Pagina 2 | Ferrari, Leclerc pare predestinato alla sindrome di Marquez

Un jolly, l’ultimo probabilmente. Sapendo che non cambierà il destino di questo campionato, ma forse quello di chi era per tutti il Predestinato. Il nuovo Messia Rosso, quello che avrebbe riportato il titolo mondiale a Maranello, missione per altro fallita da gente come Fernando Alonso e Sebastian Vettel.

Campione non affermato, ma in essere. Charles Leclerc doveva essere quello che è stato Pecco Bagnaia (arrivato in MotoGP nel 2019, l’anno dell’approdo in Ferrari del monegasco, e campione la scorsa stagione e dominante ora) per la Ducati, invece sta vivendo la parabola triste di Marc Marquez, l’ex padrone delle due ruote che ha perso la fiducia sul suo cavallo, la Honda. Non lo spirito giusto per affrontare la gara di casa nel tempio di Monza, quello che proprio quattro anni fa lo lanciò con il trionfo bis una settimana dopo il primo a Spa. Il GP d’Italia su una pista che sulla carta potrebbe non mostrare gli evidenti limiti della SF-23. Sabato in qualifica e ancor più domenica in gara non basterà sfruttare solo la grande velocità di punta, ma sarà un buon punto di partenza. Poi verrà il difficile: giocarsela bene o restare senza più cartre. E probabilmente voglia di crederci ancora.

Leclerc come Marquez?

Il paragone con lo spagnolo che dal 2013 al 2019 (anno che torna spesso in questa storia...) ha dominato il pianeta due ruote come Michael Schumacher, il Vettel della Red Bull, Lewis Hamilton e ora Max Verstappen è evidente. E al tempo stesso preoccupante. Se infatti il campione resta colui che fa la differenza (anche l’olandese con la RB19 dei sogni che con Sergio Perez appare quasi normale), è condizionato dal mezzo. Specie se non lo assiste. Anzi, ne frustra capacità, intenzioni, indole. Tanti errori di Leclerc, compresi gli ultimi dello scorso weekend in Olanda (a muro in qualifica, contatto al via con Norris che rovina la macchina e successiva chiamata non concordata di rientro nel box), assomigliano a quelli che hanno portato Marquez sull’orlo della crisi esistenziale (e a rompersi a ripetizione) prima della pausa estiva.

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Sulle orme di Marquez

Fino all’alzare biandiera bianca al Sachsenring, la pista-tenuta di caccia personale dello spagnolo. Provare ad andare forte come la Ducati lo portava a cadute a ripetizione.

«Devo cambiare atteggiamento: con questa moto se spingi ti fai male. Lavoriamo per realizzarne una vincente» l’annuncio di Marquez, che nel frattempo però ha iniziato ad andare più piano e a guardarsi intorno, offrendosi alla Ktm. Cercando anche di forzare la mano per una rescissione anticipata di contratto (valido per tutto il 2024). E quando ha capito che non era possibile ha dato un ultimatum alla Honda: il test post Misano, lunedì 12 settembre, quando proverà il prototipo del prossimo anno.

Il futuro incerto del monegasco

Leclerc non ha ancora esternato l’intenzione di alzare il piede, ma è evidente che l’atteggiamento del compagno Carlos Sainz, più attento a non andare oltre (e accettare quindi) i limiti della SF-23, mostra una strada. In più Charles non potrà provare la nuova Ferrari che Enrico Cardile sta realizzando a Maranello prima dei test di febbraio. Dovrà affidarsi alle promesse di Frederic Vasseur. Ma quelle che ha avuto un anno fa da Mattia Binotto sono state disattese. Come quelle dopo il trionfo di Monza 2019, fino all’inizio poi tradito del 2022. Ci crederà ancora? Fabio Quartararo, per rimanere nel paragone con la MotoGP dei campioni frustrati dalle case giapponesi, non lo fa più con la Yamaha. Ma non sa dove andare. E comunque dovrà aspettare il 2025, se Marquez lascerà la Honda. Leclerc che prospettive ha? Aspettare la pensione di Hamilton in Mercedes? Quella di Alonso in Aston Martin? Un ruolo da secondo in Red Bull? Meglio giocarsi il jolly. Senza sbagliare, accettando che non c’è solo la vittoria in palio.

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Sulle orme di Marquez

Fino all’alzare biandiera bianca al Sachsenring, la pista-tenuta di caccia personale dello spagnolo. Provare ad andare forte come la Ducati lo portava a cadute a ripetizione.

«Devo cambiare atteggiamento: con questa moto se spingi ti fai male. Lavoriamo per realizzarne una vincente» l’annuncio di Marquez, che nel frattempo però ha iniziato ad andare più piano e a guardarsi intorno, offrendosi alla Ktm. Cercando anche di forzare la mano per una rescissione anticipata di contratto (valido per tutto il 2024). E quando ha capito che non era possibile ha dato un ultimatum alla Honda: il test post Misano, lunedì 12 settembre, quando proverà il prototipo del prossimo anno.

Il futuro incerto del monegasco

Leclerc non ha ancora esternato l’intenzione di alzare il piede, ma è evidente che l’atteggiamento del compagno Carlos Sainz, più attento a non andare oltre (e accettare quindi) i limiti della SF-23, mostra una strada. In più Charles non potrà provare la nuova Ferrari che Enrico Cardile sta realizzando a Maranello prima dei test di febbraio. Dovrà affidarsi alle promesse di Frederic Vasseur. Ma quelle che ha avuto un anno fa da Mattia Binotto sono state disattese. Come quelle dopo il trionfo di Monza 2019, fino all’inizio poi tradito del 2022. Ci crederà ancora? Fabio Quartararo, per rimanere nel paragone con la MotoGP dei campioni frustrati dalle case giapponesi, non lo fa più con la Yamaha. Ma non sa dove andare. E comunque dovrà aspettare il 2025, se Marquez lascerà la Honda. Leclerc che prospettive ha? Aspettare la pensione di Hamilton in Mercedes? Quella di Alonso in Aston Martin? Un ruolo da secondo in Red Bull? Meglio giocarsi il jolly. Senza sbagliare, accettando che non c’è solo la vittoria in palio.

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