TORINO - In B, delle quattro squadre provenienti dalla C - Feralpisalò, Reggiana, Catanzaro e Lecco - i calabresi di Vincenzo Vivarini sono quelli che vanno tenuti più d’occhio. A Catanzaro si torna a sognare come ai tempi d’oro, quelli targati ere calcistiche fa, quando un certo Massimo Palanca, in Serie A, sapeva segnare direttamente da calcio d’angolo. O Edi Bivi era una sentenza da bomber. I tifosi calabresi che hanno avuto il piacere di vedere le loro imprese dal vivo, tramandano ai più giovani il mito di quel Catanzaro che ha fatto la storia del club, stazionando con una certa regolarità in A fra Anni 70 e inizio Anni 80. E adesso, ci si può riprovare. Perché il Catanzaro che torna in quella B che non frequenta dal 2006, dopo una stagione da record dominando l’aspro girone C della Lega Pro, ha tutti gli ingredienti giusti, a iniziare dall’euforia che si respira in città, per meditare il doppio salto di categoria, magari preparandolo a fari spenti, ma sotto sotto pensandoci. Del resto, lo stesso Vivarini ha parlato di Catanzaro che possa giocarsela con tutti, un altro modo di dire senza dirlo che si punta al bersaglio grosso. Perché la formazione che ha dominato in C, aveva il valore di una squadra di metà classifica in B. Dunque si parte da una ottima base. Certo, bisogna sempre aspettare la verifica dell’impatto con la categoria. Per restare a tempi recenti, nel 2021 la Ternana (con Cristiano Lucarelli in panchina), sbarcava in B dopo aver battuto tanti record in C. Si pensava potesse fare il colpo grosso e invece fu un’annata anonima. Ma con Vivarini potrebbe andare diversamente. L’uomo che può fare grande il Catanzaro, a stagione conclusa ha tenuto tutta la piazza con il fiato sospeso per giorni. Aveva non poche richieste ma alla fine è arrivato il rinnovo biennale che permette di programmare al meglio un futuro che potrebbe dare a Vivarini quella ribalta che merita da tanto tempo. E’ come se il tecnico abruzzese di Ari avesse un debito con la buona sorte. Portò il Teramo in B, categoria che poi gli abruzzesi non disputarono per un caso di calcioscommesse. Ebbe l’occasione di guidare l’Empoli in B ma fu esonerato con la squadra in zona playoff. Subentrò in quel Bari che l'anno prima era ripartito dalla D coi De Laurentiis, portandolo a un passo dalla B, sconfitto in finale playoff dalla Reggiana (ed era il primo ko stagionale con lui in panchina), non venendo confermato. Insomma, è difficile trovare un allenatore così, capace di fare risultati ma che prima di Catanzaro si trovava in mano solo un pugno di mosche. Ora ha l’occasione di confermare di essere un abile condottiero in queste latitudini calcistiche. Il resto lo farà l’entusiasmo che si vive in città. La riconquista della B era nell'aria da tempo, nelle precedenti quattro stagioni il Catanzaro aveva raccolto tre beffardi secondi posti, senza poi riuscire ad emergere dalla lotteria dei playoff di C. Ma questa lunga attesa ha avuto un vantaggio. Far creare al presidente Noto una squadra che stavolta potesse mettersi tutti alle spalle, che fosse di fatto già da B. In attesa di vedere cosa porterà il mercato - ma alla squadra potrebbero bastare pochi ritocchi di sostanza - a Catanzaro si sogna, i tempi di Palanca e Bivi erano decenni che non erano così vicini.