Perché il Pisa può essere da A

Inzaghi guida il campionato con gli stessi punti che aveva D'Angelo dopo 8 partite nel 2021. Stavolta però, le big hanno grossi problemi mentre i nerazzurri sono fra i più solidi: si può tornare in quella massima serie che manca dal 1991
Perché il Pisa può essere da A© LaPresse

TORINO - Dopo otto giornate, il Pisa di Filippo Inzaghi ha 19 punti, lo stesso bottino che raccolse dopo le prime otto partite il Pisa della stagione 2021/22, con D’Angelo in panchina. Paragone non casuale, si tratta delle migliori due partenze del Pisa da quando il club nerazzurro è tornato in Serie B nel 2019, due campionati che emergono su tutti gli altri, passati, compreso quello appena trascorso, nell’anonimato della classifica. Resta il fatto che, mantenendo questa media punti (ora è di 2.37 a gara), i toscani di Alexander Knaster - imprenditore britannico naturalizzato statunitense che prima del Pisa con Vialli provò a prendere la Samp da Ferrero - salgono in A in carrozza, categoria che il Pisa non frequenta dal 1991. Insomma, ora più che mai, la lunga semina del Pisa potrebbe portare a quel raccolto tanto atteso. Ci si andò vicino nel 2022, quando la squadra non seppe essere all’altezza di quel formidabile avvio di stagione. Ci si mise di mezzo anche l’esplosione di Lucca: raccolti parecchi consensi - a iniziare da quelli dell’allora ct Mancini - l’attuale centravanti della Nazionale e dell’Udinese, “sparì” per il resto della stagione, fattore che forse alla fine fece la differenza (una volta il tecnico D’Angelo arrivò a non convocarlo per motivi disciplinari). Stavolta potrebbe essere tutta un’altra storia, anche perché il gruppo nerazzurro sembra plasmato a immagine e somiglianza di Superpippo Inzaghi, uno che ad allenare in A avrà avuto i suoi grattacapi, ma che in B non sbaglia una stagione e che col suo arrivo ha risvegliato una piazza che con Aquilani era quasi andata in letargo e aspettava solo che passasse la nuttata. Eppure, la rosa non è molto dissimile da quella della passata stagione. Ma la differenza la fa la diversa conduzione. Ad esempio, Tramoni non è mai stato così forte (già 3 gol e 2 assist in 6 partite), per non parlare della crescita e della maggior centralità di un fantasista come Arena che Aquilani ingiustamente trascurava. In più, rispetto alla scorsa stagione, c’è anche l'affermazione del centravanti Nicholas Bonfanti, classe 2002, che nella scorsa stagione era arrivato a gennaio da Modena e aveva passato i primi sei mesi del 2024 ad ambientarsi nella nuova piazza. Ora Bonfanti è capocannoniere della B, 4 gol come Coda (Samp), Shpendi (Cesena), Pio Esposito (Spezia) e Thorstvedt (Sassuolo). Ma attenzione, perché nell’ultimo successo pisano, il 3-1 al Cesena col quale si sono fortemente ridimensionate le ambizioni dei romagnoli, la partita è stata sbloccata dal danese Lind, altro 2002, partito titolare al posto di Bonfanti che in settimana era stato frenato dall’influenza. Ma Lind difficilmente può essere considerato il suo rincalzo, visto che è stato il maggior investimento fatto in estate dal Pisa (circa 3 milioni) e che si sta ancora ambientando in Italia. Tuttavia, questo Pisa che guida la B con 3 punti di vantaggio sull’imbattuto Spezia e 4 sul Sassuolo terzo da solo, rischia ancora di perdere due punti, anche se nel clan nerazzurro trapela sicurezza. Ci si riferisce al caso Desogus, che ha trasformato l’1-1 della 3ª giornata, trasferta a Cittadella, in 0-3 a tavolino per il Pisa. In 1° grado, il Giudice Sportivo aveva dato ragione ai veneti e omologato il risultato del campo, nonostante nella distinta dei granata veneti non figurasse il nome di Desogus, subentrato nella ripresa. In Appello invece, dopo la lettura delle motivazioni, il Pisa si è sentito ancora più tranquillo: non solo il Tribunale ha dato due punti in più ma ha certificato che l’arbitro soltanto alla fine del primo tempo fosse stato avvisato dell’errore. E così il verdetto del Collegio di Garanzia del Coni - arriverà non prima di dicembre - non dovrebbe discostarsi da quello dell’Appello, anche per non creare un precedente pericoloso che varrebbe per ogni sport. Intanto, alla ripresa dopo la sosta per le Nazionali, il Pisa di Inzaghi sarà di scena al Druso di Bolzano, tana di questo strano Sudtirol di Valente, l’unica squadra di questa Serie B che non ha ancora pareggiato (4 vittorie e altrettanti ko): sabato 19 ottobre, fischio d’inizio alle 15, si avranno ulteriori risposte sulla solidità di questo Pisa che potrebbe davvero essere lanciato verso la Serie A. Inzaghi “fiuta” l’impresa, perché nessuno a inizio stagione quotava i nerazzurri come possibili protagonisti del campionato. E così, da par suo, subito dopo il 3-1 al Cesena ha dato la linea per il futuro: “La pressione? Non dobbiamo sentirla. Se mai, toccherà a qualcun’altro…”. Già magari, alle 4 grandi (presunte) big che a inizio stagione venivano indicate come le favorite per la A. Ma a parte il Sassuolo - comunque distanziato dal Pisa - per Palermo, Sampdoria e Cremonese finora ci sono stati soprattutto guai. Altro fattore che fa ben sperare a Pisa: se anche le big steccano, può essere davvero la volta buona che i nerazzurri, 34 anni dopo, potrebbero riprendersi quella categoria lasciata ai tempi de mitologico presidentissimo Romeo Anconetani, uno che ha fatto la storia del calcio italiano. 

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