Pagina 1 | Toro, un tifo da capolista: è caccia al biglietto

TORINO - Il fenomeno dell’ebollizione, secondo la Treccani: «Nell’interno di un liquido si formano bolle di vapore, le quali, dilatandosi per effetto termico, sotto l’azione della spinta d’Archimede, giungono sulla superficie del liquido ove, in condizioni opportune di temperatura del liquido e di pressione esterna, si rompono liberando il vapore in esse contenuto»: in parole povere, lo stato d’animo attuale dei tifosi del Toro in questo momento di passaggio dallo stato liquido a quello aeriforme. Vale a dire la materia delle speranze, dei sogni a occhi aperti e dell’entusiasmo da primo posto (Cairo a parte, of course).

Torino-Lecce, atteso il tutto esaurito

Dopo la quasi vittoria a San Siro contro il Milan, dopo la vittoria completa contro l’Atalanta e dopo il bis a Venezia, la temperatura in effetti è alta. E stiamo parlando di quella interna. Anche la temperatura esterna, intanto, si prepara a risultare l’ideale: a ieri sera “3bmeteo” dava per domenica una giornata soleggiata senza neanche una nube all’orizzonte (e, si spera, anche senza la nuvoletta di Fantozzi che da qualche parte nel mondo gira sempre), con 25 gradi previsti durante i 90 minuti della partita. Ore 15, Torino-Lecce: e da prima della sosta, da quel gol di Coco al Penzo, sui cellulari dei tifosi del Toro, di chat in chat, è tutto un fioccare di meme e di scritte elaborate graficamente classifica alla mano: «Salutate la capolista», chiaramente su sfondo granata. Da non crederci, con quel calendario lì: prima il Diavolo in faccia, poi Gasperini “il dentista”. E con Cairo che intanto smontava un altro pezzo del giocattolo, con la cessione di Bellanova. Eppure Vanoli con 7 punti di sutura ha ugualmente curato la ferita più grande ereditata dall’ultimo Juric, il calo del desiderio. Nella scorsa stagione l’entusiasmo era stato tenuto in vita fino all’ultimo più che altro artificialmente (come palpebre tenute aperte a forza con l’aiuto degli stuzzicadenti) dalla finale di Conference della Fiorentina, che avrebbe potuto portare il Toro in Europa per grazia ricevuta, se i viola avessero alzato il trofeo. La classica bolla: ma con un punto di rottura, poi. E, dopo, il niente in mano.

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Continua la protesta verso Cairo

Il gioco, il carisma e le motivazioni di Juric avevano ormai fatto il loro tempo, sia nello spogliatoio sia sugli spalti. Ma rimaneva (e rimane) sempre Cairo, cioè il cairismo, ad annerire i passaggi di tempo e di spazio nell’animo della gente (e nella pancia. Nel fegato, in particolare). Intanto Buongiorno veniva venduto al Napoli. E in entrata si consumava man mano il solito mercato Urbano: ritardi canonici nell’acquisizione di rinforzi, arrivi postdatati col contagocce, prime scelte vellicate e poi regolarmente evaporate, consueta attrazione presidenziale per gli ultimi spasmodici giorni del mercato. Tutta la difesa nei fatti rivoluzionata, naturalmente un numero di promesse non mantenute, quindi quella pugnalata a tradimento sul più bello, la cessione lampo di Bellanova («dopo il Milan: quando con quella grande prestazione i ragazzi si erano anche illusi di aver mandato un messaggio forte al presidente, di crederci sempre più»: gravi e grame le parole di Vanoli, all’epoca). Eppure qualcosa di simile al «carrarmato» che ai tempi di Cimmi evocava Camolese nello spogliatoio, mentre recuperava i derby da 0 a 3 a 3 a 3, dev’essere stato montato pezzo per pezzo anche dal nuovo tecnico, al Fila: Vanoli e la squadra uniti d’un’unione mai vista prima, come una scintilla accesa all’improvviso anche per orgogliosa reazione. E di lì in poi: avanti sulla cresta dell’onda, una volta rimasti in piedi sulla tavola da surf.

Torino, tifo da capolista

«Salutate la capolista»: esattamente il passaggio di un corpo (i tifosi granata) dallo stato liquido a quello aeriforme, per poter gustarsi il piacere di volare lassù e di sentir dire i commentatori: «Quest’anno la squadra rivelazione potrebbe essere il Toro». Mah, chissà. Però certo che stadio, domenica! Con il trend di vendite in corso, contro il Lecce si vedranno presumibilmente tra i 25 e i 26 mila spettatori, arrivando a sfiorare l’esaurito. In tutta la scorsa stagione, solo due volte lo stadio registrò più di 25 mila spettatori: 26.193 contro l’Inter (ottobre 2023) e 27.788 nel derby dello scorso aprile (biglietti finiti). Basta questo riferimento per sottolineare il dato eccezionale dell’attualità (l’effetto Vanoli), coltivato dal marketing del club con una campagna promozionale social quotidiana, efficace e coinvolgente, e favorito anche dalle variegate promozioni e dagli sconti promossi dalla società. Con in aggiunta, a questo giro, il regalo agli ingressi dello stadio di un astuccio “ufficiale” del Torino a tutti i bambini e ragazzini, come augurio per l’inizio dell’anno scolastico: un’attrattiva in più, un’altra idea vincente per fidelizzare. Intanto: sostegno viscerale per la squadra, dagli spalti, ma avanti anche con la dura contestazione contro Cairo, nei cori. Il programma questo prevede, come sempre. Granata primi, un carrarmato negli spogliatoi, tifo caldissimo per Vanoli e per i giocatori, e naturalmente: «Cairo, vendi il Toro!». Funziona: l’ebollizione fa correre a tifare.

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TORINO - Il fenomeno dell’ebollizione, secondo la Treccani: «Nell’interno di un liquido si formano bolle di vapore, le quali, dilatandosi per effetto termico, sotto l’azione della spinta d’Archimede, giungono sulla superficie del liquido ove, in condizioni opportune di temperatura del liquido e di pressione esterna, si rompono liberando il vapore in esse contenuto»: in parole povere, lo stato d’animo attuale dei tifosi del Toro in questo momento di passaggio dallo stato liquido a quello aeriforme. Vale a dire la materia delle speranze, dei sogni a occhi aperti e dell’entusiasmo da primo posto (Cairo a parte, of course).

Torino-Lecce, atteso il tutto esaurito

Dopo la quasi vittoria a San Siro contro il Milan, dopo la vittoria completa contro l’Atalanta e dopo il bis a Venezia, la temperatura in effetti è alta. E stiamo parlando di quella interna. Anche la temperatura esterna, intanto, si prepara a risultare l’ideale: a ieri sera “3bmeteo” dava per domenica una giornata soleggiata senza neanche una nube all’orizzonte (e, si spera, anche senza la nuvoletta di Fantozzi che da qualche parte nel mondo gira sempre), con 25 gradi previsti durante i 90 minuti della partita. Ore 15, Torino-Lecce: e da prima della sosta, da quel gol di Coco al Penzo, sui cellulari dei tifosi del Toro, di chat in chat, è tutto un fioccare di meme e di scritte elaborate graficamente classifica alla mano: «Salutate la capolista», chiaramente su sfondo granata. Da non crederci, con quel calendario lì: prima il Diavolo in faccia, poi Gasperini “il dentista”. E con Cairo che intanto smontava un altro pezzo del giocattolo, con la cessione di Bellanova. Eppure Vanoli con 7 punti di sutura ha ugualmente curato la ferita più grande ereditata dall’ultimo Juric, il calo del desiderio. Nella scorsa stagione l’entusiasmo era stato tenuto in vita fino all’ultimo più che altro artificialmente (come palpebre tenute aperte a forza con l’aiuto degli stuzzicadenti) dalla finale di Conference della Fiorentina, che avrebbe potuto portare il Toro in Europa per grazia ricevuta, se i viola avessero alzato il trofeo. La classica bolla: ma con un punto di rottura, poi. E, dopo, il niente in mano.

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