Torino, Cairo replica ai tifosi: "Toro in Europa? Sono qui per questo"

Il patron del club granata ha affiancato Vanoli sul palco delle PalaDolomiti, dove ha fatto il punto della situazione: dall'addio di Juric alla fiducia per il nuovo tecnico, passando per l'analisi dei risultati raggiunti
Torino, Cairo replica ai tifosi: "Toro in Europa? Sono qui per questo"© LAPRESSE

Assieme al nuovo allenatore granata Paolo Vanoli, sul palco del PalaDolomiti è salito il presidente Urbano Cairo. Patron che continua a dividere la tifoseria: le ambizioni della larga maggioranza non collimano con i risultati e ciò alimenta una datata e ferma contestazione, ma c’è anche chi lo appoggia. Ieri, ad esempio, fuori dalla struttura polifunzionale di Pinzolo si è assistito a un acceso confronto tra le parti, con cinque o sei tifosi che si lamentavano per l’andamento del mercato, e due o tre che invece sostenevano l’operato della società. «Non siamo tutti contro di lei», si è poi rivolta a Cairo una tifosa al campo di allenamento, dove il presidente si è recato per assistere alla seduta di lavoro di Vanoli. Cairo in conferenza non ha parlato di obiettivi, ma a un tifoso che gli chiedeva dell’Europa ha risposto: «Secondo te perché sono qui?». In conferenza era stato chiaro sul mercato: «Servono due difensori e un esterno di sinistra».

I ringraziamenti a Juric 

«Voglio innanzitutto ringraziare Juric per i tre anni importanti trascorsi insieme - ha esordito Cairo -: con lui il Toro ha ripreso un certo cammino fatto di due decimi e un nono posto». Ritenuti buoni da Cairo, ma non da chi vorrebbe tifare per una squadra in grado di partecipare con più frequenza alle Coppe europee, di vincere qualche derby, di scollinare i quarti di finale di Coppa Italia. «Io di ambizione ne ho e l’ho dimostrato nelle mie varie attività - aggiunge Cairo che, eccezion fatta che guardando al Toro, non sbaglia un colpo -. Nel mondo del calcio però c’è da fare i conti con le risorse. Sono ambiziso, ma non mi faccio una colpa di non investire 50 milioni l’anno nel club. Non è un caso che dal 1993 in avanti, cioè da quando ci sono i diritti televisivi, abbiano quasi sempre vinto Inter, Milan, o Juve. Le eccezioni sono state Lazio, Roma e Napoli».

Risultati che non soddisfano

La forbice tra aspettative e resa non va dai risultati conseguiti dal Toro allo scudetto, ma dai medesimi risultati al quinto, sesto posto. Il termine di paragone sono Fiorentina, Bologna o Atalanta: a quelle latitudini, senza ombra di dubbio, negli ultimi anni i tifosi hanno avuto più soddisfazioni. Superiori a quelle elencate da Cairo: «In questi anni siamo arrivati settimi andando in Europa per il caso Parma, poi c’è stato l’anno del settimo posto che ci ha visto andare in Europa uscendo agli spareggi contro il Wolverhampton che al tempo era tra le più forti in Premier League. Dal 2018-19 siamo andati in ascesa, frenata dalla pandemia e da un paio di investimenti eccessivi, mi riferisco ai 25 milioni spesi per Verdi e ai 15 per Zaza. Se errore c’è stato, è stato quello di aver fatto il passo più lungo della gamba. E nell’ultimo anno abbiamo perso l’opportunità di andare in Conference soltanto per la sconfitta della Fiorentina nella finale della stessa competizione».

Adesso tocca a Vanoli

Però il punto è sempre lo stesso: lo scarto tra aspettative della maggioranza e resa è stata fin qui inconciliabile. Adesso tocca a Vanoli - che però va sostenuto da operazioni adeguate sul mercato - ridurre la distanza tra le parti. «Mi ha colpito il racconto della sua storia, quando mi ha detto di come abbia saputo portare il Venezia dal penultimo posto in B alla promozione. Mi ha convinto come abbia saputo gestire la situazione: è un allenatore ambizioso e determinato. Ha rinunciato a tanti soldi che avrebbe ricevuto seguendo Conte al Tottenham, e ha seguito la sua strada per diventare primo allenatore, allo Spartak dove ha anche vinto la Coppa di Russia e poi al Venezia. È una persona che ha voglia di mettersi in gioco». Nel Toro, in questo Toro, potrà indubbiamente farlo. «L’obiettivo per la stagione? Meglio non fare proclami, ora come ora è importante lavorare con impegno, poi vedremo step by step. Questo non vuol dire non essere ambiziosi, però prima pensiamo a completare la squadra, poi potremo anche dichiarare l’obiettivo». Che dovrà essere anche raggiunto, onde stringere la forbice tra i desideri della gente e i risultati.

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