Como ultimo: i perché della crisi

Fino alla scorsa stagione, con acquisti mirati e non dispendiosi, le cose filavano lisce. Da queste estate si è passati ai colpi ad effetto (non solo Fabregas) col risultato che  la squadra non ha ancora vinto ed ha la peggior difesa. Longo spera in Chajia e Bellemo
Como ultimo: i perché della crisi© ANSA

TORINO - La cosa curiosa, di questa crisi del Como, che è arrivata quando la società ha cambiato linea sul mercato. Fino alla passata stagione, il club con la proprietà più ricca d’Italia (i fratelli indonesiani Hartono, che hanno fatto una fortuna col commercio del tabacco), si era tenuto alla larga dai colpi ad effetto. I nuovi proprietari, subentrati a Como il 4 aprile 2019, avevano costruito l’ascesa alla B (conquistata nella primavera del 2021 superando alla penultima giornata l’Alessandria), con scelte oculate e tutt’altro che esose, ben al di sotto delle loro sconfinate possibilità economiche. Scelte comunque funzionali, perché anche nella passata stagione era arrivata una comoda salvezza, con l’obiettivo di fare qualcosa di più per questa annata, conquistare i playoff, almeno. Ora però, dopo 7 giornate, il Como è ultimo, zero vittorie e 3 punti frutto di altrettanti pareggi, con la peggior difesa (14 gol al passivo, 2 a partita). E appunto, questo preoccupante risultato arriva con una strategia sul mercato che nella scorsa estate è cambiata. Non solo il 35enne Fabregas, già Campione del Mondo e d’Europa. Ma anche altri nomi pesanti come Cutrone, Baselli, Faragò, Mancuso, un giovane di sicuro avvenire come Da Riva, un promettente difensore inglese come Binks, reduce dalla A col Bologna. Eppure, non sta funzionando: perché? Premesso che dopo 7 giornate non si possono già trarre le conclusioni, il preoccupante avvio di stagione dei lariani va sicuramente ricondotto anche ai problemi di salute dell’allenatore Giacomo Gattuso, andato in panchina solo alla 1ª giornata e poi rilevato dal vice Guidetti. La società ha voluto trattare con rispetto quella che è una storica bandiera dei lariani e ha sperato fino all’ultimo di poterlo rivedere su quella panchina su cui meritava di sedersi, dopo aver riportato il Como in B e dopo la buona salvezza della passata annata. Però, per l’avvicendamento, si è perso un po’ troppo tempo. La società ha atteso a lungo e invano il sì di D’Angelo quando era chiaro che mirava a tornare a Pisa, come poi puntualmente accaduto. La scelta è caduta quindi su Moreno Longo che il 29 luglio si era svincolato dall’Alessandria. Di certo non un ripiego, visto che Longo ha un curriculum superiore a quello di D’Angelo. Ma nel suo esordio, venerdì scorso a Cosenza, tonfo per 3-1, i problemi che c’erano prima di lui sono ricomparsi amplificati, il risultato dice già quasi tutto: il Como ha confermato di avere valori tecnici notevoli, tant’è che ha fatto la partita ma è stata battuta dalla maggior concretezza dei calabresi. Longo è ripartito dal 4-3-1-2 visto nella precedente uscita. Nei giorni di vigilia però, l'ex tecnico del Toro, sul grande dilemma, come utilizzare Fabregas, lasciava trapelare che per lui la soluzione migliore sarebbe un centrocampo a 5 che assista al meglio lo spagnolo. Chissà, il 3-5-2 potrebbe essere adottato domenica quando i lariani ospiteranno il Perugia, che ha appena un punto in più, dunque sfida delicatissima per entrambe. Certo, c’è tutto il tempo per raddrizzare la stagione. Ma non sarà semplice per Longo trovare quella scintilla che accenda la squadra fino a farla esprimere come i nomi eccellenti di cui dispone farebbero pensare. La riscossa potrebbe passare anche dal pieno recupero di Chajia (che un anno fa, prima del brutto infortunio, spaccava le partite) e dal rientro di capitan Bellemo che potrebbe dare più sostanza alla mediana.

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