TORINO - Antonio Sanabria, purtroppo per lui,non si è smentito. Anche in Spagna ha tenuto fede al giudizio che spesso si sente esprimere, quando si parla del paraguaiano: “fa giocare bene la squadra, ma non segna”. O segna poco. Detto che nella seconda uscita di San Pedro del Pinatar, avversario l’Almeria, non ha disputato una buona gara nel complesso, quando ha avuto la chance - ghiotta - di battere a rete ha fallito l’opportunità. Non è mai stato un bomber, Sanabria, e adesso ci sta anche giochi avvertendo lo scetticismo che aleggia sule sue doti da finalizzatore. Perché tra le righe di quel “fa giocare bene la squadra, ma non segna”, c’è un complimento, però messo lì quasi per indorare la pillola. Amara, per un attaccante. Se non si segna si diventa una punta con doti da trequartista, uno che spazia e apre varchi, magari un lottatore. Indubbie doti, ma tendenzialmente utili a dare una mano di trucco al centravanti che non ha piede caldo. E dire che proprio nel Toro ha attraversato una tra le fasi più prolifiche della sua carriera. Prelevato dal Betis Siviglia nel gennaio del 2021 - quando, per rinforzare la squadra e puntare a una salvezza che al tempo era tutt’altro che scontata, l’allora tecnico granata chiese fossero presi il sudamericano e Mandragora - Sanabria iniziò la nuova esperienza italiana con intraprendenza. Subito in gol a Crotone, riuscì a ripetersi nella partita successiva con l’Inter. Due reti inutili - sia allo Scida che in casa contro i nerazzurri arrivarono due sconfitte - ma un ottimo punto di partenza personale. Con i gol necessari a muovere la classifica che comunque sarebbero arrivati: doppietta contro la Juve (2-2 il finale) e zampata nel successo interno con la Roma (3-1). Il totale: 5 marcature nelle prime 7 uscite. Da lì in avanti, tuttavia, i gol sarebbero stati davvero pochi. Basti pensare che dopo la rete contro i giallorossi (era il 18 aprile), si è dovuto attendere il 12 settembre successivo, per registrare l’attaccante nel tabellino dei marcatori. Nove, le sfide tra quella di Roma e quella con la Salernitana (poker ai campani e primo successo in campionato con il Toro per Juric), con il Nazionale paraguaiano a secco.
Il trend
E con la selezione del suo Paese il trend è analogo a quello tenuto con le squadre di club (è andato in doppia cifra, segnando 11 gol, soltanto con lo Sporting Gijon nel 2015-16): 27 presenze e 2 gol. In questa stagione si è avuta la certificazione al fatto che non sia Sanabria, il bomber in grado di raccogliere l’eredità di Belotti: appena 2 reti, in questa A. Una alla prima uscita, nel successo di Monza confezionato da Miranchuk e Sanabria stesso, una nel 3-1 subito a Napoli. Non che Pellegri, fermo alla stoccata di Udine, sia andato meglio. Però i due non sono assimilabili, in questa fase della carriera: del sudamericano ormai si sa cosa possa o non possa dare, mentre Pellegri non si è ancora stabilizzato. Deve ancora sbocciare, ma le potenzialità restano da attaccante importante («Deve migliorare in tutto, siamo su livelli bassissimi per difesa della palla, finalizzazione con il sinistro, ci sono un sacco di cose da fare. Ci vorranno anni, ma vale la pena perdere tempo a lavorare: se migliora, diventa fantastico. Altri non hanno il suo potenziale», disse Juric di Pellegri prima della sosta). La dimensione di Sanabria è invece chiara, e al Toro non basta: serve però un acquirente (ci ha pensato il Verona), cui cederlo procedendo poi con la trattativa per il suo sostituto. Il candidato caldo resta Eldor Shomurodov della Roma: i due club stanno discutendo sulla formula, con i giallorossi che vorrebbero la cessione definitiva e i granata che invece preferiscono la soluzione temporanea del prestito. Eventualmente con quel diritto di riscatto che non comporta alcun vincolo di acquisto, a fine accordo.