Toro, il salto triplo di Vanoli: ecco come ha già fatto dimenticare Juric

Granata spumeggianti a San Siro e con grande padronanza del campo. Costruzione dal basso, inserimenti continui dei centrocampisti, attaccanti più vicini: è un'altra squadra
Toro, il salto triplo di Vanoli: ecco come ha già fatto dimenticare Juric© ANSA

La frase postata da Raoul Bellanova dopo il pareggio di San Siro sintetizza alla perfezione il nuovo spirito del Toro: “Trust the process”, ovvero “Credi nel progetto”. E che i giocatori granata credano nel progetto di Paolo Vanoli è sotto gli occhi di tutti. L’ingiusta rimonta subita non deve trarre in inganno, perché per almeno settanta minuti si è vista in campo una squadra che ha affrontato con lucidità e personalità una delle favorite per lo scudetto, che appena dodici mesi fa le rifilava un pesante 4-1. A sorprendere è soprattutto la facilità con cui sono state recepite le indicazioni tattiche dell’allenatore, così differenti rispetto a quelle che per tre anni hanno caratterizzato l’era Juric, al di là dello schieramento simile soltanto nella sintesi numerica del 3-5-2. Non è soltanto l’accantonamento della feroce marcatura a uomo, ma un atteggiamento propositivo che conduce più facilmente al tiro, vero punto debole del recente passato.

Secondo le statistiche ufficiali della Lega di Serie A, nella scorsa stagione soltanto Empoli, Genoa e Salernitana hanno effettuato meno conclusioni del Torino, che, inevitabilmente, ha finito il campionato con 36 reti e il diciassettimo attacco. È vero che la difesa è stata tra le migliori (la quarta, per la precisione), ma la posizione finale in classifica testimonia che l’impermeabilità del reparto arretrato e i tanti clean sheet di Milinkovic Savic rappresentano dati importanti e tuttavia non decisivi. Vanoli ha sedotto Davide Vagnati anche per il suo calcio offensivo, che gli ha consentito di portare il Venezia in Serie A e terminare la regular sesason: e al primo test di spessore sono arrivati due gol e altre due nitide occasioni sventate da Maignan. Pensate: negli ultimi quarant’anni, soltanto una volta il Toro aveva segnato due reti in casa del Milan, per altro perdendo 3-2 (era il 21 agosto 216, anche in quel caso prima giornata).

Una delle chiavi sta nella maggiore frequenza con cui gli uomini di centrocampo si avvicinano all’area avversaria: vedi l’autogol di Thiaw provocato dal colpo di testa di Bellanova e la conclusione di Ilic parata. Anche Ricci ha conquistato spazi con regolarità e perfino Lazaro, che raramente ha convinto in granata, è stato determinante nel cross per il raddoppio di Zapata. Il modo di giocare è cambiato per altro fin da quando la palla è in possesso di Milinkovic Savic. Rarissimi i lanci lunghi del portiere serbo: in sostanza, soltanto quando il pressing dei milanisti ha suggerito di non correre rischi nella propria area. Per il resto, regolare costruzione dal basso, passaggi anche in orizzontale, pazienza nel controllo prima della velocizzazione della manovra. Vojvoda è apparso a proprio agio, concedendosi un paio di uscite palla al piede interessanti, ma non hanno sofferto neppure Coco e Masina.

È ovvio che in questo modo sia necessario avere una costante concentrazione al massimo: la minima incertezza può essere fatale. Ed è risaputo che il mercato del Torino sia lacunoso proprio in questo settore, dove le partenze di Buongiorno, Rodriguez, Djidji e Lovato sono state sostituite solo icon l’arrivo di Coco. Servono due difensori - uno di piede destro e uno di piede sinistro - e la società sta lavorando proprio in questa direzione, come raccontiamo nella pagina accanto. A Milano ha dato segni di vivicità anche Sanabria, reduce da un’annata da dimenticare. Il paraguaiano fatica ancora a presentarsi al tiro e le dodici reti della stagione 2022-23 continuano a essere un lontano ricordo. Però l’approccio diverso di Vanoli alla fase offensiva potrebbe essergli d’aiuto.

Il paraguaiano e Zapata giocano molto vicini (d’altronde Juric accettò obtorto collo la doppia punta, preferendo di gran lunga un centravanti e due trequartisti) e a turno si abbassano per partecipare alla manovra, velocizzandola e creando spazi per i compagni. Se il colombiano è sempre più il leader di questa squadra, Sanabria ha la possibilità di dimostrare di poter essere ancora uomo decisivo. Si tratta, come ha scritto Bellanova, di credere nel progetto di un allenatore che Arrigo Sacchi considera tra i migliori della sua generazione. E l’uomo che ha reso grande il Milan di Berlusconi qualcosa ne capisce, no?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...