Castori, un grande ritorno

Da terzo allenatore stagionale del Sudtirol, in 2 partite ha raccolto 4 punti e con la bella vittoria di Bari ha messo le basi per salvare il club altoatesino che prima del suo arrivo aveva un piede in C
Castori, un grande ritorno© LAPRESSE

TORINO - Un grande ritorno, quello di Fabrizio Castori su una panchina di Serie B. A 70 anni compiuti l’11 luglio, l’allenatore di San Severino Marche, l’unico che ha diretto squadre in tutte le categorie, sia quelle professionistiche e che quelle dilettantistiche, lo scorso 8 dicembre ha accettato una delle sfide più difficili della carriera: provare a salvare il Sudtirol da terzo allenatore stagionale, visto che gli altoatesini avevano iniziato l’annata con Federico Valente e stavano pericolosamente sbandando con Marco Zaffaroni che consegnava a Castori una squadra ultima in classifica e reduce da quattro sconfitte di fila. Una roba da far tremare i polsi ma non quelli del ruspante allenatore marchigiano. Che ci ha messo poco a risollevare l’intera piazza e rimettere il club di Bolzano in linea di galleggiamento. Promettente ma beffardo l’esordio, il 2-2 del 14 dicembre nella tana del Druso contro il tosto Mantova, partita che va catalogata come una vittoria mancata: Sudtirol due volte avanti e due volte ripreso, l’ultima al 90’, su rigore di Aramu, prima sbagliato e poi trasformato sulla ribattuta. Risultato che poteva lasciare qualche scoria e invece, nel gelo altoatesino, Castori ha preparato al meglio la trasferta di sabato al San Nicola di Bari, violato all’89’ dalla rete del terzino italo-marocchino Hamza El Kaouakibi, 26 anni, alla sua seconda rete in B, su 52 presenze totali. E subito, la classifica del Sudtirol, ha assunto un altro volto. Ora i bolzanini - dopo essere stati per un mese la squadra con l’encefalogramma più piatto della B - hanno agganciato la zona playout perché se stai sul fondo e fai 4 punti in 2 partite, in questa B dalla classifica corta, fai presto a guadagnare posizioni importanti. Ma è una bella rivincita anche per lo stesso Castori, forse l’ultimo grande allenatore “italianista” del nostro calcio, capace di portare il piccolo Carpi in Serie A con una squadra che raggiunse la promozione facendo un possesso palla che in ogni partita non superava il 30%. Ma è riduttivo definire Castori come tutto dedito a “difesa e contropiede”, meglio parlare di calcio verticale e senza inutili fronzoli ma con molta attenzione nel non far giocare l’avversario. La vittoria di Bari ad esempio, è stata ineccepibile, tant’è che lo stesso Moreno Longo, tecnico dei pugliesi, ha pienamente riconosciuto il valore della prova degli avversari, successo dunque che non ha fatto una piega, che al Sudtirol mancava dal 6 ottobre, il sesto ottenuto da Castori in carriera a Bari e anche questo è un risultato non da poco, visto che raramente il tecnico marchigiano ha guidato squadroni e anche quando portò la Salernitana in A, nel 2021, non partiva certo per vincere il campionato. E ora sotto con la sfida di Santo Stefano, quando tutta la B scenderà in campo per l’ultima giornata del girone d’andata. Al Druso stavolta sbarcherà il Cittadella, anch’esso in ripresa (reduce dal 3-1 alla Reggiana). Ma se Castori dovesse centrare la seconda vittoria di fila, potrebbe anche ritrovarsi con la squadra in zona salvezza, cioé anche sopra i playout, dopo averla ereditata, appena tre partite fa ultimissima e con un piede in C. Sarebbe una gran risposta per chi, troppo frettolosamente, considerava Castori sul viale del tramonto, viste le ultime due esperienze in panchina: prima la retrocessione col Perugia (ma quella squadra non poteva salvarsi), poi quella con l’Ascoli (maturata però con Massimo Carrera in panchina da marzo). Ma ci vorrebbe più rispetto per un uomo a cui nessuno ha mai regalato nulla, disputando in carriera 2 campionati di A, 18 di B e 8 di C. Giù il cappello!

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