con il passaggio dai cinque titoli olimpici di Tokyo ai 3 podi di Parigi senza neanche un oro, farebbe pensare che il Direttore Tecnico Antonio La Torre, che ha definito in maniera molto positiva la spedizione sotto la torre Eiffell, sia un tipo a metà tra un inguaribile ottimista e un abile venditore pubblicitario. In realtà il professore di Sesto San Giovanni, apprezzato allenatore di marcia con il capolavoro di Ivano Brugnetti portato al titolo olimpico della 20 km ad Atene 2004, ha le sue brave ragioni. Il motivo è la classifica a punti, che da sempre ha molto meno fascino delle medaglie conquistate, ma è assai più indicativa dell’effettiva situazione di un movimento. La graduatoria dà infatti la priorità ha chi ha un gruppo di atleti di grande livello piuttosto a chi possiede singoli fuoriclasse ma non produce altrettanta compattezza. Per ogni paese viene infatti tenuto presente il numero dei finalisti, cioè degli atleti che si piazzano tra i primi otto delle diverse competizioni, assegnando 8 punti alla medaglia d’oro, 7 a quella d’argento, 6 al bonzo e così via sino al punto di chi finisce ottavo. La Norvegia, per esempio, è al quinto posto del medagliere grazie a 3 atleti, con l’oro del decathleta Skotheim e del mezzofondista Ingebrigtsen e l’argento dell’ostacolista Warholm, seguita dalla Spagna che ha raccolto podi solo nella marcia e con appena due elementi, la Perez, seconda, e Martin, terzo, nelle prove individuali, poi al titolo in coppia nella gara mista di staffetta. Meglio non solo dell’Italia, appena 29ª per non aver conquistato ori, ma persino della Gran Bretagna, settima con il solo titolo della Hodgkinson sugli 800 a dispetto delle dieci medaglie. Ma nella graduatoria a punti iberici e vichinghi precipitano fuori dai primi dieci, in undicesima e dodicesima posizione, mentre i sudditi di Re Carlo risalgono al terzo posto alle spalle solo di Stati Uniti e Kenya e l’Italia finisce sesta, seconda dei paesi europei a pari merito con l’Olanda e ben davanti, per esempio, a potenze come la Germania e ai padroni di casa della Francia.

Italia, 17 finalisti a Parigi

Gli azzurri sono stati in grado di piazzare ben 17 finalisti, cinque di loro finiti a quel quarto posto che avrebbe dato ben altro aspetto al medagliere secondo la saggia definizione di Massimo Stano: «Ci vuole niente a trasformare l’oro in un piazzamento giusto un gradino giù dal podio». Attenzione: il quarto posto non è sfortuna, l’atletica è uno sport dove i piazzamenti si determinano per centesimi o per centimetri, e se finisci in quella posizione significa che in tre sono stati più bravi di te. Ma, in ogni caso, segnalano la competitività di una squadra, con gli azzurri protagonisti in ogni settore. I salti hanno avuto i bronzi di Furlani e Diaz, ma anche il quarto posto dello splendido Sottile nell’alto e il sesto della Molinarolo nell’asta entrambi al primato personale. Il mezzofondo, oltre alle imprese della Battocletti, ha esibito il record italiano di Arese, ottavo nei 1.500 più belli della storia olimpica, e della Vissa, pur fuori dalla finale, nel miglio metrico femminile. La velocità ha dato conferme con Jacobs e, sia pure con la questione Tortu, la staffetta, mentre la marcia, pur colpita dalla legge di Murphy con l’infortunio ad aprile di Stano e il Covid della Palmisano, resta una garanzia. Tra le controprestazioni, a parte quella di Antonella che ha pesato pure sulla prova di staffetta dove gli azzurri erano tranquillamente da medaglia, e ovviamente di Gimbo Tamberi afflosciato dalla colica, ci sono le prove di Leonardo Fabbri e Lorenzo Simonelli, campioni europei a Roma, quinto il primo e addirittura fuori dalla finale il secondo. Sia pure con modalità diverse, cattiva gestione della gara il fiorentino incapace di piazzare un lancio solido prima che la pioggia inzuppasse la pedana, forse eccesso di sicurezza il romano sulle barriere (quel biondo platino della capigliatura non poteva essere esibito a risultato ottenuto?) rappresentano a 27 e 22 anni un futuro certo nel peso e negli ostacoli. A dispetto di un bilancio di medaglie fatalmente inferiore a Tokyo, l’atletica azzurra può guardare con ottimismo al futuro. Si ricomincerà, guarda combinazione, proprio dalla capitale giapponese, sede dei prossimi mondiali nel settembre 2025. A condizione di rimanere lontani da Covid e calcoli renali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...