Cosenza 35 anni dopo, giustizia per Bergamini: la data della prima sentenza

Nel 1989 tutti lo vedevano come un futuro campione: poi quella telefonata che gelò il sangue ai compagni...
Cosenza 35 anni dopo, giustizia per Bergamini: la data della prima sentenza© ANSA

COSENZA - Sessanta udienze, più di duecento testimoni, perizie e controperizie, tre anni di processo e una sentenza di primo grado attesa per l’uno ottobre a quasi trentacinque anni dalla sua morte. Quello di Donato “Denis” Bergamini è il più grande cold case dello sport italiano che avrà un primo epilogo con la sentenza che pronuncerà nelle prossime settimane il collegio giudicante della Corte d’Assise del Tribunale di Cosenza (Paola Lucente presidente e Marco Bilotta a latere). Il 18 novembre del 1989 il centrocampista di Argenta di Ferrara, in forza al Cosenza, fu trovato cadavere sulla Strada Statale 106 jonica nel comune di Roseto Capo Spulico, uno degli ultimi della Calabria prima della Basilicata. Oltre cento chilometri di distanza dal luogo nel quale il centrocampista del Cosenza, all’epoca allenato da Gigi Simoni, avrebbe dovuto trovarsi in ritiro con i compagni di squadra. Compagni di squadra ignari di quanto accaduto e che stavano festeggiando perché per la prima volta Bergamini stava facendo tardi alla cena e gli sarebbe toccato pagare una multa. Cosa mai accaduta prima.

Caso Bergamini, cosa successe

Quando il telefono del Motel Agip squillò, nessuno immaginava la notizia che sarebbe stata comunicata. Dall’altra parte del telefono Isabella Internò, all’epoca ventenne, ex fidanzata di Bergamini. Fu lei a chiamare da un bar-trattoria di Roseto Capo Spulico. Chiese di parlare prima con l’allenatore Gigi Simoni, poi con il capitano, Ciccio Marino. La notizia arrivò prestissimo anche a Cosenza, una città letteralmente sconvolta da quanto appreso. Il papà di Denis, Domizio, la sorella donata e uno zio si precipitarono in Calabria. Denis si era “tuffato” sotto le ruote di un camion. Fu la versione dell’ex fidanzata, Isabella Internò, confermata dal camionista, Raffaele Pisano (poi assolto in due gradi di giudizio dal reato di omicidio colposo). La versione del suicidio non ha mai convinto nessuno né a Cosenza, né a Ferrara, ma evidentemente era bastata all’allora Procura di Castrovillari e ai militari che eseguirono le prime indagini e i rilievi (poi rivelatisi non corrispondenti agli eventi reali). Una versione, quella del suicidio, che ha resistito fino al 20 settembre del 2021, quando il gip del Tribunale di Castrovillari, accogliendo tutti i rilievi dell’avvocato Fabio Anselmo, coadiuvato dagli avvocati Silvia Galeone e Alessandra Pisa, su richiesta della Procura di Castrovillari rappresentata dal sostituto procuratore Luca Primicerio, accoglie la richiesta di rinvio a giudizio e manda a processo Isabella Internò con l’accusa di concorso in omicidio volontario pluriaggravato, reato per il quale non esiste prescrizione.

Bergamini, la causa del decesso

Tutto questo frutto del meticoloso, costante e insistente lavoro dell’allora Procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla. E grazie anche a una famiglia, quella di Donato Bergamini, che per decenni ha cercato la verità anche a costo della propria vita, spesso messa a repentaglio da una fatica immane nel tenere viva l’attenzione e raccogliere materiale. Il 25 ottobre del 2021 la prima udienza, poi una serie di testimonianze, ma soprattutto perizie che hanno messo in evidenza come Denis Bergamini fosse già morto quando le ruote del camion guidato da Pisano sormontarono il corpo del centrocampista destinato negli auspici di tutti a una carriera straordinaria. Alla Corte d’Assise di Cosenza, gli scienziati hanno consegnato la verità oggettiva: Giorgio Bolino, che svolse consulenza medico legale nel 2011; Roberto Testi, che redasse la relazione tecnica nel 2013 prima di un’altra congiunta con il collega nel 2015; Vittorio Fineschi, professore di fama mondiale, al quale fu chiesto un parere tecnico nel 2016 dall’avvocato Anselmo; Margherita Neri che partecipò come consulente del Pm all’autopsia e agli accertamenti condotti nel 2017 sul corpo di Denis, tutti costoro hanno dichiarato che Denis Bergamini morì per asfissia meccanica violenta, come già era dimostrato dall’autopsia del dottor Avato nel 1990. Denis non si è suicidato, ma è morto soffocato, probabilmente strangolato. L’uno ottobre sarà scritta la prima verità processuale sulla morte di Donato “Denis” Bergamini.

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