TORINO - C’è voluto il suo tempo, a un certo punto per dare la scossa è stato anche necessario dare le dimissioni (immediatamente respinte). Ma ora, Cannavaro al Benevento funziona, con la squadra, reduce da due vittorie di fila (a Parma e in casa col Cittadella, il suo primo successo interno in Italia) che adesso galleggia al 12° posto, a metà strada fra playoff e playout, zone distanti entrambe due punti: non è un traguardo da poco, per come in pieno autunno si erano messe le cose, ripensando appunto al 23 ottobre, quando dopo il ko di Como, Cannavaro rassegnò le dimissioni perché dopo le prime 4 uscite in Italia aveva raccolto due pari e due sconfitte. Adesso le cose girano, lo dice anche la media punti: finalmente il rendimento del Benevento col Campione del Mondo 2006 in panchina è superiore a quello del suo predecessore, Fabio Caserta, il quale era stato esonerato con la squadra che marciava alla media di 1.16 punti a partita. Grazie alle ultime due vittorie consecutive, con Cannavaro adesso si viaggia a 1.27. Certo, adesso bisogna confermarsi su questi livelli e chiudere il 2022 nel migliore dei modi: domenica il Benevento sarà impegnato a Modena (reduce dal crollo di Bari) e poi chiuderà il girone d’andata il giorno di Santo Stefano ricevendo il Perugia ultimo. Gare insomma, che complice la classifica cortissima della B, possono dare tutto un altro volto alla stagione fin qui travagliata del Benevento. Due impegni che nascondono qualche difficoltà ma non certo proibitivi anzi, se il Benevento dovesse fare il pieno, arriverebbe alla sosta con tutt’altre prospettive stagionali e anche in sede di mercato sarebbe più appetibile per un giocatore che volesse trasferirvi. Insomma, la grande paura vissuta in autunno a Benevento, potrebbe essere alle spalle, alla lunga patron Vigorito potrebbe aver avuto ragione nel puntare su Cannavaro in panchina, non era solo una scelta di marketing e per ricompattare la piazza sul suo nome. Che resta un nome pesante: il Pallone d’Oro 2006 ha appena ricevuto ai China Awards il Leone d’Oro per essersi distinto nel suo ruolo da ponte fra Italia e Cina, il Paese che finora più gli ha dato soddisfazioni da allenatore, con la vittoria di uno scudetto e di una Supercoppa col Guangzhou. Restava da verificare se fosse un nome spendibile anche da noi. Prima della chiamata da Benevento, per anni Cannavaro si è lamentato per il fatto che in Italia nessuno lo cercasse. Ora ha avuto la sua chance. E come si diceva all’inizio, c’è voluto il suo tempo, ma alla lunga ha dimostrato di avere una certa stoffa, uscendo dalle difficoltà più forte di prima. Cannavaro non è dogmatico nelle scelte anzi, finora ha svariato su diversi moduli, anche per una questione di necessità, trovandosi più volte con gli uomini contati (ma ora l’infermeria va svuotandosi, altra buona notizia). La squadra ha dato l’impressione di seguirlo sempre, anche nei momenti più difficili e negli ultimi tempi, diversi giocatori gli riconoscono meriti nella gestione del gruppo, nel saper trasmettere tranquillità allo spogliatoio. Insomma, Cannavaro è legato al Benevento fino al giugno 2024 (per un milione d’ingaggio complessivo), chissà che per lui il peggio sia superato e faccia ancora in tempo a riportare in alto i campani: il tempo c’è tutto, i mezzi della società e della squadra, anche.