Vanolismo “salvaToro”: più tattiche anti-pantano

Vanoli ama cambiare, l’ha già fatto a Venezia. Prova Maripan per Verona, intanto attende di avere Vlasic
Vanolismo “salvaToro”: più tattiche anti-pantano© ANSA

Torino - "Sembrava di essere tornati al Toro di Juric": lo si sente ripetere un po’ da tutti da domenica sera. E dopo la “non-partita” contro il Lecce si coglie anche preoccupazione, non soltanto delusione. Poi, per carità, bisognerà pur sempre fare la tara e trovare un punto di equilibrio tra l’esaltazione da primo posto (dopo le prime 3 giornate) e questo mesto ritorno sulla terra, che nei tifosi granata ha originato un senso di frustrazione con annessa l’idea di essere rimbalzati dentro a un labirinto da linea di galleggiamento, se va bene. "Sembrava di essere tornati ai tempi di Juric" è stato il leitmotiv nel dopo Lecce. Ma c’è anche chi l’ha messa giù in modo sarcastico, sui social: "Partita inguardabile. È sempre colpa di Juric?". Oppure senza troppi fronzoli, pane al pane e vino al vino: "Siamo più deboli, abbiamo perso una roccia come Buongiorno(che intanto ha già segnato anche col Napoli, ndr) e Bellanova, che s’inventava occasioni. Abbiamo Adams in più, e questo è positivo. E Sosa, ma ancora non sappiamo quanto valga in A. Abbiamo troppi mezzi giocatori, in generale".  

Vanoli tra illusione e sconforto

La via di mezzo tra l’illusione e lo sconforto è il vanolismo. Ovvero la capacità di questo tecnico di esibire un eclettismo tattico apprezzabile. La speranza è lui, soprattutto lui: perché senza Bellanova e con i Pedersen non fai tanta strada, e se Zapata non è in vena, se sulle fasce gli affondi latitano, se Ilic torna il giocatore discontinuo e abulico che ben si conosce e se la lentezza della manovra dilata la prevedibilità, automaticamente il soufflé si sgonfia in un vuoto pneumatico. Zero tiri nello specchio, contro il Lecce. Diciamocelo: il materiale umano è quello che è, tranne eccezioni. La più grande speranza non risiede nell’elenco dei giocatori, ma proprio nella capacità di Vanoli di insegnare strade nuove facendo fuoco, fiamme diverse, con la legna che ha. Vanoli è cresciuto per tanti anni da ct delle nazionali giovanili sotto Sacchi con la difesa a 4, poi è ulteriormente maturato al fianco di Conte nella promozione del 3-5-2 e di tutto un altro tipo di gioco, infine è decollato da primo allenatore con lo Spartak Mosca e il Venezia. E proprio nella scorsa stagione in laguna era arrivato quasi a collezionare un record, utilizzando ben 4 moduli differenti durante l’arco del campionato.  

Vanoli: "Serve tempo

"Avevo già intravisto questa problematica, in parte era emersa anche contro il Venezia due settimane fa - ha ammesso Vanoli -. Quando incontri formazioni chiuse, devi sapere come affrontarle. Serve tempo per lavorarci sopra e migliorare. A inizio campionato abbiamo trovato squadre che proponevano loro il gioco (Milan e Atalanta, ndr), ora dobbiamo compiere il passo successivo e comandarlo noi, quando possiamo. Dobbiamo diventare più incisivi", per superare l’inibente, annoso stallo di questa rosa quando è chiamata, almeno sulla carta, a menar le danze. Con Juric si sono riempite le fosse di vittorie buttate vie contro formazioni meno attrezzate, ma abili a sfornare una fase difensiva a fisarmonica (pure il Lecce di domenica, poi brillante a produrre rapidissime ripartenze con i 4 jolly offensivi a disposizione di Gotti). Se manca chi possiede efficacemente l’arma del dribbling e se latita globalmente la rapidità di esecuzione dei passaggi e dei movimenti senza palla, il gioco (per gli avversari) è fatto: e questo Torino si ritrova impantanato anche per 90 minuti. Con Juric i cambiamenti di modulo erano merce rarissima, quasi mai adottati neanche a gara in corso.

Vanoli: ecco la differenza con Juric

Con Vanoli, invece, lo spartito potrà cambiare, nella speranza di individuare nuove soluzioni. Juric non ci provava nemmeno, a priori o quasi: "Non ho gli interpreti adatti". Vanoli, invece, ha già piazzato una zampata indicativa proprio contro il Venezia: dal 3-5-2 al 3-4-3 a metà ripresa, per cercare di dare nuova linfa alla manovra, sorprendere gli avversari e schiodare lo 0 a 0 (Ricci sostituito da Sanabria al 61’), con ritorno al modulo tradizionale nel finale (Tameze per Adams al 77’). Ma anche la difesa a 4 è uno dei suoi must, non solo la retroguardia a 3: e pure in questo caso basta riesaminare le alternanze tattiche del suo campionato scorso, con promozione finale in A. Quando poi avrà a disposizione un vero Vlasic, cioè in forma e non solo guarito, Vanoli potrà meglio pensare anche al tridente offensivo.

Vanoli in cerca di una terza via

Intanto, per Verona, dovrà far fronte al lascito pesante di domenica, con gli infortuni a Coco e Vojvoda: difficile il passaggio immediato a una difesa a 4, in specie se in questi giorni Maripan darà sufficienti garanzie (sarebbe all’esordio: e solo in questa settimana affronterà i primi allenamenti veri con continuità, dopo essere stato preso a fine agosto e la successiva parentesi oltre oceano in nazionale). "Questa squadra deve imparare ad attaccare. Per tre anni ha giocato in un certo modo e nessun allenatore può cambiare tutto in tre mesi con una bacchetta magica. Se emergono difficoltà, i giocatori tornano a rifugiarsi in ciò che conoscono meglio: in certi momenti in campo non pensavamo tutti nella stessa maniera". Tra lo juriccianesimo e il cairismo (meglio il primo, senza alcun dubbio), Vanoli sarà obbligato a cercare una terza via, per tirar fuori l’acqua anche dalle pietre.  

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