La Ferrari ricade nei suoi mali: la cura si chiama Hamilton

I numeri sono migliori di quanto pensi (e dica) Leclerc. Ma la carica arriva da Lewis: "Non ho ripensamenti”
La Ferrari ricade nei suoi mali: la cura si chiama Hamilton

Macchina nata bene ma sviluppata meno efficacemente di quelle degli avversari? Piloti che pensano più alla classifica interna al box rosso che al quadro generale, tanto più in una stagione in cui l’obiettivo è il Mondiale costruttori? L’impressione è che la Ferrari stia ricadendo nei vecchi mali. Sono bastati i problemi canadese e una pista indigesta per riaccendere le ceneri mai spente di una rivalità poco proficua e a far perdere il focus a Charles Leclerc. Che Carlos Sainz sarebbe diventato un problema lo si sapeva fin dall’inizio dell’anno, dall’annuncio dell’ingaggio di Lewis Hamilton. E tutto è complicato da un mercato appeso al futuro di Max Verstappen (la Mercedes lo insegue e aspetta ancora) che ha relegato lo spagnolo a seconde e finanche terze scelte (è arrivata un’offerta Alpine, ma resta favorita la Williams motorizzata Mercedes). Così come era chiaro che il monegasco era atteso a un salto di qualità come pilota completo, in grado di gestire tutto e tutti, a partire dall’arrivo del Totem della F1. Così non pare essere. E pensare che il trionfo di Montecarlo era visto da tutti come una svolta.

Problemi Ferrari e la 'rivalità' Leclerc-Sainz

Forse ci vuole tempo, forse Barcellona sarà una lezione preziosa come lo è stata per Lando Norris nei confronti di Verstappen, ma a freddo, transitando da Maranello sulla strada per l’Austria, sede sabato di una Sprint e domenica dell’11° GP della stagione, sono ancora più significative le parole di Fred Vasseur già domenica, quando ha minimizzato il contatto fratricida e invitato tutti a concentrarsi sul migliorare i punti deboli. La qualifica, innanzitutto. Il team principal cerca di tenere la squadra concentrata e motivata, senza farsi prendere dal panico o seguire le tensioni tra Leclerc e Sainz. D’altronde i dati dicono che Charles ha parlato a caldo e con poca lucidità. Quella che serve a un campione, a chi vuole vincere il titolo. Quella che hanno Hamilton e Verstappen. Leclerc a Barcellona negli ultimi 42 di 66 giri ha tenuto quasi il passo dell’olandese che doveva difendersi dal ritorno di Norris: 3 secondi pagati contro i 19 nei primi 24 giri. Segno che la Ferrari non riesce ad accendere le gomme nella prima parte degli stint e che gli sviluppi non hanno risolto la questione.

"Non ho mai avuto ripensamenti": le parole di Hamilton

«Portare qualcosa di nuovo sulla macchina non si traduce naturalmente in un passo in avanti, così come non avere aggiornamenti non vuol dire fare un passo indietro - la difesa di Vasseur per il suo team di ingegneri -. E dobbiamo considerare che tutti stanno migliorando, che tutti portano cose nuove. E che a volte servono due o tre gare per estrarre il massimo dal pacchetto. Forse utilizzeremo meglio la vettura già in Austria». 
Una prova molto attesa per capire tante cose in Ferrari. Anche se una (ma già prima di queste gare) è chiara: a Maranello serve un pilota fenomenale, anche per vedere se può diventarlo Leclerc. E l’Hamilton visto nelle ultime due gare, specie in Spagna (dove il compagno giovane e veloce George Russell ha perso tempo e il podio in un’inutile lotta con Norris), toglie ogni dubbio sul fatto che sia integro e affamato. E poi parla già da capitano. Da chi può curare i vecchi mali rossi, dove non ci sono riusciti Alonso e Vettel. «Non so cosa è successo alle Ferrari nelle ultime due gare, ma stanno ad ogni modo progredendo - ha voluto mettere in chiaro Lewis -. A Barcellona hanno anche portato un pacchetto di aggiornamenti, non so perché hanno avuto un weekend opaco. Ma no, non ho mai avuto ripensamenti sulla mia scelta di lasciare la Mercedes per la Ferrari e non li ho di certo adesso». Parole che a Maranello servivano. 

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