Con l’ironia che lo contraddistingue, Danilo Petrucci potrebbe sottolineare di essere allo stesso livello di Marc Marquez, almeno per quanto riguarda il contributo alle 100 vittorie in MotoGP della Ducati, con due successi. Non prima, però, di aver puntualizzato che in un weekend della Superbike ha vinto più che in dieci anni di MotoGP. Coronando anche l’ultimo sogno che gli era rimasto nella carriera, il successo in quella SBK che con la sua vicinanza al pubblico - complice il fatto che si corre con moto di derivazione stradale - rappresenta al meglio lo spirito del quasi 34enne ternano. Un pilota e un uomo d’altri tempi, quando i centauri potevano cimentarsi con buoni risultati in vari ambiti e specialità: oggi Danilo è un’eccezione, capace di vincere in MotoGP, nel Mondiale Superbike, nel MotoAmerica e persino lontano dall'asfalto, nel deserto della Dakar.
Petrucci: "Una passione che potrebbe uccidermi"
Altri tempi, come quelli in cui nominare Cremona era una delle poche vie per far sparire il buonumore dal volto di Petrux. "Fu teatro del primo grave incidente della mia carriera, facendo Cross - racconta il pilota umbro nato nell’offroad - : avevo 11 anni, e del braccio sinistro mi restò praticamente soltanto l'osso. Fare tripletta in Superbike a Cremona nel weekend mi ha permesso di chiudere un cerchio: Cremona era il posto peggiore della mia vita, forse ora è quello migliore". Il tris, approfittando anche dell’assenza dell’infortunato Toprak Razgatlioglu, ha permesso a Danilo di vivere un lieto fine anche pensando a un ulteriore incidente facendo Cross. In questo caso molto più recente e rischioso. "A metà aprile ero in ospedale con la faccia completamente sfigurata e la clavicola e la scapola tutte rotte, dopo essermela vista davvero brutta. Il dottore mi chiese perché stessi facendo tutto quello: risposi che quella è la mia passione, è ciò che mi tiene in vita, anche se forse potrebbe uccidermi...".
Petrucci e il destino da Calimero
L’incidente primaverile a Cingoli ha impedito a Petrucci di correre ad Assen dove, incredibilmente, proprio il suo sostituto Nicholas Spinelli ha regalato al Team Ducati-Barni il primo successo in Superbike, in una corsa resa lotteria dal meteo variabile. Un destino da Calimero per Danilo, che però ha dovuto attendere soltanto pochi mesi per essere “risarcito” con i primi trionfi nella SBK, di fronte al pubblico di casa in visibilio sotto il podio. Un remake di quanto accaduto in MotoGP cinque anni fa: anche allora l’umbro ruppe il ghiaccio in Italia, bagnando la Festa della Repubblica con la volata vincente nientemeno che al Mugello, contro Marc Marquez e Andrea Dovizioso. Quel giorno, il pilota “del popolo”, amato perché in fondo ci si affeziona a chi non vince, tagliò il primo grande traguardo di una carriera nata lontano dalle consuete formule promozionali, poiché le piccole cilindrate mal si conciliavano con la stazza e il peso di Petrucci (vietato chiamarlo “Danilone”, quello è suo padre).
Petrucci e l'ultimo step prima del titolo
Per arrivare in MotoGP passò per le derivate dalla serie, come la Stock: nella classe regina iniziò da fondo schieramento, per arrivare a conquistare una sella ufficiale Ducati - al posto nientemeno che di Jorge Lorenzo - dopo una lunga gavetta. Ma a mancare fu l’ultimo step, quello che separa i bravi piloti da chi vince i titoli: troppo buono, forse, troppo onesto (anche a costo di "flagellarsi"), e non abbastanza cinico. Ma la passione non è mai svanita, nemmeno dopo un 2021 in cui la Ktm targata Tech 3 avrebbe fatto passare la voglia a tanti. A riconciliare Petrux con le due ruote è stata l’esperienza alla Dakar saudita, coronata con il successo di tappa all’Epifania del 2022, a Riad: un’impresa titanica per chi, soltanto due mesi prima, guidava in pista in mezzo a Valentino Rossi, Marquez e quel Pecco Bagnaia a cui aveva ceduto la sella ufficiale Ducati.
Petrucci: "Obiettivo top 3 al mondo nel 2025"
La scelta di vita di un anno negli States ha accompagnato Petrucci nel Mondiale Superbike, un ambiente più ruspante e meno ingessato, quindi più vicino al ternano, maggiormente a proprio agio in un paddock più aperto al pubblico, con il quale la simbiosi è forte: Danilo infatti si è sempre sentito come un tifoso a cui è stata offerta la possibilità di correre in mezzo ai marziani. E chissà se, dopo Cremona e una tripletta al culmine di un periodo da otto podi in nove manche con cui ha ipotecato il titolo tra i piloti non ufficiali, cambieranno pure gli obiettivi: "Nel 2025, mi piacerebbe essere nella Top 3 del Mondiale".