L'autoironia delle ultime righe racchiude alla perfezione il senso del libro: «Per chi ancora non mi conoscesse e volesse accompagnarmi nelle prossime sfide, mi trovate su Twitch, TikTok, Instagram, Facebook... Mi riconoscerete subito, mi manca una cosa abbastanza evidente: la capacità di restare fermo più di cinque minuti di fila». Andrea Pusateri è così, spiazzante nei fatti e pure nelle parole. Perché la “cosa” che gli manca è la gamba persa in un incidente alla stazione ferroviaria di Monza quando aveva quattro anni. Ma nelle centosessanta pagine di “I limiti non esistono” (Piemme, 17,90 euro) al centro della narrazione non mette la gamba che non ha. Ed è perfettamente logico, però ti appare così soltanto dopo avere letto e approfondito la sua riflessione, ovvero che l’essenza di una persona non si definisce da ciò che non è o non ha, ma da ciò che è o ha: Erich Fromm non avrebbe dubbi e sceglierebbe ciò che si è, chiaro, tuttavia questa è un’altra storia...
Da questo punto di partenza si sviluppa la storia di Pusateri, da quando ha cominciato a esprimersi con la bicicletta al primo successo, nel 2014 in Svizzera, e alla Coppa del Mondo vinta l’anno dopo a Maniago, appena tre mesi dopo un tremendo incidente per il quale è rimasto una settimana in coma farmacologico all’ospedale di Varese. Con una scrittura coinvolgente e avvolgente, Pusateri dipinge un autoritratto nel quale emerge il desiderio che diventa tutt’uno con la necessità di fissare ogni volta un nuovo traguardo da superare. E non fermarsi, non fermarsi mai, perché soltanto così si riesce in qualche modo a definirsi. Così, nel 2019 comincia a dedicarsi al triathlon nel circuito Iron Man e due anni dopo va alla scoperta del mondo delle maratone e delle mezze maratone. La chiave del libro, quella che lo rende differente rispetto alle numerose opere per tematica simili, è la leggerezza. La forza sta proprio nel disincanto con il quale mette il lettore di fronte agli eventi e lo rende partecipe consegnandogli una lente speciale senza la quale ci si perderebbe nella banalità della retorica, che sta sempre dietro l’angolo. Per allontanare la quale, Pusateri si affida anche alla fantasia di certi dialoghi e a personaggi inventati per quanto ispirati a storie realmente accadute: li riassume nella serie di capitoli intitolati come il suo profilo Twitch, PusaTheKing.
Ma siccome non ci si deve accontentare mai, ecco che nelle righe conclusive Pusateri svela la nuova mission: «La mia avventura però non è ancora finita, tutto il contrario. Il mio progetto principale adesso è aiutare altri atleti, nella veste di tutor e di motivatore. Vorrei provare a convincere le persone che i limiti spesso sono nella nostra testa e che abbiamo molte più possibilità di quelle che crediamo di avere. I social in questo sono di grande utilità, perché si prestano a condividere momenti di vita, con tutto ciò che significa, nel bene e nel male».