Banti-Tita, l’emozione di essere bicampioni

Gli azzurri bissano Tokyo entrando di prepotenza nell’Olimpo della vela, unici italiani della storia ad aver conquistato 2 ori consecutivi alle Olimpiadi
Banti-Tita, l’emozione di essere bicampioni© Getty Images

Solo il bizzoso vento ha cercato di opporsi, con la forza della sua indolenza, al vederli sul podio con la medaglia d’oro. Ma, alla fine, ha mollato anche lui. Non tanto, la baia marsigliese davvero non ha fatto gli onori di casa, ma sono bastati quei 4-5 nodi perché Ruggero Tita e Caterina Banti potessero finalmente chiudere l’ultima corsa, la Medal race, con la tranquillità dei dominatori e la felicità di chi davvero è entrato nel gotha dello sport italiano. Due olimpiadi, due ori.

Tradizione

Per la cronaca cronologica questo è stato il decimo della spedizione parigina, ma oggi Banti e Tita rispolverano una tradizione marinara italiana che, nella vela, venne illuminata dal mitico ammiraglio Agostino Straulino, che fece sentir tutti nipoti di Cristoforo Colombo, nella Olimpiade di Helsinki 1952. La sua barca era allora una Star. Oggi parliamo di Nacra 17, meravigliosi catamarani volanti che solo un vento di buona vena riesce ad esaltare nella loro potenza e prepotenza sportiva. Ieri soffiava a 4-5 nodi da Ovest-Sud Ovest: avvilente per ragazzi, atleti, che si erano preparati per tre anni alla prova. «C’è manco da esultare», si è lasciato scappare Tita mentre timonava verso l’arrivo. Come non ci fosse gusto. Poi l’esaltazione ha preso anche lui alla parola «Oroooo» che tutti hanno urlato. Regata da padroni del mare, secondi dietro ai francesi, ma tenendo a grande distanza gli argentini, gli unici dopo la falsa partenza, con penalizzazione, dell’equipaggio britannico che potevano impensierirli. E dunque Majdalani e Bosco, argentini d’argento, neozelandesi bronzo. Classifica fatta e Tita-Banti coppia da sballo. Lui nativo di Rovereto, lei romana della zona del Flaminio, duo nato sul lago di Bracciano, con l’oro nelle vene: 4 mondiali, tre europei, un solo bronzo mondiale all’inizio. Tre anni da dominatori delle vele per finire sull’Olimpo: i due azzurri sono gli unici velisti italiani della storia ad essersi aggiudicati due ori olimpici consecutivi. «La dedico al mio fidanzato: è stato un santo in questi tre anni, veramente duri», ha raccontato Caterina. E visto il tipo , deciso , scarno nelle parole, ma terribilmente preciso nel gestire le vele, c’è da crederle. Meno romantico Tita che il giorno prima era preoccupato di passare una notte insonne, ma con esercizi e il sugo di “mammà”, che si porta sempre dietro, ha ingannato l’attesa. Sostiene che mangiar pasta aiuta ad andare più veloci. Forse in barca a vela, e se il vento è d’accordo. E questa volta è stata davvero una lotta con soffio infelice di un vento distratto.

"Una gara da gestire"

Non c’era da mollare mai la presa per non perdere la piccola corrente vincente. E, infatti, il timoniere si è ben spiegato: «E’ stata una regata difficile. Il vento estremamente leggero complica le cose. Abbiamo gestito in modo tranquillo, senza rischiare, molto tattici. Dovevamo stare in controllo e pensare solo alla medaglia». «Magari oggi Ruggero si è annoiato e non se ne è accorto – dice scherzando la Banti – perché in barca senza vento può succedere. Ma abbiamo vinto il secondo oro olimpico, ed è meraviglioso». L’esempio degli inglesi («Si sono allenati con noi, mi spiace. Sappiamo quanto si sono impegnati. Lo sport è duro ma è la sua legge», racconta Tita), puniti per falsa partenza, ha messo tutti in guardia. I nostri avevano già provato l’esperienza a inizio regate. «Questa era una giornata da gestire mentalmente e ce l’abbiamo fatta», conclude Caterina Banti che nel 2022 ha vinto il “Rolex World Sailor of the Year” quale miglior velista del mondo. E così pure Tita fra i maschi. Briciole di gloria sparse per tutto il mondo che oggi si rapprendono nella bellezza di essere coppia d’oro. Però vedete la diversa mentalità, al netto del fatto che ormai nella vela c’è parità di genere: 50 per cento uomini e 50 donne. Mentre Caterina pensa al fidanzato, Tita sta già puntando alla prossima avventura («Niente dedica, punto alla prossima regata») e ha dato appuntamento alla Coppa America. Lei Marianna, di (secondo) nome e di fatto, ovvero “la donna che eleva”, lui corsaro.

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