Samp e Sottil: che binomio sarà?

Il tecnico nato a Venaria Reale, figlio del vecchio Filladelfia, ha tutti i mezzi per raddrizzare la stagione della Sampdoria che stava rischiando un prematuro naufragio con Pirlo
Samp e Sottil: che binomio sarà?© TVRG Roberto Garavaglia/ag. Aldo Liverani

TORINO - Andrea Sottil, originario di Venaria Reale, sontuosa periferia di Torino,  ex difensore, uno degli ultimi figli del vecchio Filadelfia, classe 1974, 50 anni compiuti il 1° gennaio, ha debuttato con uno 0-0 sulla panchina della Sampdoria, nel Tempio di Marassi, contro il Bari di Moreno Longo - altro tecnico che sa di granata - raccogliendo la complicata eredità di Andrea Pirlo, il cosiddetto Maestro, il quale, per essere stato esonerato alla 3ª giornata e con un solo punto in saccoccia, deve averla combinata grossa, tipo, ipotizziamo non proprio a caso, non aver fatto breccia fra i senatori della squadra, elementi che sino a ieri hanno dimostrato di padroneggiare la Serie B più di quanto lo stesso Pirlo abbia dimostrato nella sua esperienza con la categoria, in poco più di un anno di permanenza in blucerchiato. Tutto passato. Ora tocca a Sottil. Che, giova ricordarlo, nella sua carriera da allenatore, deve tutto o quasi alla Serie B: mai avrebbe conquistato la panchina di A dell’Udinese senza quel formidabile anno e mezzo che visse, in precedenza, ad Ascoli Piceno, profonde Marche. Era il Natale 2020, Sottil sbarcò due giorni prima della nascita di Gesù, raccolse una squadra a pezzi, data da tutti per spacciata, sicura retrocessa in C per gli addetti ai lavori, dopo essere passata per altri due allenatori, Valerio Bertotto e Delio Rossi, uno più fallimentare dell’altro. Ma lui, Andrea Sottil che veniva da una gavetta che sembrava non dovesse finire mai, non fece una piega, si rimboccò le maniche e a fine stagione salvava l’Ascoli senza passare neanche per i playout, Squadra in cui il futuro sampdoriano Sabiri tirava certe punizioni che sembrava di rivedere il piede di Juninho Pernambucano. Dove il bosniaco Riad Bajic arrivò a segnare 12 gol (ora giostra in Turchia, all’Ankaragoku). E poiché quella squadra viaggiava con una media punti da zona playoff, la stagione successiva Sottil - nonostante la folta e più qualificata concorrenza - portò l’Ascoli al 6° posto e dunque ai playoff, eliminati in casa al turno preliminare dal Benevento. Ma tanto ormai l’impresa era stata fatta e da lì a poco Sottil si accordava con l’Udinese. Per allenare in ìquella Serie A che da giocatore frequentò per anni e anni: Torino, Fiorentina, Atalanta, Udinese, Reggina, Genoa, Catania, Rimini e Alessandria, le tappe di una carriera di quel Sottil che fu un bel mastino di difensore rigorosamente centrale, coi capelli sempre un po’ impomatati e la faccia da duro, ma poi proprio duro in campo non era, e il gol se ti marcava te lo dovevi sudare, quasi sempre.

E adesso la panchina della Sampdoria (chissà che cosa ne pensano i suoi vecchi amici granata, vista la fratellanza che lega il Torino al Genoa). Però lo 0-0 nell’esordio col Bari è tutt’altro che disprezzabile. Partita segnata dall’espulsione del blucerchiato Vulikic dopo un quarto d’ora. Così in 10 contro 11, Sottil ha avuto l’occasione di lavorare sulle fondamenta della squadra, cioè come si dice adesso ,intervenire sulla fase difensiva, registrandone i meccanismi e chiudendo, seppur in inferiorità numerica, la prima partita di questa B blucerchiata senza subire né l'avversario né gol, Perché in precedenza, la SamPirlo aveva esordito col 2-2 di Frosinone, poi era passata per lo 0-1 al Ferraris contro la Reggiana e lì a critica aveva caricato i fucili per il plotone d’esecuzione che si preparava per la tappa successiva, la rocambolesca sconfitta per 3-2 di Salerno: campani subito avanti con un gol regalato a Simy dalla difesa blucerchiata, coi liguri che la pareggiavano dopo 3’ con Tutino (assist di Coda) portandosi in vantaggio con Coda (assist di Tutino), già al 21’. Gara che pareva in pugno ma la SamPirlo nella ripresa si squagliava come una bufala campana e subiva il pari all’ora di gioco ad opera del cileno Diego Valencia, fino al gol del definitivo 3-2, realizzato nel finale da un interessante attaccante olandese, in prestito dal Verona, Jayden Braaf, con radici nel Suriname. Ecco, probabile che con Sottil, partitecome quella dell'>Arechi,  i tifosi blucerchiati non dovrebbero vederne, specie se l’uomo di Venaria Reale - ma che da anni ha scelto di vivere in Sicilia - riuscirà a dare all’undici blucerchiato doti di temperamento. Che, alla resa dei conti, è ciò che più manca a questa squadra, giacché, in fatto di ardimento agonistico, la squadra era deboluccia già nella passata stagione. e non ci si può sempre salvare con la tecnica d'alto livello. Certo, la classifica resta brutta ma tutt'altro che irreversibile. e poi la sosta per le Nazionali consentirà a Sottil di avere due settimane di tempo per preparare al meglio la trasferta della ripresa, domenica 15 settembre, in casa dei lupi silani del Cosenza  - storrica  alleaata del Genoa, stessi colori sociali, ma non solo -, appena orbato di 4 punti in classifica dal Tribunale Federale Nazionale. Dopo quella sentenza però, il Cosenza di Massimiliano Alvini parave bene il colpo e quasi andava a vincere a Palermo, finita 1-1, risultato che però lascia così il Cosenza ultimo, dove in realtà, senza penalizzazioni, dovrebbero figurare la Sampdoria e il Bari. Il presidente Matteo Manfredi comunque, il “salvatore” dell clan blucerchiato, che nel giorno in cui compiva 46 anni (il 28 agosto, Sant’Agostino, il filosofo dell’”ama e fa ciò che vuoi”), ha deciso di esonerare Pirlo ,ha dato a Sottil la rosa sulla carta più forte della B. E Sottil ha i mezzi  - morali e non solo - per dimostrarlo.

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