Tutto il Toro a Belotti: “Resta!”. Gallo travolto dai messaggi dei compagni

Da Milinkovic a Bremer, da Linetty a Vojvoda: i giocatori esaltano il capitano anziché se stessi. Un segnale forte
Tutto il Toro a Belotti: “Resta!”. Gallo travolto dai messaggi dei compagni© /Ag. Aldo Liverani Sas

TORINO - La fede di Juric magari non sposterà le montagne, ma di sicuro promette di contrapporsi in tutti i modi alla legge di Murphy, in base alla quale «se qualcosa può andare storto, lo farà». Una sorta di mantra tafazziano, quest’inno alla sfiga cosmica, per i tifosi del Toro. Gente talmente abituata all’andare di male in peggio, e terrorizzata di cadere dalla padella nella brace, da non considerare ancora all’unanimità la gestione Cairo - fatta la media tra durata sfinente, risultati scadenti e soprattutto vilipendi vari e assortiti a una storia gloriosa - come la peggiore in assoluto della saga granata. Ma anche questa rassegnazione vuole combattere, il croato. Guarda lontano, lui, e rimirando l’orizzonte punta in alto, sforzandosi di vedere oltre il presente. Scorge nel futuro tracce di passato. Il passato che i tifosi del Toro amano ricordare, però, ovvero quello di una squadra sempre combattente e spesso vincente. Non il passato più recente e mortificante che invece, in questi 16 anni di Torino Football Club, è stato troppe volte rievocato a mo’ ora di spauracchio ora di giustificazione, per declinare le responsabilità di avere abdicato all’ambizione.

Ha Juric, grazie al cielo, abolito frasi banalmente oscene del tipo «non sono queste le partite in cui dobbiamo fare punti» oppure «quello che arriva è tutto di guadagnato». Ha rispolverato invece la rabbia per ogni tipo di sconfitta - comprese quelle immeritate, cioè finora tutte, Firenze a parte - contro qualsivoglia avversario. Da quando c’è lui, il Toro non è mai partito rassegnato a perdere. Né lui ha mai rinfacciato il buon gioco e le occasioni fallite come alibi, ma come specchio della sua furia per non avere raccolto quanto seminato. Mai ha cercato scuse negli arbitraggi. Il massimo che si è concesso, quale imprecazione alla malasorte, è stato ricorrere più volte all’aggettivo «allucinante» quando non riusciva a trovare motivazioni razionali al risultato mancato, concedendosi al massimo la frase «non può andarci sempre storta: prima o poi andrà bene anche a noi». Eccola, la fede di Juric. Quella che sfida la legge di Murphy.

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