«Ridateci un Toro con tante ambizioni»: l'intervista al frontman degli Statuto

La band ha appena pubblicato un disco interamente dedicato al pallone: dalle sigle dei programmi cult alle cover di De Gregori, Ligabue, Bennato e Nannini
«Ridateci un Toro con tante ambizioni»: l'intervista al frontman degli Statuto© LAPRESSE

Da sempre innamorati del calcio. Da sempre tifosi, nel senso più profondo del termine. Così Gli Statuto hanno voluto omaggiare in musica uno sport che per loro è una religione. "Statuto Football Club" è il titolo del nuovo album della storica band mod torinese, prodotto da Pietro Foresti per Egea Music. Si tratta di una raccolta di otto tra canzoni e sigle radio-tv a tema calcistico, riarrangiate con il tipico stile ska-soul-pop. Il progetto ripercorre la storia del calcio nostrano, ma non solo. Tra le tracce la sigla di ”Tutto il calcio minuto per minuto” e quella di “90° Minuto”, fino a “Domenica Sprint” passando per la “Domenica Sportiva”. Presente nel disco anche “La leva calcistica della classe '68” di Francesco De Gregori e “Una vita da mediano” di Ligabue. E poi “La partita di pallone” di Rita Pavone e “Un’estate italiana” del duo Nannini-Bennato. Gli Statuto amano il Toro, non è un mistero. Nel 1988, con “Ragazzo ultrà”, hanno raccontato il mondo delle tifoserie organizzate. Dieci anni più tardi, grazie a “Un Posto al Sole”, hanno partecipato con la rosa del Toro alla realizzazione del video. Senza dimenticare il 2005, quando Gli Statuto hanno dedicato il brano “Facci un goal” a Paolo Pulici, emblema indiscusso del mondo granata. Con Oskar Giammarinaro, storico frontman della band torinese, è impossibile non parlare di musica e di Toro. Spaziando liberamente tra passato e presente.

L'intervista al frontman de 'Gli Statuto'

Oskar, con questo album avete scelto di toccare nel vivo la nostalgia per un calcio che non c’è più.
«Siamo sempre stati appassionati di calcio, che noi viviamo da ultras. Abbiamo voluto rievocare emozioni del tifo e del calcio giocato, riprendendo delle sigle e delle canzoni che hanno fatto parte della storia italiana. Per noi è stato un tuffo nei ricordi più belli ed è normale che un po’ di nostalgia sia affiorata. Avevamo già fatto un tour nel 2018 in cui cantavamo queste canzoni, poi abbiamo congelato il nostro progetto per il Covid, ma devo dire che riprendere in mano tutto il lavoro è stato bello. Abbiamo voluto parlare ai tifosi, che sono la componente più importante del calcio: e questo aspetto non dobbiamo mai dimenticarlo».

Che cos’è il calcio per Gli Statuto?
«Noi siamo ancora legati ad un mondo in cui da piccoli prima diventavamo tifosi e poi sognavamo di fare i calciatori. Oggi è un po’ il contrario: i bambini e in generale i giovani sognano di diventare calciatori prima ancora di legarsi a una maglia, a degli ideali e a dei valori. Per noi il calcio è ancora quello dei numeri dietro le maglie senza il nome: noi ci innamoravamo delle movenze, riconoscevamo i giocatori dalla loro chioma, dal modo in cui toccavano il pallone. Amiamo ancora un calcio a misura d’uomo, che ci lega a dei ricordi familiari: lo stadio, le partite alla stessa ora, le sigle, la radio. C’è un mondo che abbiamo voluto riscoprire col nostro album».

Quando si parla di Toro, lei ha un’immagine in testa più nitida delle altre?
«Sì, per me è impossibile non pensare a Pulici. Una persona eccezionale, unica, veramente innamorato del Toro e capace di incarnare meglio di tutti la sua essenza. Facevo il raccattapalle nell’anno dello scudetto, me lo sono goduto da tifoso e poi ho avuto modo di conoscerlo quando abbiamo inciso “Facci un gol”. Per me lui è il Toro, non ho dubbi».

Del Toro che lei sogna era rimasto Buongiorno, fino alla cessione al Napoli di quest'estate.
«Lui sicuramente incarnava il nostro mondo. Parliamo di un ragazzo che è partito dalla giovanili e poi è di fatto diventato il capitano del Toro. Peccato che la società lo abbia ceduto, ma è l’ennesima dimostrazione di una mancanza di ambizioni: basti pensare a come sia stato sostituito, ovvero con giocatori di livello nettamente inferiore».



Che Toro sogna per il futuro?
«Un Toro diverso da quello di oggi. Non voglio per forza un Toro di eroi, ma una squadra degna e con ambizioni migliori rispetto a quella attuale. Noi vorremmo un parco giocatori più importante e non credo, per esempio, che la squadra di quest’anno possa fare meglio di quella dell’anno scorso».

Il Toro ha appena perso Zapata per infortunio: sarà fuori per l'intera stagione. Per Vanoli inizia una missione impossibile?
«Vanoli mi ha favorevolmente colpito finora: penso sia una persona preparata, perbene, si è calato perfettamente nel mondo del tifo granata, ha avuto dignità e garbo anche nei confronti della nostra tradizione. Il calcio che propone ci piace, dà soddisfazione ai tifosi, ma per un buon piatto ci vogliono ingredienti di qualità. Per Zapata mi dispiace, perché è uno dei pochi che incarna bene il nostro spirito: umanamente spero possa tornare più forte di prima. Quindi non è un bel momento, al di là dell’essere stati primi per una giornata: è stato suggestivo, ma non ci siamo mai montati la testa».

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