Prima notizia: le 40 mila firme su change.org, la petizione delle Iene sostenuta da Tuttosport perché Alex Schwazer possa andare alle Olimpiadi, essendo stato perseguitato da una macchinazione a base di provette taroccate e falso, smascherata dal Tribunale d Bolzano. Seconda notizia: il voto unanime alla Camera in favore dell’olimpionico di Pechino per rompere il silenzio assordante delle istituzioni sportive internazionali. A cominciare dall’ex Iaaf, oggi World Athletics, presieduta da Lord Sebastian Coe, già vice di Lamine Diack al vertice dal 1999 al 2015, condannato il 16 settembre 2020 dal Tribunale penale di Parigi a quattro anni di carcere, di cui due sospesi, per il suo coinvolgimento nella rete di corruzione che aveva lo scopo di coprire casi di doping in Russia. Argomenta l’onorevole Daniele Belotti (Lega), incrociato su Gr Rai Parlamento durante «La Politica nel pallone», la trasmissione di Emilio Mancuso: «La risoluzione della Commissione Cultura e Sport è stata sottoscritta da tutti i partiti perché è una questione di giustizia di fronte ad un episodio probabilmente di malagiustizia, almeno per quanto è stato appurato dal tribunale di Bolzano. Noi riteniamo che Schwazer stia pagando un prezzo enorme alla sua carriera: gli è già stato impedito di partecipare alle Olimpiadi del 2016 dov’era il favorito da battere. Ora speriamo che, a 36 anni, possa almeno disputare le Olimpiadi di Tokyo. La sentenza del Tribunale di Bolzano dice che non solo non era colpevole di doping, ma, probabilmente, c’è il forte sospetto sia stato vittima di un boicottaggio nei suoi confronti. Di fronte a questo non vuoi dare ad un atleta la possibilità di disputare le sue ultime Olimpiadi? E’ una questione di giustizia e di risarcimento nei confronti di un cittadino che è stato accusato per 4 anni e mezzo. Speriamo che le istituzioni sportive internazionali possano prendere atto di questa mobilitazione in Italia che vede tutti a favore di Alex. Questa unanimità nasce perché è la prima volta che si vede una cosa del genere. Una sentenza che stravolge quella del tribunale sportivo. Qui parliamo di un atleta che è stato boicottato, è stato vittima: come si può restare indifferenti? Schwazer è un atleta di punta, un patrimonio dello sport italiano che va assolutamente tutelato. Di fronte ad una sentenza di un tribunale italiano come può il tribunale sportivo internazionale non prendere atto che la sentenza di 4 anni e mezzo fa potrebbe avere delle lacune ed essere rivista? Sarebbe una doppia ingiustizia nei confronti di Schwazer e una scarsa considerazione nei confronti dell’Italia e del suo sistema giudiziario».
A questo proposito, per tenere viva la memoria di Coe, il Lord che ha ammonito l’Italia «a non essere dalla parte sbagliata della storia per una sentenza basata su teorie di manipolazione inverosimili», ricordiamo un passo delll’ordinanza di archiviazione «perché il fatto non sussiste», firmata dal giudice Walter Pelino di Bolzano: «La Wada e la federazione mondiale di atletica hanno operato in maniera totalmente autoreferenziale, non tollerando controlli dall’esterno fino al punto di produrre dichiarazioni false. Sussistono forti evidenze del fatto che nel tentativo di impedire l’accertamento del predetto reato sono stati commessi una serie di reati che di seguito si elencano: falso ideologico, frode processuale, falso ideologico finalizzato a coprire il precedente falso; falso ideologico, frode processuale e diffamazione». L’avvocato Gerhard Brandtstaetter ha spedito il ricorso al Tribunale Federale Svizzero. La lunga marcia di Alex continua.